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Analisi

Rosberg: un sogno diventato realtà che non sarà più ripetibile

Nico, diventando campione del mondo 2016 con la stessa Mercedes di Hamilton, ha centrato l'impresa che inseguiva. Ha battuto Lewis e il suo talento. E per riuscirci ha dato tutto. Si è ritirato rinunciando a 40 milioni di euro. Perché...

Il Campione del Mondo della Formula 1 Nico Rosberg

Il Campione del Mondo della Formula 1 Nico Rosberg

FIA

Il vincitore della gara Nico Rosberg, Mercedes AMG F1
Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 dopo aver chiuso al secondo posto il Campionato Mondiale
Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 festeggia il suo Titolo Mondiale con la moglie Vivian Rosberg e il team
Nico Rosberg, Mercedes AMG F1, 2016 World Championship Victory Behind-the-Scenes
Nico Rosberg, Mercedes AMG F1, 2016 World Championship Victory Behind-the-Scenes
Nico Rosberg, Mercedes AMG F1, 2016 World Championship Victory Behind-the-Scenes
Nico Rosberg, prima vittoria Mercedes AMG F1 - Cina 2012
Mercedes W07 Hybrid di Nico Rosberg, Mercedes AMG F1
Race winner Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 celebrates at the end of the race
Kazuki Nakajima e Nico Rosberg con la nuova Williams FW30
Campione GP2 2005: Nico Rosberg
Nico Rosberg e Lewis Hamilton
Nico Rosberg
Nico Rosberg and dad Keke

Ci sono piloti che corrono per inseguire il sogno di una vita, altri che vivono per correre. Nico Rosberg appartiene alla prima categoria, ed è tra i pochissimi ad essere riuscito a trasformare il suo ambizioso desiderio in una dolce realtà.

A 31 anni Nico ha tirato le somme di una carriera durata quasi un quarto di secolo, un percorso che indubbiamente lo ha gratificato, ma ad un prezzo molto alto. Per 25 anni Rosberg non ha dovuto solo inseguire traguardi sportivi, impresa già di per sé decisamente impegnativa. Il tedesco in più ha dovuto sconfiggere la diffidenza che c’è sempre stata nei suoi confronti, perché quando un figlio di papà punta ai massimi traguardi i confronti diventano impegnativi.

Il tempo cambia le cose, e i detrattori di Nico hanno dovuto fare retromarcia. Rosberg non solo è riuscito a laurearsi Campione del Mondo, ma lo ha fatto battendo a parità di vettura il pilota più completo presente oggi sulla griglia di partenza della Formula 1.

Per farcela ha dovuto superare i suoi stessi limiti, conscio che, a parità di impegno, contro il talento naturale di Hamilton non avrebbe avuto chance. Lo sapeva molto bene Nico, sin dai tempi del karting, quando la stella dell’allora baby della McLaren offuscò subito il biondo figlio di Keke Rosberg.

I due si salutarono al passaggio in monoposto (Formula Renault 2.0 per Lewis, Formula Bmw per Rosberg) per poi ritrovarsi in Formula 3 nel 2004, stagione non fortunata per entrambi: 4. Rosberg, 70 punti, 5. Lewis, due lunghezze alle spalle.

Non si incrociarono in GP2 (Nico campione 2005, Lewis 2006), utilizzando la stessa monoposto del team ART, un telaio Dallara esposto nella sede del team francese con la livrea 2005 sul lato sinistro e quella 2006 sul destro.

Poi è stata Formula 1, con la stella di Hamilton esplosa senza pagare il minimo dazio all’apprendistato, e quella di Nico costretta ad ambizioni differenti a causa di una Williams che non poteva ambire al podio. Infine le strade sono tornate a coincidere, ed è storia recente.

Dietro la vittoria di Rosberg nel Campionato Mondiale 2016 di Formula 1 c’è un fattore base: la consapevolezza di essere meno veloce di Hamilton in termini di talento. Questo ha portato Nico a maturare la capacità di infilarsi nelle crepe della stagione del rivale, sfruttando ogni sua debolezza, ogni sua sbavatura. Semplice a dirsi, meno da mettere in pratica, perché farsi trovare pronti nei momenti in cui anche un asso come Hamilton commette qualche errore e tutt’altro che facile.

Rosberg c’è riuscito, ma lo sforzo è stato notevole. Le tre parole pronunciate nella notte di Abu Dhabi sono il riassunto perfetto di un Mondiale vissuto ai limiti della sopportazione: “Ho dato tutto”. Nico lo ha fatto fino agli ultimi metri dell’ultima drammatica gara, poi, passato sotto la bandiera a scacchi, la sua vita è cambiata.

Ha raggiunto il sogno di essere come papà Keke, ha rimandato al mittente quel cappellino che Hamilton gli lanciò provocatoriamente nel retropodio di Austin dodici mesi prima, si è tolto dalle spalle il fardello scomodo dei record di “re senza corona”, ed ha raggiunto l’obiettivo che sognava da sempre: “Vincere contro Lewis è fantastico”.

Il suo ritiro ha colto tutti di sorpresa, ma pensandoci bene una logica c’è. Nico non vive per correre, ha inseguito un sogno e lo ha raggiunto. Non è un appassionato viscerale di questo sport, e senza l’adrenalina che anima gli accaniti di questo sport, diventa dura trascorrere sei mesi lontano dalla famiglia.

Rosberg sa meglio di chiunque altro il prezzo che ha pagato per la vittoria nel Mondiale, ed è uno sacrificio che non è più disposto a fare. C’è riuscito, e questo basta, anche perché prima di lui nessuno aveva mai festeggiato un titolo da compagno di squadra di Lewis Hamilton, né in Formula 1, né nelle categorie minori.

Un’ultima considerazione riguarda l’aspetto economico. Rosberg avrebbe guadagnato più di quaranta milioni di euro nel biennio 2017/2018, una cifra che sarebbe entrata nelle sue tasche anche vivacchiando, magari con qualche vittoria ma senza la necessità di rivivere lo sforzo del 2016.

Ma al contrario di molti colleghi già plurimilionari che hanno prolungato la carriera solo per motivi finanziari, Rosberg ha detto no. In un mondo come la Formula 1 in cui tutto sembra avere un prezzo, la sua decisione ha confermato che esistono ancora delle belle eccezioni.

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