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Trofeo Bandini: premiata la Ferrari, Binotto e i suoi "fratelli"

A Brisighella oltre al toccante ricordo di Bandini al 50esimo della sua scomparsa, c'è stata la celebrazione in piazza del team Ferrari: il direttore tecnico Binotto è stato premiato insieme a Resta, De Zordo e Battistini. I volti del Cavallino tutto italiano...

Atmosfera della premiazione

Foto di: Franco Nugnes

Atmosfera della premiazione
Atmosfera della premiazione
Mattia Biontto, Chief Technical Officer Scuderia Ferrari
Il trofeo Bandini
Mattia Biontto, Chief Technical Officer Scuderia Ferrari, lascia la sua dedica
Atmosfera della premiazione
Atmosfera della premiazione
Atmosfera della premiazione
Roberto Chinchero
Atmosfera della premiazione
Atmosfera della premiazione
Atmosfera della premiazione
Atmosfera della premiazione
Simone Resta, Chief Designer Scuderia Ferrari
Jo Ramirez
Atmosfera della premiazione
Giancarlo Minardi e Margherita Freddi Bandini
Emanuele Pirro
Fiat 1100, prima auto da corsa di Bandini
Simone Resta, Chief Designer Scuderia Ferrari, lascia la sua dedica
La consegna del Torfeo Bandini 2017

Un bagno di folla. Gli uomini della Scuderia Ferrari sono stati i grandi protagonisti della premiazione della 24esima edizione del Trofeo Bandini che si è svolta ieri pomeriggio nel borgo medievale di Brisighella, la terra di Lorenzo Bandini

La consegna dei prestigiosi riconoscimenti è stato preceduta dal ricordo del pilota ferrarista scomparso proprio 50 anni fa durante il tragico GP di Monaco: il filmato tratto dal programma Sfide della RAI ha scaldato i cuori della piazza e la signora Margherita Freddi – Bandini ha saputo “surriscaldare” gli animi con taglienti ricordi (ha esordito dicendo che “…Jack Brabham era un figlio di puttana” che avevo odiato per il suo comportamento spesso scorretto).

E così il passato del Cavallino si è fuso con il presente: “Dopo la tragedia di Lorenzo per anni non sono più riuscita a guardare i GP di F.1 in televisione, in particolare Monte Carlo, mentre ora mi diverto con questa Ferrari così forte…”.

La doppietta del Principato giunta dopo un’attesa di 16 anni ha acceso l’entusiasmo dei tifosi del Cavallino che si sono scorticati le mani nel dispensare applausi ai tecnici che permettono a Sebastian Vettel di lottare per il mondiale contro le frecce d’argento.

Mattia Binotto, direttore tecnico Ferrari, ha guidato la delegazione di Maranello presente a Brisighella che era composta anche da Simone Resta, chief designer della SF70H, Simone Battistini, responsabile progettazione del telaio, Andrea De Zordo, responsabile dello sviluppo. Oltre ai tecnici che stanno portando alla riscossa una Ferrari tutta italiana, c’era anche Massimo Rivola, responsabile della FDA.

In realtà la cerimonia di premiazione di domenica ha avuto un succoso antipasto nel paddock del GP di Monaco, dove il Trofeo in ceramica opera di Goffredo Gaeta è stato consegnato a Maurizio Arrivabene, team principal Ferrari, alla presenza dei due piloti. E la tradizione del Bandini ha portato bene anche alla squadra del Cavallino, perché di solito chi riceve il premio poi s’impone in F.1 molto in fretta.

“Erano 16 anni che non si vinceva a Monte Carlo. E 16 anni fa ero in pista con Michael e Rubens, ma nel frattempo tanto tempo è passato senza concretizzare – spiega Binotto - . Credo che vincere e conquistare una doppietta sia stata una liberazione, perché aspettavamo questo momento da tanto e la Ferrari merita molto di più”.

“Questo successo, soprattutto, ci ha fatto crescere la consapevolezza che la macchina c’è, che la macchina è veloce, che ce la possiamo giocare alla pari, oppure dimostrare addirittura di essere i più forti”.

“Siamo tornati a casa dal Principato con il morale alle stelle, consapevoli che c’è il Canada che ci aspetta e che possiamo fare bene per giocarcela, come vorremmo fare su tutte le piste”.

