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Raikkonen: “Spese enormi per i simulatori, sarebbe più economico girare in pista”

Il finlandese nell'intervista rilasciata in esclusiva a Motorsport.com ha toccato diversi punti interessanti che meritano di essere approfonditi. Secondo Kimi è arrivato il momento di tornare a fare i test di sviluppo in pista, anziché concentrare il lavoro sul simulatore. Cosa ne pensate?

Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H

Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H

Mark Sutton / Motorsport Images

Kimi Raikkonen, Ferrari, con Roberto Chinchero
Kimi Raikkonen, Ferrari, 1° classificato, festeggia nel parco chiuso
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Ferrari SF71H bargeboard, GP degli Stati Uniti
Ferrari SF-71H, musetto
Kimi Raikkonen, Ferrari
Ferrari SF-71H rear floor detail
Ferrari SF-71H, mozzo anteriore e brake duct

Liberty Media sta cercando la ricetta giusta per ridare interesse alla F1 dopo che le indagini raccolte dai promotori del campionato hanno registrato che c'è un calo dell'audience televisiva per la decisione di rivolgersi principalmente alle pay tv. Il pubblico che segue i GP è sempre meno giovane e fra un GP e l'altro spesso cala il silenzio sulla F1 fra una gara e l'altra nei grandi mezzi di comunicazione.

Non solo ma il Circus cerca le formule giuste per migliorare lo spettacolo e abbattere i costi che sono sempre più esorbitanti. Per anni i team hanno puntato sulla simulazione sostenendo che il lavoro di sviluppo indoor aveva costi minri rispetto ai test in pista. Ma ora gli investimenti nella realtà virtuale sono diventati tali da far pensare che si possa rovesciare il concetto.

E a tal proposito Kimi Raikkonen ha le idee chiare. Sarà che non ha mai amato particolarmente il lavoro al simulatore, sta di fatto che il finlandese della Ferrari dall'alto dei suoi 39 anni, 16 dei quali trascorsi in Formula 1, pensa che le squadre non debbano spingere oltre la ricerca nel mondo virtuale, ma avrebbe più senso tornare a girare in pista. 

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Nell'intervista esclusiva rilasciata al nostro Roberto Chinchero, quando ad Iceman è stato chiesto se rimpiangeva i test in pista è stato molto chiaro:
“Non tantissimo, ma diciamo che stava ai team decidere se girare oppure no. Oggi però vengono spese delle cifre talmente elevate per i simulatori da pensare che sarebbe più economico tornare a girare in pista. Ne sono certo”.

“Non intendo il girare ogni giorno tra una gara e l’altra, ma se si pianificasse un buon numero di test, sono sicuro che sarebbe più economico rispetto ai budget che richiedono i simulatori, e la differenza è che si lavorerebbe nel mondo reale”.

Parole sante, perché si tratterebbe di un lavoro di sviluppo fatto alla luce del sole, magari alla presenza dei tifosi e della stampa come accade in occasione dei test collettivi. Ci sarebbe quindi l'occasione di parlare di Formula 1 riportando le monoposto più vicine alla gente. Certo con il rischio di fare dei danni se si dovesse andare a sbattere. Danni che, invece, al simulatore non ci sarebbero perché basta resettare il programma per ripartire con un nuovo run come se niiente fosse successo.

All'epoca i team inglesi, con la McLaren in testa, quando la squadra di Woking era ancora a tutti gli effetti un top team, avevano osteggiato i test in pista per la sola ragione che la Ferrari disponeva (e dispone) di due impianti propri come Mugello e Fiorano. Un lusso di cui la Scuderia Ferrari non ha più potuto beneficiare se non molto saltuariamente.

Ma ora anche la squadra di Maranello dispone di un reparto di simulazione competitivo, per cui quello che era un vantaggio degli inglesi si è azzerato. E tornare a girare in pista, ovviamente con dei limiti ben definiti, vorrebbe dire offrire delle opportunità ai giovani piloti di prendere confidenza con le monoposto di F1. Perché non pensarci? 

 

 

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