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Intervista

Tost esclusivo: "I regolamenti andrebbero scritti e proposti, senza chiedere nulla agli ingegneri!"

Il team principal della Toro Rosso ha rilasciato un'intervista molto interessante a Motorsport.com, dando la sua visione su cosa servirebbe alla F1 per migliorare lo spettacolo in pista. E secondo lui non sono sicuramente le vetture ultratecnologiche che vogliono gli ingegneri

Franz Tost, Team Principal della Scuderia Toro Rosso

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR13
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR13
Franz Tost, Team Principal, Scuderia Toro Rosso, nella conferenza stampa dei team principal
Sean Gelael, Scuderia Toro Rosso STR13
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR13
Franz Tost, Team Principal, Toro Rosso
Sean Gelael, Scuderia Toro Rosso STR13
Sean Gelael, Toro Rosso STR13
Franz Tost, Team Principal, Scuderia Toro Rosso, in the Team Principals Press Conference
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Franz Tost, Team Principal, Scuderia Toro Rosso Team Principal, nella conferenza stampa
Pierre Gasly, Toro Rosso STR13, pit stop
Pierre Gasly, Toro Rosso STR13
Masashi Yamamoto, General Manager, Honda Motorsport, e Franz Tost, Team Principal, Toro Rosso
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Franz Tost, Team Principal, Toro Rosso

Esistono tante scale di misura per valutare le personalità nel paddock di Formula 1. C’è chi vince, chi guadagna, chi scala posizioni, chi acquisisce ruoli nuovi, ma c’è solo un piccolissimo gruppo di addetti ai lavori che può permettersi di parlare senza filtri. In questo club c’è senza alcun dubbio Franz Tost, sessantaduenne team principal della Toro Rosso. Una vita nel motorsport, da pilota a team manager, poi manager di piloti, Track Operation Manager ed infine Team Principal.

La prossima stagione sarà la sua quattordicesima al timone della Toro Rosso, ed in un ambiente abituato a bruciare tutto in fretta, non è cosa da poco. Avere l’opportunità di parlare con Tost vuol dire poter spaziare a 360 gradi, dall’attualità al futuro, dalle problematiche base di chi gestisce una squadra di metà classifica fino ad una visione più ampia di ciò che servirebbe alla Formula 1 attuale per fare un passo avanti. Inizieremo proprio da questo argomento, una prima "puntata" in cui Tost dice la sua in modo disinteressato, con un’accusa molto particolare…

Iniziamo da quelli che sembrano gli argomenti più scottanti sul tavolo di chi deve tracciare le linee guida del futuro della Formula 1. Lei sembra sposare il budget cap come principio...
“Premetto che sono un fan del budget cap. Ma non da oggi, ne parlo da dieci anni, ma c’è sempre qualcuno che ritiene il sistema impossibile da controllare. Credo che sia una sciocchezza, se si vuole oggi si può controllare tutto. Io posso parlare per Toro Rosso, e vi dico che possiamo risalire all’origine di ogni vite che è nella nostra azienda, da dove viene, quanto è costata, e così via. Questo per dire che se veramente le squadre volessero, il budget cap è un sistema trasparente che si può attuare. Io credo che i costi debbano e possano scendere, se pensiamo che squadre importanti come Ferrari e Mercedes spendono più di 500 milioni per poter mettere in pista due macchine la domenica, beh, penso che sia troppo, e soprattutto non giustificato. Si può avere uno spettacolo migliore spendendo meno, basti guardare che oggi abbiamo tre squadre al vertice e la quarta è distante tra i 40 e i 50 secondi alla fine di un Gran Premio”.

Nel 2018 abbiamo visto anche di peggio, in Messico era due giri il distacco tra i primi e i primi…degli altri...
“Signori, questo è. Non dovremmo dimenticare che cosa è la Formula 1, e cosa dovrebbe sempre essere: ovvero intrattenimento, divertimento per chi guarda. E per essere tale, i giochi non dovrebbero essere terminati a tre o quattro gare dalla fine, così come non dovrebbero esserci meno di quattro o cinque piloti che si giocano il campionato ed altrettante squadre che possano ambire al titolo Costruttori. Quello che offriamo oggi è un campionato con due o tre monoposto davanti, e il resto del gruppo molto distante. E se osserviamo la lotta tra chi è dietro, il confronto è molto serrato, ma è un contesto più lontano dai riflettori”.

