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Proposta shock: la F1 col diesel pulito per attrarre le Case?

Il ritiro della Honda alla fine del 2021 apre scenari inquietanti sul futuro del Circus. La F1 si scopre poco appetibile dal punto di vista tecnologico per attrarre nuovi Costruttori nel mondo dei GP e, allora, Stefano "Bernie" Domenicali a capo di Liberty sarà chiamato a scelte drastiche per rilanciare una serie che deve evitare l'implosione.

Pompa benzina e diesel

Foto di: Motor1

Credo che l’addio sorprendente della Honda dalla F1 alla fine del 2021 sia una cattiva notizia da non sottovalutare. Se ne va un colosso che era stato convinto a rientrare nel Circus dopo il precedente abbandono, nel 2008 a causa della crisi mondiale.

Tornata nel 2015 in partnership con la McLaren, Honda lascerà dopo appena sei anni, i primi dei quali sono trascorsi in una complicata ricerca dell’affidabilità e della competitività: già questo lasso di tempo contenuto dovrebbe far meditare; i giapponesi non hanno evidentemente trovato nella F1 quello che si aspettavano e probabilmente si sono pure rotti le scatole di diatribe varie, patti della Concordia (o della Discordia) e di restrizioni a più non posso (ne riparleremo più avanti).

Bisogna prendere atto che la F1 rimasta con soli tre motoristi stenta ad avere un appeal sul mondo dell’automotive: non solo non si sono aggiunti - come si ipotizzava - il gruppo Volkswagen o cavalli di ritorno come Bmw e Porsche, ma si perdono i pezzi.

E questo anche se dalla prossima stagione avremo una Aston Martin ufficiale (la ormai ex Racing Point), marchio peraltro che è già comparso con i colori della Red Bull. Di contro, la Formula E, che pure mai potrà arrivare al livello della sorella maggiore, ha attirato eccome il gotha delle Case che producono automobili: ecco dunque il secondo buon motivo per riflettere.

Il seguito del ragionamento ci porta a quello che a mio avviso è la spiegazione principale del ritiro della Honda: la F1 dell’era dell’ibrido ha tradito le aspettative e ha appiattito la sua curva di sviluppo. Prova poi a essere “verde” ed ecologica, ma lo è di meno della Formula E. 

Inoltre le auto di oggi (e le relative power unit) sono sono degli aggiornamenti, più o meno riusciti, di quelle del 2014 e della stagione iniziale. Non solo: per la logica del contenimento dei costi si stanno sempre di più riducendo gli spazi per la ricerca, per i test e per la tecnologia.

Mancano forse anche idee di rottura e al limite provocatorie, ad esempio - perché no? - quella di proporre l’introduzione di una power unit ibrida con una parte endotermica basata sul motore diesel, propulsore oggi vituperato e ingiustamente messo sotto accusa ma che l’automotive non potrà mai abbandonare a causa degli investimenti fatti in questi anni.

Ecco, alla Honda deve essere mancata una prospettiva di lungo termine, qualunque essa sia. Stefano “Bernie” Domenicali avrà le sue belle gatte da pelare nel rilanciare un mondo che appare in lenta ma costante implosione.

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