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Formula E: a Monaco è grande show ad andamento lento

L'E-Prix nel Principato ha messo a nudo le inferiorità tecnico-velocistiche delle monoposto elettriche, che però hanno regalato una corsa molto bella sfruttando al meglio le proprie caratteristiche su un tracciato che non è stato pensato apposta per loro.

Alexander Sims, Mahindra Racing, Mahindra M7Electro, Pascal Wehrlein, TAG Heuer Porsche, Porsche 99X Electric, René Rast, Audi Sport ABT Schaeffler, Audi e-tron FE07

Alexander Sims, Mahindra Racing, Mahindra M7Electro, Pascal Wehrlein, TAG Heuer Porsche, Porsche 99X Electric, René Rast, Audi Sport ABT Schaeffler, Audi e-tron FE07

Andreas Beil

La Formula E lo scorso fine settimana ha dovuto affrontare un nuovo esame, su una delle piste più ostiche e storiche dell'automobilismo di tutti i tempi: Monte-Carlo.

Dopo l'apparizione su una versione più breve, stavolta Monaco ha accolto la serie elettrica lungo tutti i suoi 3,32km di cittadino, che rispetto ad altri del calendario e visti in questi anni ha regalato diversi spunti di discussione.

Paragoni scomodi

L'unica modifica rispetto al tradizionale tracciato del Principato è stata apportata alla chicane che si trova al termine della ripida discesa dopo il tunnel, con un cordolo posto nel richiamo a destra che delimitava gli spazi utilizzabili e, di fatto, costringeva ad un rallentamento.

Appena è stata comunicata la scelta di usare Monaco in tutta la sua lunghezza, si sono scomodati tutti i tipi di paragoni, in primis con la Formula 1. I detrattori si saranno immediatamente accorti dell'enorme divario che c'è fra queste monoposto, annali alla mano.

Basti leggere che Lewis Hamilton ottenne la Pole Position con la sua Mercedes nel 2019 in 1'10"166, mentre la partenza al palo della FE sabato l'ha centrata António Félix Da Costa in 1'31"317 al volante della DS Techeetah.

Roba che farà ribrezzo ai puristi, ma con un paio di spiegazioni molto semplici. Intanto le Formula 1 sono molto più leggere, poi godono di aerodinamica e meccanica di un livello estremamente ricercato e sofisticato che le Formula E di seconda generazione (Gen2) possono solo sognare. Aggiungendo anche che queste utilizzano un solo tipo di gomma, di stile stradale, per tutto il fine settimana.

L'esempio più eclatante lo si è visto nella percorrenza della chicane delle "Piscine", grazie alla telecamera posta sul guardrail di fronte alla svolta sinistra-destra. Le F1 fanno impressione come sfiorino le barriere a velocità folle, mentre le FE la affrontavano al loro massimo, che però era visibilmente meno delle sopracitate.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10

Photo by: Glenn Dunbar / Motorsport Images

Altre categorie, altri livelli

Detto ciò, semmai ci si può andare a dilettare sulla ricerca di altri parametri legati alle monoposto di epoca recente (tralasciando gli archivi delle F1 di 20 anni fa, che lasciano il tempo che trovano e ci porterebbero su percorsi infiniti). A Monte-Carlo hanno corso sia Formula 2 che Formula Renault EuroCup ed emerge quanto segue.

Fra le F2 un paio di stagioni or sono, il crono di riferimento della Qualifica lo ottenne Nyck De Vries, curiosamente oggi pilota della Mercedes in FE. L'olandese, allora portacolori della ART Grand Prix, fermò le lancette sull'1'20"676, ossia oltre 10" in meno della prestazione di Da Costa. Quindi anche qui parliamo di altri livelli.

In Formula Renault EuroCup bisogna invece prendere come riferimento i crono del 2018, visto che nel 2019 le condizioni del tracciato erano di umido-asciutto. Charles Milesi (R-Ace GP) firmò il tempo migliore in 1'30"682 nella sessione del Gruppo B, battendo l'1'31"143 di Alex Peroni (MP Motorsport) ottenuto nel Gruppo A.

