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Ecco perché la F.E intriga le Case automobilistiche

In meno di due stagioni, la serie FIA “full electric” è diventata una calamita per i costruttori interessati a sviluppare le proprie tecnologie elettriche: Sam Smith racconta come ciò sia stato possibile...

Sébastien Buemi, Renault e.Dams leads Jean-Eric Vergne, DS Virgin Racing

Sébastien Buemi, Renault e.Dams leads Jean-Eric Vergne, DS Virgin Racing

FIA Formula E Championship

Terzo posto, Lucas di Grassi, ABT Schaeffler Audi Sport, festeggia sul podio
Podium: race winner Sébastien Buemi, Renault e.Dams, second place Daniel Abt, ABT Schaeffler Audi Sp
Sébastien Buemi, Renault e.Dams, il vincitore della gara
Ma Qing Hua, Team Aguri and Bruno Senna, Mahindra Racing
Jean-Eric Vergne, DS Virgin Racing
Lucas di Grassi, ABT Schaeffler Audi Sport
Daniel Abt, ABT Schaeffler Audi Sport
Lucas di Grassi, ABT Schaeffler Audi Sport
Alain Prost con Jean Todt, FIA President
Nelson Piquet Jr., NEXTEV TCR
Safety Car
ABT Schaeffler Audi Sport garage, atmosfera
Venturi garage, atmosfera
Racebooth, atmosfera
Jean-Eric Vergne, DS Virgin Racing
Sébastien Buemi, Renault e.Dams
Robin Frijns, Amlin Andretti
Nick Heidfeld, Mahindra Racing

La Germania è stata l’hub, la culla dell’ingegneria e della produzione di automobili per oltre un secolo, ospitando tuttora alcuni dei più grandi costruttori del comparto.

D’accordo, la Francia ha inventato le corse automobilistiche, la Gran Bretagna ha avuto più campioni del mondo di Formula 1 di qualsiasi altra nazione e l’Italia è il produttore e la fucina di alcune delle più iconiche e romantiche vetture che siano mai esistite.

Tuttavia, in maniera regolare e puntuale, è stata proprio la Germania a dettare la strada dell’efficienza tecnica e produttiva fuori e dentro le piste, grazie ad alcuni giganti dell’automobilismo come il gruppo Volkswagen e la Mercedes, che sono considerati alla stregua di vere e proprie istituzioni del Paese.

Così come accadde per l’album “Low” del 1977, firmato dal mai troppo compianto David Bowie e ispirato proprio alla città di Berlino, questo è ciò che tutto il Circus del Campionato FIA di Formula E ha potuto abbracciare e sperimentare in Germania...

I tradizionalisti possono anche storcere il naso per una pretesa mancanza di “aura” nella serie “full electric”, ma è facile pensare che chi ha formulato questo tipo di giudizi molto spesso non si sia mai disturbato a vedere una corsa dal vivo. Figuriamoci, a nostro avviso, che cosa possa avere capito di ciò che si sta cercando di fare nel motorsport e del concreto avvenire della mobilità.

Il presunto “problema” dell’assenza di rumore è ormai superato, indifferente a tutto e tutti. Quello che al pubblico piace adesso è un ben altro tipo di... “suono”: è la certezza, diversamente da altri ambiti motoristici, che si possa in realtà comunicare e interagire con le famiglie e gli amici, mentre la competizione è in corso.

Una griglia di partenza zeppa di VIP

L’appetito tutto tedesco per le idee e i concetti del futuro è il principale motivo per il quale così tante persone hanno mostrato grande interesse nei riguardi dei due appuntamenti della serie “full electric” finora svoltisi sul suolo della Germania.

Nel tardo pomeriggio di sabato 21 maggio, lo schieramento di partenza dell’ePrix di Berlino sulla Karl-Marx-Allee ha offerto alcune prove inoppugnabili circa il significativo livello raggiunto da questa “attrazione fatale”. Sulla “starting grid” si sono fatte notare alcune personalità molto influenti, non soltanto del settore motorsport, ma anche del business automobilistico di rilievo europeo...

Alcuni esempi? Stefan Knirch, membro del Consiglio di gestione dello sviluppo tecnico di Audi AG; Jürgen Stackmann, componente del Consiglio di amministrazione del comparto trasporto privato di Volkswagen, e Wolfgang Dürheimer, Chairman e Chief Executive Officer della Bentley sono soltanto alcuni dei “big” che hanno mostrato attenzione per la specialità.

Ciò perché anche Frank-Stefan Walliser, vice presidente della Porsche Motorsport AG, volto noto nel paddock del WEC con l’uniforme della Casa di Stoccarda, è stato una presenza apparentemente casuale, ma si è capito che a Berlino stava cercando di annusare l’aria davanti a sé.

