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Minì esclusivo: "2021 importante. Quando si fa fatica, si cresce"

Gabriele Minì, uno dei talenti più fulgidi del panorama italiano ed europeo del motorsport, si è raccontato in un'intervista esclusiva a Motorsport.com. Ha parlato della sua vita abbinata al lavoro di pilota, ma anche a un 2021 duro, che però lo ha portato a migliorare...

Gabriele Minì, Art Grand Prix

Foto di: Formula Regional European Championship

Scuola al mattino, compiti e simulatore nel pomeriggio. Si resta un po' sorpresi quando uscendo dalla realtà degli autodromi e si entra nella vita ordinaria, scoprendo che uno dei piloti più quotati nel ristretto club dei giovani chi ambiscono alla Formula 1, frequenta la quarta superiore. Gabriele Minì è un sedicenne reduce dalla sua seconda stagione in monoposto, ma con i piedi ben saldi per terra.

Non ha lasciato per strada impegni scolastici, vive nella sua Palermo con la famiglia, e dopo la vittoria ottenuta lo scorso anno nel campionato Italiano Formula 4, in questa stagione è salito di categoria, esordendo nella serie europea Formula Regional, nella quale è stato il più giovane tra gli oltre trenta piloti al via. Il motorsport negli ultimi anni ha virato verso una precocità che si presta a pro e contro, e per questo Minì rappresenta un esempio importante: si può puntare in alto anche senza necessariamente lasciare gli studi e salutare la famiglia.

“Quando ci sono gare e test devo prendere il primo volo del mattino, e al massimo fare uno scalo in più, non è la fine del mondo”, spiega Gabriele, che appare un ragazzo solidissimo, come le radici che lo legano ad una vita e ad un mondo lontano dagli stereotipi dell’iper-professionismo applicato a piloti minorenni.

Gabriele Minì, Art Grand Prix

Gabriele Minì, Art Grand Prix

Photo by: Formula Regional European Championship

Gabriele, iniziamo proprio dalla tua vita. Sei la dimostrazione che correre in kart o in monoposto, anche a livelli importanti come stai facendo tu, non impedisce di studiare e condurre una vita in linea con la tua età.
“Diciamo che è un po’ più complicato del normale, devo ottimizzare i tempi e quando sono lontano da casa mi faccio inviare i compiti che svolgo poi la sera. Quando sono a casa mi concentro per recuperare, per fortuna sono abbastanza rapido nell’apprendimento ed è un grande aiuto”.

Passiamo al 2021, stagione d’esordio in Formula Regional. Hai iniziato bene, a dispetto della mancanza d’esperienza, quattro podi e sempre nel gruppo di vertice, poi nella seconda metà di campionato c’è stato un calo. Cosa è successo?
“Abbiamo faticato un po’ con la messa a punto della macchina, in parte perché nella seconda parte di stagione abbiamo incontrato piste sulle quali la squadra (il team ART) non aveva grande esperienza. È accaduto più volte che le prove libere si siano disputate sul bagnato, poi siamo andati in qualifica con pista asciutta senza avere riferimenti, ed in un campionato dove un decimo di secondo a volte costa cinque posizioni sulla griglia di partenza, finisci col pagare un prezzo importante. Nell’ultima tappa di Monza sono partito in nona posizione, se avessi abbassato un solo decimo sarei stato terzo…”.

Sei riuscito a laurearti campione italiano Formula 4 al termine della tua prima stagione in monoposto, mentre quest’anno hai faticato un po’ di più nel prendere le misure in Formula Regional. Cosa c’è stato di diverso?
“In Formula 4 appena sono salito in macchina nei primissimi test sono andato molto forte, e così è stato nell’arco di tutta la stagione. Lo scorso inverno nei primi test in Formula Regional tutto è iniziato bene, ma giravamo su piste freddissime, roba da 5 gradi di temperatura asfalto, e devo dire che in quelle condizioni sono stato veloce. Poi con l’inizio di campionato abbiamo ovviamente trovato condizioni più calde, e ho progressivamente avuto più difficoltà con la macchina”.

Questione di gestione gomma?
“In realtà il problema è stato per lo più legato alla gestione del giro veloce. A Barcellona, ad esempio, in prova ero disperso, poi in gara il ritmo si è confermato molto diverso, e sono arrivate una seconda ed una quinta posizione. In generale i problemi maggiori sono emersi in qualifica, già di per sé non semplice per un esordiente. Come accennavo prima, a volte tutto si complica perché le condizioni della pista cambiano tra prove libere e qualifiche, e si ha a disposizione pochissimo tempo per trovare i riferimenti, il ché gioca un po' a vantaggio di chi ha maggiore esperienza”.

