Schumacher, sono già tre anni dalla tragica caduta sugli sci
L'incidente sulle nevi di Meribel il 29 dicembre 2013 sembra aver fermato il tempo nella vita di Michael Schumacher che da tre anni lotta per superare i drammatici effetti di una banale caduta. Il campione tedesco non ha smesso di lottare...
Foto di: XPB Images
Sono trascorsi tre anni da quel 29 dicembre 2013. Mentre il mondo del motorsport sonnecchiava in piena pausa natalizia, ecco una notizia che ad un primo impatto sembrò quasi irreale: Michael Schumacher ricoverato in gravi condizioni presso l’ospedale francese di Grenoble.
Il tutto dopo una caduta sugli sci, sulle piste di Meribel, a causa della quale il sette volte campione del Mondo riportò un grave trauma cranico ed un arresto cardiaco. Questo accadeva trentasei mesi fa.
Alla fase iniziale in cui Schumacher subì due interventi al cervello per provare a rimediare il danno assonale riportato nell’impatto contro una roccia, ha fatto seguito una prima riabilitazione in un centro specializzato di Losanna, poi nel mese di settembre 2014 c'è stato il trasporto nella sua casa di Gland.
Da allora non ci sono più stati bollettini medici, ma solo poche comunicazioni della famiglia (arrivate dalla storica Pr di Michael, Sabine Kehm) per lo più mirate a smentire speculazioni. Raramente, però, si è visto un rispetto di quella privacy chiesta dall’entourage di un personaggio di una caratura globale.
A tre anni dal terribile incidente, ed a quattro dal suo definitivo ritiro dalla Formula 1, gli addetti ai lavori del Circus si interrogano costantemente su “Schumy”, ma lo fanno con grande pudore. Se ne parla, certo, ma sottovoce, con una forma di rispetto che inorgoglirebbe molto Michael. C’è il desiderio di sapere qualcosa in più, perché un uomo che ha stupito a lungo potrebbe farlo ancora.
Poi la frase successiva è sempre sull'inimmaginabile storia che anche a distanza di tre anni dopo non smette di far scuotere il capo. Perché la vicenda di Schumacher in fondo ci ha ricordato in modo smaccato che il pericolo non è limitato al perimetro di una pista, ma fa parte della vita di tutti i giorni, anche se ti chiami Schumacher, il pilota più vittorioso nell’intera storia della Formula 1.
Sono trascorsi trentasei mesi da quel giorno di Meribel, e ancora si fatica ad accettare quanto è accaduto. La vita prosegue, come è giusto che sia, ed il volto del tempo che passa è quello di Schumy Jr., passato da essere un giovane kartista seguito e guidato dal celebre papà, a pilota di Formula 3.
La visita di Mick lo scorso luglio ad Hockenheim ha emozionato tanti addetti ai lavori, soprattutto quelli che hanno lavorato direttamente con Michael. Anche in questo caso è stato ammirevole il senso di rispetto che il paddock ha confermato nei suoi confronti.
Nessun approccio invadente, nessuna domanda sul papà, tanti sorrisi di affetto e stima per un cognome che ha lasciato un segno indelebile nel motorsport. Non è così scontato in un mondo il cui il gossip guadagna sempre terreno sul giornalismo tradizionale: nei giorni scorsi alcuni giornali hanno rifiutato di pubblicare un'immagine di Michael rubata all'interno della casa-clinica che è stata offerta a un milione di euro.
Il tempo che passa definisce la figura di Mick, ma allo stesso tempo affievolisce un po’ la speranza che resta dentro ognuno di noi di leggere, un giorno, una bella notizia. Ma è pur sempre Michael Schumacher, ed è bello sperare che lui possa stupirci ancora...
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