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Williams e McLaren "nobili decadute": ma se non avessero ancora toccato il fondo?

Fa impressione vedere due squadre così blasonate al fondo dello schieramento della Formula 1. Il loro costante arretramento di entrambe fa temere però che questa stagione sia iniziata molto male, ma possa anche finire peggio.

Stoffel Vandoorne, McLaren MCL33

Stoffel Vandoorne, McLaren MCL33

Andrew Hone / Motorsport Images

Lance Stroll, Williams FW41, Sergey Sirotkin, Williams FW41
Stoffel Vandoorne, McLaren MCL33
Fernando Alonso, McLaren
Fernando Alonso, McLaren MCL33
Lance Stroll, Williams FW41
Fernando Alonso, McLaren MCL33
Lance Stroll, Williams FW41, precede Sergey Sirotkin, Williams FW41
Fernando Alonso, McLaren MCL33
Stoffel Vandoorne, McLaren
Lance Stroll, Williams FW41
Stoffel Vandoorne, McLaren MCL33
Lance Stroll, Williams Racing, con Stoffel Vandoorne, McLaren MCL33

Queste le cifre: 19 Mondiali piloti, 17 Costruttori, 296 vittorie. Sommando i palmares di McLaren e Williams si ottiene una bella fetta della storia del campionato Mondiale di Formula 1, con periodi marchiati a fuoco da cicli tecnici gloriosi. Nessuno poteva prevedere che nel 2018 i quattro piloti ufficiali appartenenti ai due team inglesi si sarebbero trovati esclusi al termine di una sessione Q1 di qualifica, ovvero alla periferia del Circus. E’ accaduto nel sabato nel Gran Premio di Francia, e ventiquattr’ore dopo per il poker di piloti in questione, non c’è stato alcun riscatto: dodicesimo Vandoorne, quindicesimo Sirotkin, ritirati Stroll e Alonso.

Normalmente si parla di "squadre in crisi", ma in questo caso sembra calzare in più la definizione di "Nobili decadute". In Formula 1 non si improvvisa, e soprattutto in questa Formula 1 senza una programmazione maniacale non si concretizzano passi avanti. Il nomi di grande caratura, come Williams e McLaren, testimoniano un passato denso di pagine eroiche, ma poi c’è un presente che stride molto. E non può che far impressione leggere quei nomi in fondo alla griglia di partenza di un Gran Premio di Formula 1. Ma questo è, almeno ora. Ovviamente nelle sedi dei due team si spera che questo sia il punto più basso a cui farà seguito una rapida risalita, ma non tutti nel paddock credono che il fondo sia stato toccato.

La Williams ha iniziato il Mondiale 2018 senza particolari ambizioni, visto che già nei test pre-campionato erano emersi parecchi problemi. Ma lo scorso febbraio nella pit-lane di Barcellona a sembrare ancora peggiore era la situazione della Sauber, che invece ha saputo raddrizzare una condizione molto difficile dimostrando che il lavoro, quando è svolto nella giusta direzione, paga.

La Williams invece sembra trascinarsi, con due pay-driver (che non sono certo i colpevoli del momento ‘no’ della squadra) che testimoniano anche le difficoltà del team nel reperire finanziamenti in modo autonomo. A deludere è stato finora quello che doveva essere il ciclo tecnico marchiato Paddy Lowe, arrivato dalla Mercedes dopo aver messo in curriculum titoli Mondiali a raffica, ma che di fatto non sembra aver portato alcun valore aggiunto. La FW41 è una monoposto nata male ma soprattutto cresciuta peggio (a dirlo è il cronometro), che sta scivolando sempre più lontano rispetto agli avversari diretti confermando che gli sviluppi prodotti dai tecnici di Groove non hanno ottenuto i risultati sperati. Se non è proprio notte fonda, ci assomiglia molto.

In McLaren la situazione è ovviamente meno drammatica, ma non poi così tanto se si confrontano le aspettative di inizio anno con lo stato attuale delle cose. Doveva essere il Mondiale del riscatto, quello in cui la Honda (madre di tutti i mali dello scorso triennio, secondo il team) era finalmente alle spalle. E in effetti il 2018 non è iniziato male, perché la monoposto si è confermata affidabile consentendo soprattutto ad Alonso la conquista di punti nelle prime cinque gare della stagione. Un deciso passo avanti, ma nulla a che fare con le performance della Red Bull, che pur dispone della stessa power unit. Il "best chassis" che nel 2017 veniva "ucciso" dalla Honda secondo alcune bizzarre teorie, dodici mesi dopo non si è visto.

A partire da Monaco qualcosa è però iniziata a non funzionale nel modo giusto. L’affidabilità è diventata un problema a causa di diversi guasti imputabili al team, e la bandiera a scacchi è divenuta sempre più distante, riportando nel box i fantasmi degli ultimi anni. Nella gara di ieri anche il team radio di Alonso ha ricordato quelli dei tempi Honda. Quando l’ingegnere dello spagnolo lo ha informato di un Grosjean che stava guadagnando terreno alle sue spalle, Fernando è stato lapidario: “Non ho freni, non ho gomme, siamo fuori dalla zona punti, proverò a fare tutto il possibile, ma non mi importa granché di Grosjean!”. Una fotografia perfetta, ma è uno scenario poco rassicurante per il team confermato da Alonso anche dopo la gara: “Penso che questa sia stata di gran lunga la nostra peggiore performance dell'anno, quindi spero davvero che resti un una tantum, e che non diventi la normalità”.

“Dobbiamo reagire subito in vista di Austria e Silverstone – ha concluso - mancano solo cinque giorni, quindi dobbiamo trovare soluzioni. Sarebbe l’ideale avere a disposizione un po' di tempo per studiare i dati per capire le aree in cui produrre evoluzioni, ma non c’è tempo. Comunque mi fido della squadra, so che ci saranno delle novità per le prossime gare”.

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