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Toro Rosso: la strana strategia dei piloti di scuola Red Bull

Helmut Marko, dopo aver blindato i sedili della Red Bull Racing con la coppia Verstappen-Ricciardo, ha chiuso anche il cammino dei giovani piloti in Toro Rosso con la conferma di Sainz-Kvyat e bocciando Gasly. Ma quel è la strategia?

Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11 pit stop

Foto di: XPB Images

Max Verstappen, Red Bull Racing parla con il Dr. Helmut Marko, Consulente Red Bull Racing Team
Max Verstappen, Red Bull Racing
(L to R): Dr Helmut Marko, Red Bull Motorsport Consultant with Franz Tost, Scuderia Toro Rosso Team
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11 pit stop
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
(Da sx a dx): Frederic Vasseur, Direttore Corse Renault Sport F1 Team con Pierre Gasly, terzo pilota
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso
Carlos Sainz Jr., Scuderia Toro Rosso STR11
Daniil Kvyat, Scuderia Toro Rosso STR11

La politica di gestione dei piloti della Red Bull ha fatto discutere più volte. Il progetto Toro Rosso, anche se a costi non certo contenuti, ha permesso ad Helmut Marko (nell’arco di dieci stagioni) di poter provare sul campo un nutrito numero di giovani piloti.

Nella sede di Faenza a partire dal 2006 sono transitati Vitantonio Liuzzi, Scott Speed, Sebastian Vettel, Sebastien Bourdais, Jaime Alguersuari, Sebastien Buemi, Daniel Ricciardo, Jean-Eric Vergne, Daniil Kvyat, Carlos Sainz e Max Verstappen.

Di questi undici piloti, quattro (Vettel, Ricciardo, Kvyat e Verstappen) sono stati successivamente promossi in Red Bull Racing, completando il percorso iniziato, e finanziato, a partire dalle formule minori.

L’ultima promozione risale allo scorso mese di maggio, quando Verstappen ha strappato il volante a Kvyat nella squadra maggiore retrocedendo il russo in Toro Rosso. La conferma del contratto biennale di Ricciardo, e quello a lungo termine di Verstappen (si parla di scadenza al termine del 2019), ha di fatto chiuso le porte della Red Bull per un lungo periodo di tempo.

In questo quadro appare molto difficile collocare la scelta per il 2017 di confermare in Toro Rosso l’attuale tandem di piloti applicando quelle che sono state gli obiettivi che hanno contraddistinto finora il progetto di avere uno junior team di Formula 1.

Helmut Marko non ha mai fatto mistero di cercare sempre “the next big thing”, ovvero il prossimo talento dal valore assoluto, il nuovo Ricciardo o Verstappen. Se l’olandese lo scorso maggio è stato preferito a Sainz, non si può che dedurre che Carlos nelle valutazioni Red Bull sia un gradino (magari piccolo) sotto Verstappen, ed il ragionamento si può applicare anche a Kvyat.

Curiosamente Marko avrebbe potuto liberarsi di Sainz senza accompagnarlo alla porta del paddock, (come è accaduto per tutti gli altri “bocciati”) visto che lo spagnolo in Formula 1 aveva la possibilità di accettare un buon contratto da parte della Renault.

Ma il manager austriaco questa volta ha puntato i piedi, impugnando il contratto e bloccando di fatto Carlos in Toro Rosso. Può essere letto come un attestato di stima, ma a quale fine? Nel paddock ci sono due linee di pensiero.

La conferma di Sainz può essere vista come una scelta per cautelarsi da una possibile partenza di uno degli attuali piloti Red Bull a fine 2017, anche se i contratti confermano sulla carta il tandem Ricciardo-Verstappen fino al termine del 2018. Marko potrebbe però temere che Ricciardo possa cedere ad un’eventuale chiamata della Ferrari, squadra che al momento non ha nessuno degli attuali piloti confermati per la stagione 2018.

Ma c’è anche un altro aspetto. Le nidiate del vivaio Red Bull, per anni straordinarie, non sono più floride come in passato. Il Red Bull junior team vede al momento come candidato di punta quel Pierre Gasly che lo scorso weekend ha appreso ad Austin di ritrovarsi a piedi senza tanti complimenti.

Il francese è in piena corsa per il titolo GP2 (si giocherà il successo finale con Antonio Giovinazzi ad Abu Dhabi) ma anche nell’eventualità che centrasse l’obiettivo, la promozione in Formula 1, che sembrava scontata, non ci sarà. Per lui si parla di un futuro in Giappone, e qualora decidesse di non sganciarsi del tutto dal treno Red Bull, al massimo ci sarà un ruolo da terzo pilota, che però per Marko è quanto mai prezioso.

Alle spalle del francese il Red Bull Junior Team non è infatti zeppo di potenziali talenti come qualche anno fa. La mancanza di fiducia in Gasly ha di fatto reso indispensabile la riconferma del tandem Sainz-Kvyat.

La Toro Rosso è pur sempre una squadra che negli ultimi anni ha fatto investimenti ingenti, e senza piloti di qualità il rischio è quello di perdere terreno in una classifica Costruttori in cui non è ancora arrivato quel salto nella top-5 sospirato da tempo.

Senza Sainz e Kvyat la Toro Rosso sarebbe stata costretta ad uscire dal mercato interno per andare a pescare per la prima volta al di fuori del proprio vivaio. E questa notizia, per una Red Bull che ha speso centinaia di milioni per il suo junior team, non sarebbe stata una buona notizia.

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