La Ferrari italiana è stata celebrata nel modo migliore…
“Le persone della Ferrari sono speciali. E questa è la Ferrari di tutti, l’abbiamo battezzata così perché è il frutto di un lavoro di gruppo. Vedere tanta gente qui a Brisighella è entusiasmante, perché l’entusiasmo è uno dei tre elementi che contraddistinguono la nostra squadra”.

“Siamo una bella squadra, un team unito. Tutti consapevoli dell’importanza di ogni singola persona che forma il gruppo che porta avanti il progetto di questa vettura. Non c’è nessuno più importante di un altro, siamo un’equipe che lavora alla pari”.

Gli è stato chiesto sul palco: ora che la Rossa è competitiva, Vettel resterà a Maranello?
“Sebastian è un nostro pilota, è pluri-campione del mondo. Penso che rimarrà con noi. Perché non c’è niente di più bello per un pilota di Formula 1 che vincere con la Rossa…”.

E giù applausi scroscianti che hanno emozionato Andrea De Zordo, faentino a Maranello da otto anni: “Lavoro a casa e mi occupo dello sviluppo della macchina che sta correndo. Non abbiamo mai delle pause perché bisogna guardare avanti e stare sempre concentrati. Devo dire che vedere questa gente mette i brividi e non ti fa sentire nemmeno il caldo della giornata”.

Anche Tiziano Battistini, responsabile della progettazione del telaio, fa parte di quel gruppo d’ingegneri che stanno dietro alle quinte...
“Spendiamo gran parte del tempo nel lavoro di preparazione della macchina. E la cosa straordinaria è poi vedere la Rossa in pista. Devo essere onesto? Ogni domenica è abbastanza complicato guardare il GP in televisione perché penso a cosa potrebbe succedere: essere affidabili è complicato ed è il frutto di un lavoro molto intenso. E c’è un grande sollievo solo alla bandiera a scacchi che diventa una gioia enorme quando arriva il risultato…”.

Simone Resta, imolese che ha iniziato la sua carriera alla Minardi, alla corte di Gabriele Tredozi tecnico originario di Brisghella, è molto legato alla sua terra. Il Chief designer ha spiegato che “…da romagnolo DOC per me è un onore essere a Brisighella, specie in un’occasione come il ricordo dei 50 anni di Bandini, che è un eroe della nostra terra. Sono orgoglioso di essere qui perché anche la Ferrari festeggia i 70 anni della sua storia”.

Un percorso comune a quello di Massimo Rivola: “Io sono un prodotto locale: non ringrazierò mai abbastanza Gian Carlo Minardi per quello che sono riuscito a fare. Stiamo lavorando per allevare dei giovani molto promettenti che sembrano avere le doti per puntare in alto. Vedremo…”.

E sul palco è salito anche Anselmo Menabue, meccanico Ferrari già ai tempi di Bandini: “Ho sofferto molto per Lorenzo – ha ricordato Menabue – perché vivevamo le giornate insieme, per me non era solo un pilota, ma un grande amico”.

Parliamo dello stesso Menabue “…che mi ha insegnato tante cose sui motori” ricorda Mattia Binotto quando nel Reparto Corse aveva cominciato a occuparsi di propulsori. È il passato che ritorna, come la figura di Tim Schenken, campione del mondo 1972 con la Ferrari 312PB, apparso in un fuori programma che ha portato sul palco tanti volti noti di un automobilismo che ormai si ricorda solo sulle riviste e sui libri: Howden Ganley, Reine Wissell, Teddy Pilette.

A coordinare il gruppo c’era anche il nostro Emanuele Pirro, cinque volte vincitore della 24 Ore di Le Mans con l’Audi, perché non c’erano solo piloti, ma anche importanti uomini da muretto come Marcel Chassagny, ds della Matra, o Mario Theyssen, team principal della Sauber BMW, per non dimenticare Jo Ramirez, team manager McLaren dell’era Senna. Insomma Brisighella come incrocio di storia e di storie…

Ecco l’elenco dei premiati a Brisighella

Mattia Binotto, direttore tecnico Ferrari - Medaglia della Camera del Senato
Simone Resta, chief designer Ferrari - premio Città di Imola
Tiziano Battistini, capo ufficio tecnico Ferrari - premio Città di Brisighella 
Roberto Grilli, DZ Group - premio Motor Valley
Massimo Rivola - Targa della Regione Emilia Romagna
Roberto Chinchero, Sky - Medaglia del Comune di Faenza
Giorgia Cardinaletti, giornalista RAI - premio DZ
Anselmo Menabue, capomeccanico Ferrari - premio speciale Mediolanum

 

 

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