La strada da fare per recuperare è ancora molto lunga, ma sicuramente il risveglio dal coma è stata una tappa fondamentale per
Michael Schumacher, che continua a lottare a sei mesi dal terribile incidente di cui è stato vittima sugli sci a
Meribel lo scorso 29 gennaio, sbattendo la testa contro ad una roccia e provocandosi delle lesioni cerebrali gravi e diffuse.
I momenti di coscenza iniziano ad essere sempre più lunghi e frequenti ed i medici sono convinti che parte del merito sia anche della moglie
Corinna, che è sempre stata al suo fianco in questi mesi difficilissimi, facendogli sentire la sua voce e la sua presenza. Anche in questo senso, il segnale incoraggiante è che anche se Schumi non è ancora in grado di parlare o di muoversi (dovrà reimparare), è che pare che il 7 volte iridato sia in grado di riconoscere chi lo circonda e questo è percepito tramite i movimenti degli occhi.
L'annuncio ufficiale dell'uscita dal coma c'è stato solamente lunedì, ma la portavoce
Sabine Kehm ha spiegato alla
Gazzetta dello Sport che le cose andavano meglio già da tempo: "
In realtà ci sono stati progressi già molte settimane fa. Michael aveva lasciato la terapia intensiva e cominciato la riabilitazione già a Grenoble. Secondo i dottori questo passo va fatto il prima possibile, per cui iniziano a muovere il paziente e a stimolarlo. Ma siamo contenti perché nessuno era certo che saremmo arrivati fin qui".
Ora
Michael è stato trasferito all'
Ospedale universitario di Losanna. Un centro che non ha solo il pregio di essere una delle eccellenze nel campo della neurologia, ma di essere distante appena una trentina di chilometri da
Gland, dove c'è casa Schumacher, perché questo permetterà alla famiglia di ricominciare ad avere dei ritmi di vita più simili alla normalità.
Anche perché, come detto, questo è solo il primo passo del recupero per
Schumi: se da una parte è vero che ci sono casistiche di recupero strepitose (una donna arrivata in coma a Losanna, oggi è in grado di correre la maratona), è altrettanto vero che le tempistiche possono essere di mesi e a volte anche di anni. Senza contare che ogni caso è una storia a sé.
Quello che è certo è che
Michael in questa fase sarà seguito da una equipe di una ventina di dottori, guidati da
Karin Diserens, che nel loro lavoro saranno aiutati anche da tecnologie molto all'avanguardia, come ad esempio il robot Erigo. Si tratta di un macchinario che è in grado di alzare in piedi un paziente, favorendone la stimolazione. Ora sta proprio a
Schumacher dimostrare ancora una volta di essere il grande combattente che tutti conosciamo.
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