E se vogliamo sbizzarrirci, anche Yfei Ye, Lorenzo Colombo, Max Defourny, Logan Sargeant, Alexander Vartanyan, Victor Martins, Christian Lungaard, Neil Verhagen, Max Fewtrell e Alexander Smolyar fecero meglio di Da Costa.

E' altresì curioso andare a vedere un altro campionato che nei weekend della F1 corre a Monaco: la Porsche Supercup. Naturalmente parliamo di vetture totalmente differenti, a ruote coperte e della categoria GT, però l'1'34"963 con cui Michael Ammermuller (BWT Lechner Racing) ottenne la Pole Position nel 2019 non è poi così lontano dalle monoposto elettriche.

Nyck De Vries, ART Grand Prix comanda all'inizio della gara

Nyck De Vries, ART Grand Prix comanda all'inizio della gara

Photo by: FIA Formula 2

Scontri fra titani

Detto questo, va da sè che si stia parlando di confronti molto interessanti, ma di cose completamente diverse. Quello che invece non è da meno, è l'impegno dei Costruttori che in Formula E stiamo vedendo fin dalla prima ora di questo campionato.

Dal 2015 non sono mancati i grandi marchi, ma soprattutto i nomi altisonanti in pista. Senza mancare di rispetto a nessuno, c'è anche chi ha utilizzato questa serie come riempitivo di una carriera che non aveva dato altri sbocchi professionali, ma la maggior parte sono ragazzi che nel mondo del motorsport sono fra i migliori.

Non è il caso di raccontare quanti ex-F1 siano presenti attualmente (o siano stati) in Formula E nelle varie annate, sapendo quanto il mondo del circus abbia etichettato come bidoni piloti che invece su altre macchine hanno dimostrato un grandissimo potenziale.

Di primo acchitto possiamo dire che fra gli attuali Jean-Éric Vergne, René Rast, Sébastien Buemi, Lucas Di Grassi, André Lotterer, Nyck De Vries, Stoffel Vandoorne, Da Costa e via dicendo, abbiamo diverse figure di spicco dell'automobilismo mondiale, che in carriera hanno vinto titoli e gare non meno importanti come prestazioni rispetto alla solita F1 che tutto fagocita regnando sovrana in lungo e in largo.

La domanda, molto cattiva, è: perché questi piloti si sono ridotti a guidare delle macchine elettriche che vanno più lente delle F.Renault EuroCup? Qualcuno potrà dire per soldi, e non si può dire che non sia vero perché gli investimenti che i marchi stanno facendo con la FE sono ingenti e proiettati all'ottica futura.

Altri, invece, hanno senz'altro voluto provare qualcosa di diverso rispetto al solito, ma non meno interessante e, dal punto di vista delle capacità gestionali, in grado di mettere in risalto la bravura di team e concorrenti.

Azione in pista

Azione in pista

Photo by: Sam Bagnall / Motorsport Images

Quelle diavolerie salvagente

Sono state di grande risalto le parole che Vandoorne ha rilasciato qualche giorno fa a Motorsport.com, quando gli abbiamo chiesto come avrebbe voluto convincere uno scettico a seguire la Formula E.

"Non dobbiamo dimenticare che stiamo parlando di qualcosa di diverso rispetto al resto del mondo del motorsport. Personalmente la trovo entusiasmante davvero, le gare sono molto combattute perché le vetture hanno prestazioni simili e in ogni gara c'è tantissima azione", ha detto il belga.

"E poi le corse sono di 45', quindi né troppo lunghe e né troppo corte, ma soprattutto con talmente tante bagarre con cui il pubblico si può divertire. La competizione è altissima, con tanti Costruttori presenti e possibili vincitori diversi. Nell'arco di una stagione intera c'è tantissimo intrattenimento".

