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Webber, ormai un estraneo in casa Red Bull

L'australiano è nel mirino di Marko, l'amico di Mateschitz. Rinnovo del contratto a rischio

Ci auguriamo che Mark Webber abbia già messo una firma sotto ad un pezzo di carta intestata Red Bull Racing, perché altrimenti c'è da pensare che il pilota australiano difficilmente possa essere confermato dalla squadra di Milton Keynes per il prossimo anno. È un paradosso ritenere che il leader della classifica mondiale piloti possa essere messo in discussione, ma nel team della bibita energetica c'è un personaggio che da solo può sconvolgere piani e strategie studiati dal team principal Christian Horner. L'uomo in questione si chiama Helmut Marko, amico e consigliere di Dietrich Mateschitz, il magnate titolare della Red Bull Racing. L'austriaco è un ex-pilota di F.1 che ha visto la sua carriera bruscamente interrotta per un incidente di gara: ha quasi perso un occhio per una pietra scagliata dalla Lotus di Emerson Fittipaldi nel Gp di Francia del 1972. Il viennese di 67 anni nel sistema Red Bull ha diritto di veto su qualsiasi scelta e il suo giudizio è molto temuto. Mentre Horner, dopo l'incidente fratricida di Vettel e Webber al Gp di Turchia, ha cercato di smussare gli angoli sperando che il crash di Istanbul resti solo un episodio da dimenticare nella stagione che dovrebbe essere trionfante per la squadra di Milton Keynes, Marko ha imbracciato il fucile per sparare ad alzo zero su Webber, come se la colpa del botto della coppia di testa fosse ascrivibile all'australiano. “Mark per una qualsiasi ragione era più lento – ha tuonato dopo la gara Helmut – diventava sempre più lento giro dopo giro, mentre Vettel era nettamente più veloce anche perché incalzato sempre più da vicino da Hamilton e se fosse rimasto dietro a Webber sarebbe stato superato. È per questo che Sebastian ha dovuto agire. Mark sapendo di essere più lento lo avrebbe dovuto lasciar passare!”. Marko è stato l'uomo che si era inventato il programma giovani della Red Bull: stravede per Vettel e gli piace molto Algersuari, un altro pupillo parcheggiato alla Toro Rosso. Se fosse per lui le strategie all'interno della squadra di Milton Keynes sarebbero molto chiare e, soprattutto, indiscutibili. “Abbiamo parlato con tutti quelli coinvolti nell'incidente – ha proseguito Helmut – e bisogna fare in modo che una cosa simile non si ripeta mai più, perché potevamo portare a casa un'altra doppietta. Prima dell'incidente, tutti avevano lavorato al meglio...”. L'austriaco a questo punto ha preso posizione: “E' incredibile quanto Sebastian sia sfortunato. Ci ha mostrato quanto sa andare forte, ma ha avuto una serie di problemi che non hanno scalfito il suo morale”. E Webber in testa al campionato iridato? È come se non esistesse. Mark da questo momento ha due possibilità da scegliere: restare alla Red Bull Racing anche in futuro, accettando l'idea di chinare il capo ai voleri del consigliere anziano. In alternativa può giocarsi le chances di lottare per il titolo, ma in questo caso è meglio che si cerchi in fretta un volante competitivo per il 2011. Il rinnovo del contratto dopo due vittorie di seguito e tre pole position sembrava solo una formalità. Dopo il crash al 40. giro del Gp di Turchia, che non si può assolutamente attribuire all'australiano (se non fossero stati due compagni di squadra in testa alla gara, il fatto sarebbe passato agli archivi come un normale incidente di gara), le gerarchie all'interno del team Red Bull Racing potrebbero essere cambiate. Del resto Webber, che è un ragazzo intelligente, deve aver capito che l'ordine che gli avevano dato via radio di ridurre il consumo per risparmiare carburante poteva essere un modo subdolo della squadra per fargli capire che era ora di cedere il passo al più giovane compagno di squadra, il predestinato di Marko. La decisione con cui Sebastian è andato all'attacco del compagno e gli eloquenti gesti fatti verso le telecamere dal tedesco per ribadire in mondovisione che il matto era Mark, lascia pensare che Vettel avesse la licenza di agire. Webber, insomma, si sente isolato in casa. E alla Red Bull non devono scherzare perché il Gp del Canada, prossimo appuntamento del calendario, sarà il più difficile per la Rb6, monoposto molto veloce e competitiva, ma terribilmente fragile nei freni. Montreal è la pista che più di qualsiasi altra mette in crisi l'impianto frenante: Adrian Newey dovrà studiare opportuni accorgimenti per evitare che si ripetano i problemi a pinze e dischi che hanno bersagliato Vettel. Un doppio ritiro sul circuito Gilles Villeneuve potrebbe rimettere in discussione una supremazia che sembrava inattaccabile e la McLaren ha dimostrato di essere molto temibile...

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