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Wurz: "I piloti hanno accettato l'idea di correre a porte chiuse"

Alexander Wurz ha voluto sottolineare come i piloti abbiano accettato l'idea di tornare in pista senza pubblico per consentire alla Formula 1 di poter ripartire presto.

Vista dalle tribune

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

Alexander Wurz ha paragonato gli sforzi per ridurre al minimo i rischi di diffusione del COVID-19 nelle gare di F1 a porte chiuse con la costante attenzione alla sicurezza che lo sport ha perseguito fin dalle tragedie di Imola del 1994.

L'austriaco ha rappresentato i piloti in un recente incontro online con i boss della F1 e della FIA nel corso del quale si è discusso su come disputare le gare, come quella prevista per l'Austria a luglio, con il minimo rischio, e ha dichiarato di aver apprezzato ogni sforzo compiuto per prevenire qualunque possibilità.

“Non è stata una trattativa, ma abbiamo discusso ed usato le conoscenze di tutti quelli che sono coinvolti in questo sport per fare in modo che si possa tornare in pista il prima possibile e nel mondo più sicuro in assoluto”.

“Le corse automobilistiche, soprattutto dopo gli incidenti di Senna e Ratzenberger a Imola, sono diventati un'industria incredibilmente sicura nonostante si spinga sempre al limite. Tutti nel mondo dell'automobilismo sportivo, dai meccanici, ai capi squadra, ai funzionari, sono abituati a protocolli di sicurezza molto severi”.

“Questo ha funzionato perfettamente negli ultimi 30 o 40 anni. Sir Jackie Stewart è stato il pioniere della sicurezza in Formula 1 e non è mai voluto scendere a compromessi”.

“E’ stato bello vedere che tutti i soggetti coinvolti, sia della FIA che della F1, come piloti o azionisti, abbiano voluto analizzare l’intero processo così da garantire che si stia facendo tutto quello che è in nostro potere per assicurare la tutela dei partecipanti”.

Wurz ha sottolineato che la F1 visiterà solo i paesi in cui il sistema sanitario locale non sarà influenzato dall'organizzazione di un evento come un gran premio.

“Non andremo in nazioni ed in luoghi dove la crisi sanitaria è talmente acuta da aver messo sotto stress il sistema ospedaliero. Questo lo posso garantire al 100% non solo io, ma anche Jean Todt e Chase Carey”.

“Sono austriaco e sono consapevole che in Austria in nostri ospedali non sono in crisi. Siamo stati fortunati come nazione, i casi di COVID-19 sono pochi ed in termini di strutture mediche vicine al Red Bull Ring non c’è nessun problema”.

“Poi dobbiamo assicurarci di non trasmettere il virus tra la carovana del circus e la nazione ospitante. E allo stesso modo, all'interno del nostro circuito, dobbiamo fare in modo di prendere le distanze tra di noi per ridurre al minimo il rischio di trasmissione”.

Wurz ha poi spiegato come i piloti vorrebbero correre davanti al pubblico, ma hanno capito che un compromesso si è reso necessario per il bene dello sport.

“Nessun pilota nel mondo dell’automobilismo, me compreso, è entusiasta di correre a porte chiuse perché viviamo di emozioni che condividiamo col pubblico. Una partita di calcio o un evento di atletica si svolgono in uno stadio, mentre noi siamo su un circuito dove ci sono 100.000 spettatori che condividono questo grande evento insieme a noi e credetemi che la loro assenza farà una grande differenza”.

“Tutti i piloti con cui ho parlato non si sono opposti a disputare le gare a porte chiuse e tutti hanno accettato questa realtà per poter tornare daccapo in pista. Al momento è la cosa migliore da fare perché abbiamo degli obblighi nei confronti di quell’industria che è la Formula 1. Così come ogni governo nel mondo dobbiamo far ripartire la nostra economia perché molte persone e molte famiglie dipendono da questo”.

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