 

È un caso che nella top-4 finale della stagione non ci siano piloti al primo anno nella categoria?
“Posso parlare solo della mia esperienza. Lo scorso inverno sono stato un po' sfortunato, ho compiuto i 16 anni a marzo e quindi non ho potuto partecipare a serie invernali come la Formula 3 Asia come molti altri piloti hanno fatto. Soprattutto quando si è all’esordio con una monoposto, avere l’opportunità di fare esperienza prima del via del campionato è una bella chance”.

Qual è la tua opinione sulla tendenza alla precocità che ha portato in monoposto piloti di 15 anni? Personalmente, se non ci fossero state queste opportunità di anticipare l’esordio in auto, saresti rimasto un anno o due in più nel mondo del karting?
“Quindici anni, si, sembra un po'…prestino, ma è anche vero che abbiamo fretta. Le opportunità ci sono, e se vedi passare in monoposto i tuoi coetanei, beh, allora non mi rallegra l’idea di restare in kart. Alla fine l’esperienza che ho fatto lo scorso anno nel mio primo anno in macchina è stata qualcosa di completamente nuovo, in prospettiva è meglio restare un anno in più in Formula 4 piuttosto che in kart”.

Da parte degli addetti ai lavori, e qui mettiamo anche tanti osservatori ed anche personale di Formula 1, sembra avere una grande importanza dimostrare che si può essere vincenti già nel primo anno in una categoria. Vada per la Formula 2, ma in Formula 4 e Formula Regional ha senso? E soprattutto, questo aspetto aggiunge pressione a voi piloti?
“Pressione no. Ho imparato a convivere con giudizi e valutazioni già dal karting, sappiamo che far bene al primo anno è un plus, ma solitamente c’è una seconda opportunità, che credo faccia anche parte del processo di crescita. Forse c’è un po' di pressione in più nel secondo anno, perché sai che devi andar bene”.

Gabriele Minì, Art Grand Prix

Gabriele Minì, Art Grand Prix

Photo by: Formula Regional European Championship

Può sembrare paradossale, ma parlando con tanti piloti, e tra questi c’è anche Lewis Hamilton, sembra che le stagioni che in termini di risultati sono risultate meno buone abbiano in realtà avuto un ruolo più importante nella crescita. Hamilton fu autore di un 2004 non dei migliori in Formula 3, ma a posteriori ha ricordato quell’anno come un passaggio importante. Come la vedi?
“C’è una logica in questo aspetto. Può capitare che sali in macchina nel primo test pre-campionato e vai subito forte, e ti ritrovi a completare un anno vincente confermandoti costantemente nelle primissime posizioni. In quel caso durante un weekend di gara ti fermi, leggi i dati, identifichi qualcosa da migliorare, ma non presti la stessa attenzione che devi avere quando ti becchi quattro o cinque decimi. In questo caso sai che hai molto da fare, e per venir fuori devi metterti sotto e lavorare con la squadra, non ci sono scorciatoie. Quest’anno credo di aver imparato molto in termini di lavoro con i tecnici, sicuramente più del 2020, stagione in cui alla fine ho vinto il campionato italiano di Formula 4. Si cresce di più quando si fa fatica”.

Quest’anno a laurearsi campione è stato il tuo compagno di squadra, Grégoire Saucy. Vedere vincere un pilota che guida la tua stessa monoposto, è uno stimolo o motivo di frustrazione?
“Nel mio caso è stato utilissimo avere Grégoire in squadra, è stato veloce praticamente tutto l’anno ed è stato un riferimento che mi ha permesso di capire e crescere. Nella parte finale della stagione sono riuscito a chiudere il gap nei suoi confronti, e questo mi ha fatto capire che il lavoro portato avanti era nella giusta direzione”.

Sei ancora fedele alla tua Palermo. Hai mai pensato di muoverti per motivi logistici?
“Non sento la necessità di farlo. La mia famiglia, i miei amici, sono tutti qui, mi sembrerebbe strano ritrovarmi a vivere in un posto diverso. Il problema di prendere l’aereo alle 6 del mattino alla fine lo si risolve facilmente”.

Per finire: Hamilton o Verstappen? Chi vince?
“Verstappen. Spero vinca lui, perché se analizziamo la sua stagione ha sbagliato meno di Hamilton, Lewis in certe circostanze, come ad Imola, ha avuto anche la fortuna dalla sua. Max senza i problemi di Baku, Silverstone e Budapest, sarebbe ben più avanti in classifica. Credo che lo meriti di più”.

Gabriele Mini, ART Grand Prix

Gabriele Mini, ART Grand Prix

Photo by: PhotoCiabatti

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