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Tost: "Albon farà il rookie test del Bahrain perchè non avrà disputato più di due GP!"

Il team principal Toro Rosso spiega qual è l'artificio che permette alla squadra di Faenza di utilizzare il pilota anglo-thailandese nei test che saranno riservati ai giovani. Tost è convinto che sia stato giusto dare una chance a Daniil Kvyat di tornare nel Circus ora che è maturato.

Franz Tost, Team Principal, Toro Rosso

Andrew Hone / Motorsport Images

Poche persone nel paddock di Formula 1 hanno un’esperienza maturata sul campo come Franz Tost. Il sessantatreenne team principal della Toro Rosso ha un passato da pilota, che lo vide arrivare fino alla Formula 3 tedesca, poi un periodo vissuto nelle vesti di manager di piloti, seguendo Ralf Schumacher. E quando il tedesco approdò alla Williams (motorizzata BMW) Tost accettò un incarico dalla Casa tedesca come ‘track operation manager’. Dal 2006 è il team principal della Toro Rosso, e si avvia ad iniziare la quattordicesima stagione di Formula 1 in un ruolo che lo assorbe completamente.

Con Tost si può affrontare qualsiasi argomento legato alla Formula 1, ma il suo preferito è sempre quello sui piloti, o meglio, sui giovani. Nessuno come lui ha vissuto in prima persona la crescita di piloti dagli esordi fino alla consacrazione a top driver di Formula 1, senza andare mai oltre il suo ruolo.

Tost lavora per preparare i giovani del vivaio Red Bull alla chiamata nel team di punta della famiglia austriaca, ma non è lui a decidere chi (e quando) deve spiccare il salto, né chi deve essere accompagnato alla porta per far spazio ad altri.

Tost ‘sta nel suo’, ma è uno spazio che non cambierebbe per nulla al mondo. Basta iniziare a parlare di giovani, e si accende….

Da un po' di tempo Helmut Marko pesca dall’album dei ricordi, richiamando nomi bocciati qualche anno fa. Crede che questa politica possa essere legata ad una crisi del vivaio Red Bull?
“No, è una sciocchezza. Il dottor Marko sta facendo un lavoro fantastico, e credo che nel nostro programma ci siano buoni giovani. Per parlare di un programma giovani in crisi dovremmo avere sia la Red Bull che la Toro Rosso prive di piloti provenienti dal nostro vivaio, ma oggi abbiamo Max Verstappen, candidato a vincere gare e chissà, magari anche il campionato, Pierre Gasly che è in grande ascesa, e altri due fantastici piloti alla Toro Rosso, formando un poker di nomi tra i più esperti e veloci di sempre. Non vedo alcuna crisi”.

Ma questo ripescare dalla lista dei ‘bocciati’ delle precedenti stagioni è stata una fase che si è conclusa o continuerà?
“Ci sono ancora in giro nostri ‘ex’, come Buemi o Vergne, che reputo veloci, ma ormai hanno anche una certa età, e non mi aspetto di rivederli in Formula 1. Ma non dobbiamo vedere queste scelte come se dipendessero esclusivamente da noi: se un giovane pilota non va bene, sa che sarà escluso dal programma, e se nel tempo vediamo che il ragazzo è maturato e cresciuto nella giusta direzione, non ci sono preclusioni, si può tornare indietro. Ed è ciò che è successo”.

Lavora al timone della Toro Rosso con giovani piloti ormai da 14 anni. Come sono cambiati i ragazzi che arrivano nel team dai tempi di Vettel e Liuzzi ad oggi?
“Ogni generazione ha un suo elemento che la distingue, direi che oggi i piloti sono ancora più istruiti, e questa valutazione non ha a che fare con qualche nome in particolare, ma intendo proprio come generazione, che si è evoluta di pari passo al nostro sport. Oggi un giovane che muove i primi passi al volante di una Formula 1 ha già uno stile di guida molto professionale, e si vede che c’è del lavoro dietro. Nei test di Barcellona sono andato in pista ad osservare piloti e monoposto, e ho visto esordienti come Albon, Russell e Norris guidare già in un modo fantastico”.

A cosa crede sia dovuta questa crescita?
“È stato tutto molto estremizzato. I ragazzi oggi iniziano a salire sui kart con continuità già a 6 anni, e possono bruciare le tappe esordendo in monoposto molto presto. La selezione è forte, e chi emerge, anche se giovanissimo, ha indubbiamente qualcosa in più. È un’evoluzione che procede da anni, non una novità di questi tempi. Se qualche anno fa avessimo paragonato Senna, Prost e Schumacher ai ragazzi dell’era Vettel, Hamilton e Rosberg, saremmo arrivati alle stesse conclusioni”.

