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Ratzenberger: l'antieroe che voleva la F1 a tutti i costi

Sono trascorsi 26 anni dalla tragedia di Roland nelle prove del GP di San Marino 1994. L'austriaco di 33 anni ha pagato con la vita un errore in pista, ma la scomparsa del "milite ignoto" della F1 aveva scosso solo Senna. Un tragico monito che il Circus non aveva voluto ascoltare...

Roland Ratzenberger, Simtek S941, GP di San Marino del 1994

Roland Ratzenberger, Simtek S941, GP di San Marino del 1994

Era un anti-eroe che voleva entrare nel mondo dei Gran Premi a tutti i costi. Vincere nelle altre categorie del Motorsport non gli era bastato. Per considerarsi un “pilota” pretendeva che il suo nome figurasse nella mitica Guida Marlboro curata da Jacques Dechenaux, la “Bibbia” delle statistiche di F.1 prima dell’avvento di Internet. 

Roland Ratzenberger, Simtek S941

Roland Ratzenberger, Simtek S941

Photo by: Sutton Images

Roland Ratzenberger ha realizzato il suo sogno nel 1994, quando aveva ormai compiuto 33 anni. Un’età tarda per un debuttante, ma non per un innamorato delle corse che inseguiva la F1 da anni. Non era un campione, ma aveva talento. Non aveva soldi, ma una motivazione profonda. Ha disputato un solo GP prima di morire a Imola il 30 aprile 1994. Ha pagato un errore con un destino crudele. Era appena entrato nel Circus e n’è uscito senza lasciare traccia, se non dolore.

Perché il “Topo di montagna” (è la traduzione letterale del cognome Ratzenberger), finalmente era uscito dalla tana. Roland era riuscito caparbiamente a trasformare la sua passione in una professione. Non era uno dei tanti piloti con la valigia piena di dollari.

Anzi, la sua scalata al Circus è stata lunga e sofferta: nel 1986 aveva vinto il F. Ford Festival a Brand Hatch nel 1986 con la Van Diemen battendo 126 avversari nella prova unica che valeva una sorta di… campionato del mondo delle piccole monoposto addestrative.

Tanti colleghi che avevano vinto prima di lui come Johnny Herberth, Mark Webber, Jenson Button e Anthony Davidson avevano trovato un rapido ascensore verso la F1. Non Roland, l’austriaco nato il 4 luglio del 1960 a Salisburgo. Il suo percorso è stato lungo, difficile. Quasi un’ossessione, tanto che in diversi piloti lo avevano accolto con simpatia quando si era presentato nel Circus al GP del Brasile 1994 con una Simtek. Stava realizzando il suo sogno.

Roland aveva studiato meccanica alla scuola professionale di Salisburgo e si sporcava le mani facendo il meccanico nella scuola di guida veloce di Walter Lechner.

Era andato a fare la gavetta nella F3 inglese, aveva trovato spazio nel DTM grazie a Helmut Marko che gli aveva messo a disposizione una Mercedes 190E 2.3-16 per correre al Nurburgring. Poi era andato in Giappone per disputare la F.3000 Japan e aveva cominciato a vincere guadagnando i primi ingaggi.

Si era fatto notare anche nelle gare di durata: con il Toyota Team TOM'S si era imposto al Fuji e a Suzuka, secondo alla 24 Ore di Daytona e alla 24 Ore di Le Mans 1993 con la Toyota Sard si era aggiudicato la Classe C2.

A Monte Carlo, dove viveva quando era in Europa, aveva conosciuto Barbara Behlau che gli aveva trovato lo sponsor Russell Athletic per fare il salto in F.1. Finalmente. Il budget copriva i primi cinque GP, poi si sarebbe visto.

Roland Ratzenberger, Simtek S941, GP di San Marino del 1994

Roland Ratzenberger, Simtek S941, GP di San Marino del 1994

La monoposto era la Simtek S941 con motore Ford HB 3.5 V8 progettata da Nick Wirth, il “figlioccio” di Max Mosley, presidente della FIA. Il tecnico aveva trovato in Jack Brabham, il tre volte campione del mondo, il socio per fondare la Simtek Gran Prix per partecipare al mondiale 1994. 

Nick Wirth, Team Principal Simtek, parla con Max Mosley, Presidente FIA, della tragica morte di Roland Ratzenberger

Nick Wirth, Team Principal Simtek, parla con Max Mosley, Presidente FIA, della tragica morte di Roland Ratzenberger

Photo by: Sutton Images

Un pilota doveva essere David Brabham, figlio dell’australiano, l’altro era Roland che portava una dote economica per cominciare. Ratzenberger aveva capito subito dove era finito: usavano i suoi soldi, ma tutte le risorse erano riservate al compagno di squadra e doveva arrangiarsi con quanto gli veniva dato. E così in Brasile non si era qualificata, mentre era parteito 26esimo nel GP del Pacifico che aveva concluso 11esimo.

