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Sainz: "La memoria mi aiuta in F1 e lo devo a papà Carlos"

In un'intervista al Corriere della Sera, Carlos Sainz Jr. racconta del suo presente, l'esordio in Ferrari, ma anche del passato e di come abbia preferito la pista alla F1 per impatto immediato e per aver conosciuto Schumacher e Alonso nel 2005.

Carlos Sainz and Carlos Sainz Jr.

Foto di: Red Bull Content Pool

Carlos Sainz ha vissuto a Sakhir il primo fine settimana della carriera da pilota della Ferrari. Un bel traguardo per il 26enne madrileno. Forse, però, sarebbe più corretto parlare di nuovo punto di partenza e di una grande opportunità.

Sulle colonne de Il Corriere della Sera, in un'intervista esclusiva, lo spagnolo della Rossa ha raccontato le proprie sensazioni dopo l'esordio in Bahrain, ma anche molte altre curiosità, come ad esempio la scelta di non seguire le orme del padre e correre nel WRC, ma anche il rapporto con i piloti attuali più forti della Formula 1 che sfida di domenica in domenica.

"In Bahrain è stato un buon inizio, più per le sensazioni che per il risultato. Ottavo non è niente di speciale, ma non mi aspettavo di adattarmi così rapidamente alla squadra e alla macchina. Sono riuscito ad andare veloce da subito, ma voglio molto di più".

"Essere studioso è un approccio fondamentale soprattutto al primo anno in una nuova scuderia. Da fuori non si capisce come sia diverso cambiare team e monoposto. È un altro mondo, un’altra categoria: è normale che al mio primo GP con la Ferrari non sia lo stesso Carlos del GP numero 40 con la McLaren. Lì sapevo tutto: cosa fare con l’ala anteriore, con il differenziale, come partire, come indirizzare lo sviluppo. Procedure che ora devo apprendere, perciò voglio stare il più possibile a Maranello".

Carlos è considerato come un pilota dalla grande memoria, che spesso lo ha aiutato a ottenere grandi risultati nelle formule minori e nel Circus iridato nel corso delle ultime 7 stagioni.

"Ad avere memoria me lo ha insegnato papà: a 11 anni mi chiedeva di ricordare la pressione delle gomme, il set-up, il tipo di assale. All’inizio è stato difficile dargli retta, non capivo perché dovessi sapere tutto. Solo ora l’ho compreso e mi sta aiutando tantissimo in F1, senza quella lezione non sarei cresciuto".

A proposito di papà Carlos, Sainz Jr. prova a delineare un rapido ma efficace profilo del 2 volte iridato WRC e del pluri-vincitore della Dakar: "Lui è papà, ma anche una specie di manager: è sempre stato al mio fianco, pure quando sbagliavo".

"Io sono più tranquillo rispetto a papà che è sempre carico. Come mamma, sento di meno la pressione. Vivo più rilassato".

interessante poi il racconto su come ha vissuto il rapporto con i piloti, suoi coetanei, all'inizio della sua carriera. Ma anche quanto sia stato determinante l'aiuto di papà Carlos nell'affrontare al meglio le gare.

"Gli avversari erano motivati dal mio cognome, sono abituato a lottare da sempre. È come nel calcio: se Andrea Pirlo va alla partita del figlio, gli avversari si mettono in mostra. Io pensavo fossero amici e invece... Facevamo merenda insieme, ci vedevamo la sera per una pizza, ma dopo in pista mi buttavano fuori. Volevano superarmi a ogni costo, finché qualcosa non è cambiato nella mia testa. Papà mi disse: “Mangiateli o sarai mangiato”. Così sono diventato più cattivo, ho smesso con le pizze per non sentirmi amico di nessuno. Ero lì per correre, non per fare nuove conoscenze".

Sui suoi avversari di oggi, invece, dice: "Si capiva subito che Max era speciale, che aveva doti fuori dal comune. Essere riuscito a tenergli testa mi ha dato fiducia per continuare in F1, sapevo di essere nel posto giusto. Di potermela giocare con chiunque. Leclerc, di speciale, ha la sua storia. Ha perso un amico, Jules Bianchi, poi il papà. È diventato ancora più forte superando tremendi drammi. Per questo lo ammiro molto, ho seguito tutta la sua carriera".

Su Hamilton, poi, aggiunge: "Ha tutte le qualità che un pilota vorrebbe avere. Non ha punti deboli, lo vedo in pista. Forse gli è mancata la competizione in qualche stagione, doveva battere uno-due avversari al massimo. Ma se mettessimo tutti sulla stessa macchina, Lewis sarebbe tra i migliori. Quasi certamente il migliore".

Guardando ai piloti del passato Carlos ammette: "Avrei voluto correre accanto a Schumacher del 2004, all’apice della carriera. Vorrei stare accanto a lui solo per sapere come è diventato leader. E poi Gilles Villeneuve, l’ho conosciuto dai racconti di mio padre e poi su YouTube. Anche Lauda e Alonso, ma Fernando lo conosco di più".

Sainz e Leclerc formano quest'anno la coppia piloti Ferrari più giovane dal 1968: "Alcuni pensano che siamo troppi giovani per la Ferrari, ma io ho 26 anni e sono alla settima stagione in F1. Ho le capacità per aiutare questa squadra a tornare nelle posizioni vincenti. Di Charles già si conosce il valore, lo ha dimostrato. Stiamo spingendo forte a Maranello, siamo sempre al simulatore, con ingegneri e meccanici. Due piloti giovani portano una grande energia, siamo carichi e abbiamo voglia di vincere".

Carlos, avendo un padre 2 volte campione del mondo WRC, ha scelto di correre in monoposto, preferendo la pista ai rally. Ecco perché: "Perché adoravo la F1, nel 2005 al GP di Spagna ho conosciuto Schumacher e Alonso e dopo è stata una scelta naturale. Anche su una macchina da rally posso essere veloce, ma devo conoscere il mezzo e la strada. Non ho il controllo che ha mio padre al primo colpo".

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