Stoffel ne è uscito alla grande con questa risposta che ha evitato il classico comportamento cerchio-bottista che spesso viene assunto dagli addetti ai lavori.

La gara di Monaco, se non altro, è stata molto diversa dalle altre che la Formula E ha offerto. Intanto c'era da rialzarsi dopo l'epocale tonfo di Valencia, dove il disastro prestazionale offerto (la poca velocità messa a nudo da un circuito permanente!) si è unito a quello delle batterie arrivate scariche o alla frutta per via di regolamenti che la FIA ha immediatamente cambiato, rendendosi conto della figuraccia.

In confronto ad altre gare cittadine, dove le piste sono state spesso allestite pensando a favorire le battaglie e tutto in funzione degli aiuti esterni come Attack Mode e Fan Boost di cui i piloti possono godere nell'arco della corsa, nel Principato si è vissuta la situazione opposta.

Con pochissimi punti ove tentare i sorpassi - che già è un miracolo vederli con quei camion delle F1 attuali, parlando di dimensioni - stavolta tutti i protagonisti hanno dovuto studiare bene come e quando sfruttare la potenza aggiuntiva.

L'ingresso della Safety Car ha sicuramente dato una mano ad incrementare lo spettacolo, ma la cosa bella e interessante è stato apprezzare tecniche, strategie e tentativi che le varie squadre hanno pensato nell'arco dell'E-Prix.

La medaglia d'oro va chiaramente a Da Costa per il sorpassone su Mitch Evans alla chicane che segue il tunnel, a ruote fumanti e beneficiando al meglio di quella spinta in più che gli restava da poter usare.

Ma in generale, le diavolerie come Attack Mode e Fan Boost hanno garantito ancora un livello maggiore di spettacolo, unite però alla scaltrezza e alla bravura dei protagonisti in pista e al muretto dei box, che hanno fatto sì che la Formula E passasse l'esame Monaco.

E a chiosare il tutto prendiamo le parole di Di Grassi, che alla fine del weekend si è detto più che contento di come è andata questa esperienza.

"La Formula E su una pista come Monaco ha dimostrato che non c'è paragone come spettacolo in termini di lotte e sorpassi rispetto alla F1. Quella è il solito trenino perché le macchine sono più veloci e difficili da guidare", dice il portacolori di Audi Sport.

"In Formula E abbiamo dato spettacolo e fatto vedere che la serie è perfetta per questo genere di piste, sono sicuro che la gente si è divertita. Spero che il Principe Alberto di Monaco e l'Automobile Club de Monaco organizzino una gara di Formula E ogni anno su questo tracciato. E mi auguro che l'anno prossimo la situazione pandemica sia migliorata, dando modo alla gente di esserci in numeri maggiori".

Gli ha fatto eco Evans, che smaltita la rabbia per la vittoria persa all'ultimo ha ammesso comunque di essersi divertito.

"Secondo me non ha senso paragonare la Formula E con la F1 perché noi corriamo su piste fatte apposta per il nostro campionato. Sono sicuro che tutti amino confrontare i tempi sul giro, ma sappiamo che siamo molto lontani rispetto alle F1", sottolinea il ragazzo della Jaguar.

"Alla fine però abbiamo avuto una gara spettacolare, cosa che sulla versione lunga di questo circuito altre categorie faticano molto a regalare. Questa è una bella cosa e un punto a favore per il campionato".

Mitch Evans, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5, Jean-Eric Vergne, DS Techeetah, DS E-Tense FE21, Maximilian Gunther, BMW i Andretti Motorsport, BMW iFE.21

Mitch Evans, Jaguar Racing, Jaguar I-TYPE 5, Jean-Eric Vergne, DS Techeetah, DS E-Tense FE21, Maximilian Gunther, BMW i Andretti Motorsport, BMW iFE.21

Photo by: Andy Hone / Motorsport Images

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