Pat Fry lascia la McLaren e tratta con Williams, ma il lungo gardening è un problema
L'inglese di 55 anni dopo aver condotto la transizione fra la vecchia gestione tecnica e l'arrivo del direttore tecnico, James Key lascia la squadra di Woking avendo completato il suo compito. Pat potrebbe andare a Grove, ma sarà libero solo nel 2020. Sarà tardi?
Foto di: Steven Tee / Motorsport Images
È stato il tecnico che ha avuto il compito di guidare l’intricata transizione fra la vecchia gestione tecnica della McLaren e l’approdo di James Key nel team di Woking. Pat Fry, quindi, ha iniziato il suo periodo di gardening dopo un contratto a breve termine nel quale ha contribuito allo sviluppo della MCL34, una monoposto che sta riportando in orbita la squadra diretta da Andreas Seidl che è brillantemente risalita al quarto posto nel mondiale Costruttori.
Con la definitiva uscita di Paddy Lowe dalla Williams c’è chi assicura che Pat possa essere l’uomo giusto per rifondare dalle basi un team come quello di Grove che è sprofondato in fondo alla griglia di partenza sebbene disponga di un motore ibrido Mercedes.
I contatti ci sono, ma l’operazione è tutt’altro che facile, dal momento che Fry non potrà essere libero dai vincoli contrattuali del gardening fino all’inizio del prossimo anno quando la monoposto 2020 sarà già stata completata.
Il 55enne ingegnere inglese, quindi, deve sperare che la McLaren sia disposta ad accorciare il periodo di fermo, anche se un portavoce della squadra di Woking non ha voluto commentare la situazione, sostenendo che non entrano nel merito delle questioni private.
Anche Claire Williams è stata evasiva: "Siamo soddisfatti della gestione tecnica del nostro team, ma stiamo esaminando le opzioni che sono a nostra disposizione per valutare se possono essere utili alla nostra struttura. Vi avviseremo se ci sarà qualche annuncio…".
Fry ha iniziato in F1 con la Benetton nel 1987 (è stato ingegnere di Martin Brundle) prima di approdare alla McLaren nel 1993, proprio alla fine dell'era Senna, squadra nella quale ha fatto una lunga trafila fino a diventare chief designer delle monoposto realizzate negli anni dispari (dal 2005 al 2011), essendo il capo dello sviluppo delle macchine degli anni pari.
Poi è diventato direttore tecnico della Ferrari: a Maranello ha pagato il deludente avvio della Rossa nell’era ibrida, prima di diventare un consulente della Manor e tornare alla McLaren.
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