Quanto c’è di talento e quanto di dedizione?
“La crescita di cui parliamo si avverte in ogni sport. È conoscenza, educazione sportiva che viene trasmessa ai ragazzi sin da giovanissimi, ormai si parla abitualmente di scienza nello sport, di alimentazione, di psicologi, ed altri aspetti di questo tipo. E i risultati nel mondo di tutti gli sport professionali si vedono. Sono convinto che il livello raggiunto dai 20 piloti che sono oggi in Formula 1, sia molto più alto rispetto al passato. Trent’anni fa c’erano quattro o cinque campioni di grande talento, ma il resto della griglia era composto da piloti arrivati in Formula 1 per altri motivi, non certo per le loro capacità di guida. Oggi non c’è un solo pilota sulla griglia di partenza che non meriti di essere in Formula 1, sono davvero tutti bravi”.

C’è un’osservazione che incuriosisce: oggi i piloti arrivano in Formula 1 più preparati nonostante siano stati aboliti i test….
“È vero, e vi spiego i motivi. Oggi la media dei piloti è molto più istruita rispetto al passato, e questo è un elemento cruciale. È vero che di prove in pista non ce ne sono quasi più, però la tecnologia dei simulatori ha fatto passi da gigante, arrivando ad un buon livello di riproduzione di ciò che accade in pista. C’è poi un altro motivo. I piloti non possono scendere in pista per test in monoposto, ma possono farlo in kart, e sono tantissimi quelli che continuano a farlo anche dopo essere passati nelle formule minori. Il karting è perfetto per tenere allenato il sistema nervoso, per mettere alla prova i tempi di reazione, per questo sono particolarmente favorevole a chi continua ad allenarsi sui kartodromi. Come tutti gli sportivi, anche i piloti hanno bisogno di allenamento, e se non si può guidare una Formula 1, si fa training con altro”.

Parliamo di Alex Albon. Ha assaggiato la Formula 1 per la prima volta nel filming-day che avete completato a Misano Adriatico, e nei test di Barcellona era già li davanti… sembrava uno che ha masticato Formula 1 da tempo...
“Era molto forte nel karting, penso che nel 2010 abbia vinto un campionato di riferimento ed è entrato nel programma Red Bull Junior. Poi in Formula Renault non è andata bene ed è uscito dal programma Red Bull, non ne conosco i motivi ma voglio scoprirlo, mi interessa capire cosa è successo. Poi in Formula 3 e GP3 è andato molto bene, confermandosi come primo avversario di Leclerc, mentre in Formula 2, dopo un primo anno condizionato da un incidente importante, nel 2018 è andato molto bene. Si è visto chiaramente il suo talento e la sua crescita in generale, e la Red Bull lo ha richiamato. Lo scorso anno la Formula 2 è stata molto tosta, e non è un caso che i primi tre siano tutti in Formula 1. Tornando al suo approccio molto naturale con la Formula 1, lo scorso inverno abbiamo lavorato al simulatore e con gli ingegneri, cercando di prepararlo nel miglior modo possibile. E torniamo al punto di cui abbiamo parlato prima: per questi piloti una volta seduti in macchina guidare non è un problema. Al massimo il problema arriva quando esci dall’abitacolo e devi confrontarti con sette ingegneri, quello del telaio, il telemetrista, il motorista, l’aerodinamico, quello degli pneumatici…tutti vogliono i feedback. E questo che complica maggiormente la vita ad un esordiente. Noi abbiamo fatto tutto il possibile per prepararlo a questa situazione”.

Quanto è cambiato il lavoro della Toro Rosso nel corso degli anni?
“Meno di quanto si possa immaginare. Il nostro obiettivo è stato sempre lo stesso: guidare nella crescita i giovani piloti provenienti dal vivaio. Quando nel 2005 Mateschitz acquistò la Minardi, il piano era molto chiaro: strutturare una squadra al fine di preparare i piloti al passaggio in Red Bull. Inizialmente abbiamo condiviso anche la monoposto con il nostro team maggiore, poi il regolamento non lo ha più permesso e ci siamo strutturati per essere indipendenti, ma la nostra missione è sempre la stessa”.

Lo scorso autunno un altro giovane, Pierre Gasly, ha lasciato la Toro Rosso per passare alla Red Bull. Come vive la squadra queste promozioni? C’è soddisfazione o anche un pizzico di rammarico nel dover rinunciare ad un pilota con più esperienza?
“Poter disputare una seconda stagione con Pierre Gasly sarebbe stato fantastico, perché avrebbe concretizzato con Toro Rosso il lavoro fatto lo scorso anno. Ma succedono eventi imprevisti, come quando lo stesso Kvyat fu chiamato in Red Bull dopo una sola stagione con noi. Io ero convinto che non fosse ancora pronto, ma Vettel passò alla Ferrari e di conseguenza Daniil fu chiamato ad affiancare Ricciardo. Sia chiaro: Daniil è andato forte, ma non è solo questione di spingere, è un lavoro molto complicato”.

Crede che Kvyat abbia fatto la scelta corretta nel rimettersi in gioco proprio nel team che lo aveva messo a piedi in un modo non proprio elegante?
“Sì, la scelta di tornare alla Toro Rosso è quella giusta, non fai mai una scelta sbagliata se vai alla Toro Rosso…(Tost ride…)”.