Il sogno si era avverato: era riuscito a sopperire alle carenze della S941 con la conoscenza della pista di Aida. Sperava fosse un inizio e, invece, a Imola è andato incontro alla fine.

Roland Ratzenberger, Simtek S941

Roland Ratzenberger, Simtek S941

Photo by: Sutton Images

Tutto era iniziato con un banale testacoda alla Tosa durante le prove del sabato: con l’ala anteriore aveva urtato il cordolo all’interno che era molto alto. La toccata era stata a bassa velocitò e l’austriaco anziché tornare ai box per controllare che tutto fosse a posto, si era lanciatoi per un altro giro. Un errore fatale!

Nel dritto velocissimo che portava dal Tamburello alla curva Villeneuve si era staccato un pezzo d’ala. Un frammento che era volato via come fosse un gabbiano. Nel profilo anteriore c’era una crepa e con l’aumento del carico aerodinamico si era letteralmente strappato.

Roland Ratzenberger, Simtek

Roland Ratzenberger, Simtek

Photo by: Sutton Images

Un pezzo è schizzato in aria, ma il resto si è incastrato sotto alle ruote anteriori che si erano sollevate dalla pista, perdendo il controllo della direzionalità. Ratzenberger era lanciato a circa 300 km/h quando aveva provato a frenare.

Avrebbe voluto sterzare per ridurre la velocità d’impatto, ma era impotente, passeggero di un proiettile che si stava per schiantare contro un muro. Ha visto la morte in faccia, perché Roland si era schiantato contro le protezioni della Villeneuve consapevole del suo destino.

L’impatto ripreso nella diretta tv era stato violentissimo. Mentre la Simtek piroettava disintegrandosi fino alla Tosa, il casco di Roland ciondolava da un lato all’altro come se nell’abitacolo ci fosse un pupazzo inanimato.

Roland Ratzenberger, dopo il crash nel GP di San Marino 1994 dove ha perso la vita

Roland Ratzenberger, dopo il crash nel GP di San Marino 1994 dove ha perso la vita

Photo by: Photo 4

Il telaio della S941 aveva uno squarcio sul lato sinistro. Non aveva retto all’impatto come sarebbe successo oggi con i coni anti-intrusione laterale. Ma gli effetti del botto erano stati sconvolgenti: frattura della base cranica, compressione toracica e dissanguamento per lacerazione dell’aorta.

Resti della Simtek S941 Ford di Roland Ratzenberger, dopo il suo incidente fatale

Resti della Simtek S941 Ford di Roland Ratzenberger, dopo il suo incidente fatale

Photo by: Rainer W. Schlegelmilch

L’immagine che si è presentata ai medici era stata raccapricciante perché dalla visiera del casco pulsava il sangue in modo copioso. Grazie a un disperato massaggio cardiaco Roland era stato rianimato. È spirato all’Ospedale Maggiore di Bologna, perché non doveva spegnersi in pista. Altrimenti l’autodromo sarebbe stato messo sotto sequestro. E lo show della F1 si sarebbe fermato. Era suonato un campanello d’allarme, ma la F1 non lo aveva ascoltato.

Ayrton Senna, Williams FW16, Roland Ratzenberger, Simtek S941

Ayrton Senna, Williams FW16, Roland Ratzenberger, Simtek S941

Photo by: Motorsport Images

Solo Ayrton Senna non si era dato pace: aveva voluto andare in pista, per comprendere cosa era successo. Aveva litigato con i commissari e discusso con il medico FIA, Sid Watkins. Magic aveva capito. Ma era stato lasciato solo a cercare di interrompere una sequenza di fatti, coincidenze e tragedie che resterà nella storia del Motorsport come un buco nero.

Roland Ratzenberger viene caricato sull'elicottero medico dopo l'incidente che gli risulterà fatale

Roland Ratzenberger viene caricato sull'elicottero medico dopo l'incidente che gli risulterà fatale

Photo by: Rainer W. Schlegelmilch

Era dal 1982 che non c’era un dramma in gara in F1: come dimenticare lo schianto di Riccardo Paletti al via del GP del Canada. E poi nel 1986 il capottamento di Elio de Angelis nei test al Paul Ricard con la Brabham BT55. La “sogliola”, tanto per cambiare, aveva perso un’ala…

I piloti di F1 credevano di essere diventati immortali ed invece erano tornati a essere dei Cavalieri del rischio…

I piloti sono in griglia, in ricordo un anno dopo la morte di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger

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Photo by: Motorsport Images

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