Chi può cambiare la situazione?
“Ora è nelle mani di Liberty Media. Sta a loro valutare ed elaborare un piano adeguato e per realizzare un cambiamento da mettere in pratica nel 2021, a partire da una nuova distribuzione del montepremi. Non può essere che i top-team ottengano cifre superiore al nostro budget complessivo, perché così è ora. Spero che venga fissato un limite di spesa a 150 o 175 milioni, una cifra del genere, raggiungibile grazie ad un regolamento tecnico adeguato”.

Cosa trova di sbagliato nel regolamento attuale?
“Le monoposto che vediamo oggi sono fantastiche, hanno una velocità in curva pazzesca, ma chi è in grado di vederla? Nessuno può cogliere quanto carico aerodinamico hanno queste vetture, ormai è difficile anche capire quando iniziano a frenare. All’inizio della stagione vado spesso in pista a Barcellona, alla prima chicane, e vedi le monoposto arrivare, una breve frenata, un veloce cambio di direzione e via: tutto in un batter d’occhio. Se vai alla curva 4 di Budapest senti vibrare le barriere e quasi fai fatica a mettere a fuoco la monoposto che passa. Ero lì con Gerhard Berger, ed anche lui era scioccato e alla fine ci siamo detti che solo i piloti possono rendersi conto di queste performance. Chi altro può coglierle oltre chi è al volante? Se chi è fuori non può apprezzare queste prestazioni, non ha senso avere un carico aerodinamico così elevato, e alla fine si coglie solo il lato negativo, ovvero che nessuno può seguire un avversario da vicino perché l’aria sporca crea problemi a chi segue. Come possiamo pensare di incrementare i sorpassi in questo modo?”.

Se ne parla da anni...
“In FIA e FOM ci sono le persone molto esperte, come Ross Brawn e Pat Symonds, e credo sappiano esattamente cosa si dovrebbe fare. Se si riducesse il carico aerodinamico del 40 o del 50 per cento, le vetture sarebbero molto meno stabili in curva, e il pubblico vedrebbe i piloti lottare con le monoposto, senza considerare che sarebbero più veloci in rettilineo e aumenterebbe parecchio la possibilità di superare perché generando meno aria sporca aumenterebbe l’effetto scia. Non credo che un regolamento del genere sia difficile da proporre e realizzare, bisogna solo volerlo".

Ma allora chi si oppone ad una svolta del genere?
“Le squadre! Non bisognerebbe mai chiedere nulla alle squadre! I regolamenti andrebbero scritti e poi proposti: chi ci sta bene, altrimenti tanti saluti. Ma oggi non si fa nulla senza chiedere ai team, tutto parte dal 'gruppo di lavoro dei tecnici', e chi decide? Ingegneri, non si dovrebbe mai chiedere nulla agli ingegneri, per loro non ha alcuna valenza il budget, non è nella loro visione delle cose perché fanno un altro lavoro. Ahimè, è proprio così”.

Cosa pensa di chi sostiene che la Formula 1 debba essere all’avanguardia della tecnologia?
“Oggi abbiamo una nuova tecnologia, ma cosa significa ‘nuova tecnologia’? Sotto diversi aspetti ci sono auto stradali che hanno più tecnologia di una Formula 1, e questa mi sembra un’assurdità. Abbiamo un sistema ibrido con un incredibile tecnologia, un piccolo motore turbo 1,6 litri, due sistemi di recupero ed una batteria. In teoria, se i costruttori fossero davvero interessati, penso che si potrebbe vedere questa tecnologia su auto di serie in dieci anni, ma non credo sia questa la via. Perché? Perché il mercato va verso le auto elettriche”.

Non sembra un fan dell’high-tech…
“Abbiamo una Formula 1 high-tech, una power unit fantastica sotto questo aspetto. Ma ci sono due aspetti che dobbiamo considerare. Quante delle persone che sono sulle tribune sono interessate a questo aspetto? L’uno per cento? Può essere. Se ci sono persone interessate all’high-tech, credo che siano appassionate ad una tecnologia che possono comprare su un auto stradale, non ad una macchina di Formula 1 che guardano per divertimento, per provare un’emozione. In più in Formula 1 abbiamo una tecnologia talmente esasperata da scoraggiare l’ingresso di nuove case, perché ovviamente sanno che ci vogliono anni e centinaia di milioni per raggiungere il livello di Ferrari, Mercedes e Honda. Guardiamo alla Honda e al numero di anni che ha impiegato per raggiungere la concorrenza. Siamo proprio sicuri che questo sia il DNA della Formula 1? Non credo, la Formula 1 dovrebbe essere uno sport in grado di offrire gare interessanti, non scontante, e duelli in pista. Credo che questo voglia vedere il pubblico, ne sono convinto”.

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