Potrebbe però aver perso l’opportunità di costruirsi una carriera in Ferrari, nel mondo Gran Turismo.
“Con tutto il rispetto, è stato chiamato a correre in Formula 1”.

Ritiene che anche Ricciardo abbia fatto la scelta corretta nel salutare la Red Bull per passare alla Renault?
“No, secondo me no. Ovviamente è solo la mia opinione personale, lasciare la Red Bull Racing è una scelta che non ho capito e che non capirò mai”.

Diciamo che l’atmosfera nel team non era più quella di quando era arrivato…
“Devi capire se cerchi un'atmosfera fantastica o se vuoi vincere delle gare. In contesti vincenti spesso l’atmosfera non è delle migliori, se cerchi tranquillità puoi trovarla a casa con moglie o fidanzata, non in un box di Formula 1. Io la vedo così”.

Sommando ai quattro attuali i vostri ‘ex’, oggi ci sono ben sette piloti sulla griglia di partenza provenienti dal vivaio Red Bull…
“È positivo avere in Formula 1 così tanti piloti cresciuti nel programma giovani Red Bull, ma ci sono ancora 13 posizioni aperte. Significa che abbiamo ancora del lavoro da fare!”.

Vedremo ancora Sean Gelael nei rookie test in programma tra Bahrain e Barcellona?
“Se Sean confermerà una buona crescita non è escluso. Ma in Bahrain avremo un altro rookie...”

Di chi si tratta?
“Lo conoscete! Il regolamento dice che un rookie è pilota che non ha disputato più di due Gran Premi, e Albon dopo la gara di Al Sakhir avrà due gare all’attivo in Formula 1”.

Alla vigilia del Mondiale non possiamo non chiederle un pronostico su ciò che farà la Toro Rosso.
“Vedremo. Credo che abbiamo un pacchetto che ci possa consentire di disputare delle buone gare, mi aspetto di confermarci spesso in zona punti. Abbiamo una buona macchina, abbiamo un fantastico propulsore e abbiamo due piloti davvero bravi. Sfortunatamente anche i nostri avversari diretti sono agguerriti, l’Alfa Romeo ha fatto un lavoro fantastico, Haas è molto veloce, Racing Point è sempre competitiva e la Renault è in crescita. Il confronto a metà schieramento sarà molto serrato, e credo che alla fine si arriverà a giocarsela sui centesimi. Ma sono convinto che saremo in grado di metterci dietro parecchi dei nostri avversari”.

Se il Mondiale fosse un confronto tra i team a metà classifica sarebbe tra i più imprevedibili di sempre!
“È questa la direzione che deve prendere Liberty per il futuro della Formula 1. Le squadre che ho citato hanno tutte un budget simile, 140-150 milioni, mentre i top team si avvicinano a 500. Le tre squadre di vertice sono un mondo a parte, e questo non è un bene per lo sport, forse ad inizio campionato saremo ad una distanza accettabile, ma poi loro spingeranno sullo sviluppo e spiccheranno il volo. Non ci sono limiti per quei team: se hanno bisogno di 200 milioni per lo sviluppo in qualche modo li ottengono, mentre per le squadre a metà classifica la realtà è diversa. Quando in un team di metà classifica viene proposta un’evoluzione, la prima domanda è sempre la stessa: possiamo permettercela?”.

Sembra che in ottica 2021 si vada verso il budget-cap, e la FIA ha comunicato che intende aprire un bando per un cambio comune a tutte le squadre. È favorevole a questa direzione?
“Personalmente sarò contento se potremo avere in macchina più componenti standard, perché vorrebbe dire ridurre molto i costi. Non solo per la realizzazione dei pezzi in sé, ma soprattutto per l’azzeramento degli sviluppi. Lo dico chiaramente: a chi importa che un cambio sia standard o meno? Non ci sono più grande differenze di performance su questo fronte, lo è stato quando la Ferrari di John Barnard portò l’automatico in Brasile nel 1989 vincendo quella gara con Mansell, ma parliamo di 30 anni fa! Oggi il cambio non è nulla di speciale, sulle tribune il pubblico non lo vede mica, che ne sa se è in alluminio o in carbonio...ma per un team avere una componente standard vuol dire risparmiare un sacco di soldi. Il cambio è solo un esempio, ma in questa direzione c’è ancora molto da fare, e mi auguro che venga fatto”.

Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Alexander Albon, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso, parla con un membro del team
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14, con dei tifosi
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14 riflesso specchietti
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Franz Tost, Team Principal, Scuderia Toro Rosso, in the Team Principals Press Conference
Franz Tost, Team Principal, Toro Rosso
Franz Tost Team Principal,, Scuderia Toro Rosso e il Dr. Helmut Marko, consulente Red Bull Motorsport
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Alexander Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Alex Albon, Scuderia Toro Rosso STR14
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14 con aero paint sull'ala posteriore e sul diffusore posteriore
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR14 con aero paint
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