C'è un forte dissidio nel team
Williams sulla scelta del secondo pilota. Sono tre i piloti in lizza per il posto accanto al confermato
Pastor Maldonado: Bruno Lalli Senna, Rubens Barrichello e Adrian Sutil. Il team principal,
Adam Parr, sta spingendo a favore di
Bruno Senna, mentre la parte tecnica della squadra spinge per la conferma di
Rubens Barrichello.
È interessante andare a vedere cosa succede e si spiega, almeno in parte, come mai sul sito ufficiale e nelle pagine di Facebook siano scomparsi i loghi della
AT&T, il title sponsor che ha visto scadere il suo contratto il 31 dicembre scorso.
La
Medion, per esempio, sarebbe pronta a sborsare otto milioni di euro per garantire l'abitacolo ad
Adrian Sutil. Stando alle indiscrezioni i manager potrebbero arrivare fino a 10 milioni di euro, ma non un centesimo in più. Il pilota tedesco sarebbe certamente la scelta più qualificata, ma a
Parr non piace: sulla testa di Sutil, infatti, pendono ancora gli effetti della rissa in Cina che gli impedirà di partecipare al Gp di Shanghai visto che le autorità gli negheranno l'accesso in quanto indesiderato.
È vero che la
Williams potrebbe prendere la palla al balzo per far debuttare quel
Vallteri Bottas di cui si dice un gran bene e che, almeno per ora, si accontenta del ruolo di terzo pilota, ma la squadra si è spaccata essenzialmente su due nomi: Bruno Senna e Rubens Barrichello.
Due brasiliani per un posto, un derby che a San Paolo potrebbe anche appassionare.
Adam Parr, il “capo”, si è lasciato abbindolare dall'entourage di Senna. Hanno promesso di portare una vagonata di soldi da sponsor carioca, ma al momento tutta quella disponibilità è rimasta ancora sulla carta e i tempi si stanno allungando ben oltre le previsioni, tant'è che stanno riprendendo quota le azioni di Rubens Barrichello che ormai sembrava già messo in parcheggio...
Basta chiedere a
Gerard Lopez della Genii Capital la società che gestiva la Lotus Renault e che aveva abboccato alle stesse mirabolanti promesse del clan Senna. Alla fine sono arrivati ad Enstone pochi dollari e, soprattutto, pochi punti nella classifica del mondiale. Il signor Lalli, questo è il suo cognome vero, infatti ha raccolto due miseri punticini, mentre il giubilato
Nick Heidfeld ne aveva messi 34 nel carniere e
Vitaly Petrov ne ha totalizzati 37.
Bruno ha puntato tutta la sua carriera sul cognome dello
zio Ayrton. Un'ascesa che è stata certamente più rapida dei risultati conseguiti, perché non è certo un fenomeno. Poteva puntare a tutti i sedioli del mondiale, ma per carità poteva evitare proprio quello della Williams. Agli smemorati ricordiamo, infatti, che si tratta proprio della squadra nella quale mori nel 1994 “The Magic”.
Le immagini di quel drammatico
Gp di San Marino del 1994 non si potranno mai cancellare dalla memoria. Ayrton è morto per il cedimento del piantone dello sterzo: lo sanno
Patrick Head (che ha preferito girare i tacchi, lasciando la squadra di Grove),
Adrian Newey e Geoff Willis. Chi capisce di corse sa perfettamente cosa era accaduto al campionissimo e non è un segreto che Senna fosse in disaccordo con il team perché la monoposto non era adatta al suo stile di guida per cui aveva imposto delle modifiche (piantone compreso).
La famiglia Senna, dopo aver minacciato di adire alle vie legali, si era schierata clamorosamente con la Williams. Viviane, sorella del campione, che aveva ereditato la gestione della Fondazione Senna (voluta dal pilota per sostenere i bambini poveri) aveva raggiunto un accordo con i legali della squadra di Grove per ottenere il risarcimento milionario dell'assicurazione che pendeva sulla vita di Ayrton. Uno stomachevole voltafaccia dettato dai tanti, tantissimi soldi.
E ora Adam Parr, certamente un abile manager che si intende di martketing, è pronto ad “usare” il nome di Senna per rilanciare l'immagine scalcinata della squadra inglese che dai fasti dei mondiali in sequenza è scivolata al nono posto della classifica costruttori con la miseria di cinque punti iridati. Poter spendere il nome di Ayrton accanto a quello di Bruno Senna può diventare un business gigantesco, specie in Brasile, ma bisogna mettere in moto una macchina promozionale che richiede tempo, mentre la Williams ha bisogno di soldi subito.
Il vecchio
Frank Williams scuote la testa, non è convinto che questa sia la via migliore per rilanciare le sorti di una scuderia gloriosa che è caduta nel fango. L'aver raggiunto l'accordo con la
Renault per la fornitura del motore dovrebbe permetterle un grosso salto di qualità (se sapranno sfruttare gli scarichi soffianti ancora concessi in parte dal regolamento), tanto più che
Mike Coughlan, il nuovo direttore tecnico che ha preso il posto del disastroso
Sam Michael, ha le idee chiare sul da farsi (ricordate? È quello che alla McLaren riceveva i file trafugati alla Ferrari da Nigel Stepney...).
E così
Rubens Barrichello, il pilota con vanta 322 Gp e 11 vittorie in F.1 può sperare di allungare la sua carriera nel Circus ancora per un anno. L'ala moderata della Williams non vuole esporsi ad un'operazione come quella di Senna che non è condivisa da tutti. Anzi c'è la convinzione che i punti che potrebbe portare Rubens con il suo bagaglio di esperienza, se la machina manterrà le promesse per risalire un po' la china, potrebbero valere quanto i presunti soldi di Bruno Lalli, visto che da Senna non c'è da aspettarsi un granché...
A Grove si discute piuttosto animatamente e non è escluso che alla fine questa questione possa avere delle ripercussioni sull'assetto della squadra. Qualunque sia la scelta che verrà fatta...
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