C'era anche molto personale senior di Volvo e BMW in giro per Berlino, nonché Hans-Werner Aufrecht, grande capo del DTM, presente in Germania nonostante la comunità della qualificatissima serie “racing” di cui è rappresentante fosse impegnata a Zeltweg.

Si tratta di grandi “battitori liberi” nonché di personalità che la storia incaricherà di modificare quello che sarà il panorama delle corse automobilistiche nei prossimi anni, portando sempre più in vetta il concetto dell’opportunità e della necessità di competizioni a emissioni zero.

Il risultato è che tutto ciò accadrà veramente, perché le previsioni e le proiezioni circa l’avvenire delle auto elettriche e ibride sono abbastanza significative da giustificare investimenti in ricerca e sviluppo.

Recenti ricerche pubblicate da Bloomberg New Energy Finance hanno stimato che "la vendita di veicoli elettrici raggiungerà i 41 milioni entro il 2040, rappresentando il 35 per cento delle vendite delle automobili nuove più leggere".

Come l'industria petrolifera proverà a digerire questa inversione di tendenza probabilmente rappresenterà una delle più interessanti vicende politiche ed economiche delle prossime generazioni.

Una formula dalla maturazione velocissima

Nel paddock di Berlino e nelle aree VIP di pertinenza durante il fine settimana ci sono stati diversi incontri significativi.

Voci circa un coinvolgimento di Nissan e BMW hanno ancora da trovare conferma, ma ad alto livello si ha la certezza che entrambe le case automobilistiche si stiano preparando ad affiancare ufficialmente due team esistenti nei prossimi mesi e anni.

Gli altri nomi che si fanno con insistenza e in maniera credibile sono quelli di Mercedes/HWA, ZF e, potenzialmente, di diversi marchi all'interno del gruppo VW, che si appresterebbero a seguirli.

Poi, ci sono naturalmente i colossi della Silicon Valley. L'azienda Faraday Future (che sponsorizzò e patrocinò l’ePrix di Long Beach) sta seriamente valutando un progetto di Formula E per le prossime stagioni e potrebbe essere sulla griglia di partenza in una certa veste fin dall'inizio del prossimo torneo.

Perché il Campionato FIA di Formula E sta suscitando tutto questo clamore nonostante sia ancora in una fase relativamente embrionale del proprio sviluppo? È semplice: il prodotto in sé e il potenziale ritorno degli investimenti per le grandi aziende sarà molto significativo nel lungo periodo.

I futuri clienti dei costruttori automobilistici sono là fuori, presenti sulle strade di tutti i giorni e in ogni città: si tratta di spugne aperte a recepire tutto ciò che è nuovo e, soprattutto, fresco nell’ambito della mobilità.

Le sedi di gara sono sempre più impegnative e importanti, l’espansione interessa territori sempre più vasti. Il raggiungimento degli obiettivi che ci si dà è l’essenza stessa dello sport: i tentacoli della Formula E stanno iniziando a diffondersi rapidamente. In sintesi, la categoria “full electric” dell’automobilismo sta subendo una maturazione più veloce del previsto.

Un sogno chiamato Nuova York

Alejandro Agag, le società Liberty Global e Discovery Communications, suoi soci, le squadre e tutti coloro che hanno contribuito a organizzare gli eventi di gara stanno facendo della loro esperienza in Formula E qualcosa che può realizzare le rispettive grandi ambizioni nelle prossime stagioni.

Non soltanto: queste crescenti ambizioni si elevano sino al punto da immaginare una gara a New York, quella che per l’organizzatore e fondatore della categoria “full electric” rappresenta una sorta di Sacro Graal.

L'affare non è ancora fatto, ma i continui progressi sono stati cadenzati dalle riunioni che l’irrefrenabile imprenditore spagnolo ha avuto nella “Grande Mela” durante la scorsa settimana. Se dovesse riuscire nel proprio intento, Alejandro Agag produrrebbe sull’ambiente un’onda d’urto tale da suscitare nel mondo del motorsport, e non soltanto, grande invidia mista a soggezione.

“Speed of life”, il brano di apertura nell’album “Low” di David Bowie, include una strofa che dice “Stavo correndo alla velocità della vita...”.

È una canzoncina rilevante da molti punti di vista, non soltanto per Alejandro Agag, ma per tutti coloro che hanno dato fiducia al grande sogno della Formula E e stanno finalmente iniziando ad ottenere il credito che meritano, avendo iniziato qualcosa di molto speciale in termini sportivi, sociali ed economici... 

 

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