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La mente del pilota F.1: il degrado del cervello simile a quello delle gomme!

Motorsport.com ha partecipato al training che Pirelli ha organizzato a Viareggio da Formula Medicine. Grazie al dottor Ceccarelli abbiamo scoperto quanto la prestazione di un pilota di F.1 di oggi sia condizionata dallo sforzo mentale.

Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine

Foto di: Pirelli

Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Marcus Ericsson, Journey inside the driver's mind event hosted by Pirelli at Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine
Marcus Ericsson, Journey inside the driver's mind event hosted by Pirelli at Formula Medicine
Viaggio dentro la mente del pilota: evento promosso da Pirelli e Formula Medicine

“Il problema è mantenere una velocità di pensiero che sia superiore alla velocità della macchina”, diceva il campione del mondo rally, Walter Röhrl. Eravamo nei primi anni Ottanta, e la figura del pilota professionista non era ancora percepita come un vero e proprio atleta.

Negli ultimi trent’anni abbiamo assistito a una mostruosa evoluzione tecnica in tutte le discipline del motorsport, ma parallelamente è stata colta l’importanza della preparazione fisica di chi siede alla guida, che sia una moto, una vettura a ruote coperte o una monoposto.

Nella seconda metà degli anni Ottanta i piloti hanno iniziato ad osservare maggiore attenzione alla dieta, seguendo anche programmi di preparazione fisica che sono diventati sempre più completi. Ma non solo.

Agli albori del terzo millennio l’attenzione di chi segue i piloti in pista ed anche fuori dai circuiti, ha iniziato a concentrarsi su un nuovo fronte: la preparazione mentale.

Il dottor Riccardo Ceccarelli, fondatore e titolare del centro Formula Medicine di Viareggio, è stato un pioniere di questa frontiera, perfezionando negli anni una notevole conoscenza su ciò che è richiesto ad un pilota professionista per rendere al massimo delle sue possibilità ed elaborando un articolato percorso che consente ad un pilota di studiare e perfezionare il suo rendimento mentale.

Ancora oggi è un argomento di cui si parla molto, ma che è difficile da toccare con mano. Il dottor Ceccarelli ha trovato un partner che si è incastonato perfettamente nel suo contesto, ovvero la Pirelli.

Se si parla di degrado, usura e strategia, si pensa subito alle problematiche legate alle gomme di un weekend di gara di Formula 1, ma curiosamente sono le stesse che deve affrontare un pilota (o qualunque altra persona) che si cimenti in specifici test di mental-training.

Da qui l’idea: consentire a un ristretto gruppo di giornalisti di vivere fianco a fianco dei piloti professionisti constatando cosa vuol dire allenare la mente.

Partiamo da una doverosa premessa: chi più, chi meno, tutti i giornalisti presenti nel centro Formula Medicine sono rimasti a bocca aperta nel constatare le difficoltà emerse per svolgere un tour di esercizi che i due piloti di riferimento, Marcus Ericsson (Sauber) in F.1 e Bruno Spengler (BMW in DTM), eseguivano con una naturalezza disarmante.

Vedere persone “comuni” (di età e provenienza differenti) soccombere in modo disastroso davanti alla concentrazione di un pilota professionista è stato per un momento umiliante… ma indiscutibilmente molto interessante.

Primo concetto: la mente, se non è adeguatamente allenata, sottoposta ad uno sforzo continuativo, subisce un rapido degrado di efficienza. Strategicamente gli esercizi eseguiti hanno proposto l’abbinamento con il tema familiare relativo al degrado degli pneumatici: e si è capito che utilizzando opzioni più prestazionali, aumenta la velocità di degrado e usura.

Abbiamo provato ad affrontare esercizi di concentrazione apparente semplici, e ci siamo dovuti arrendere all’evidenza. La prima prova ci ha posti davanti ad un monitor in cui apparivano nomi di colori, che solo a volte coincidevano con il colore stesso: era necessario una semplice pressione su un bottone “vero” (quando i due colori coincidevano) o sul “falso” in caso contrario. E con l’aumentare del degrado la luminosità andava calando, rendendo tutto più difficile fino a rendere la scritta impercettibile.

Ebbene, dopo il primo minuto è iniziato il nostro calo, ma non quello di Ericsson, che ci ha… doppiati ottenendo a parità di tempo il doppio delle risposte corrette, e soprattutto riuscendo ad andare ad una velocità molto maggiore rispetto a noi “normali”.

“E’ un esercizio che mira a confondere il cervello – ha chiarito il dottor Ceccarelli – ed in più c’è l’aggravante del limite di tempo a disposizione per rispondere. E’ di fatto uno stress-test, l’obiettivo è quello di imparare a tenere a bada la tensione, soprattutto dopo che si commette un errore, quando si tende ad innervosirsi”.

“In pista l’ideale è avere sempre la mente libera, come ad esempio serve ad un tennista. Se ci si trova a ricevere un servizio che può costarci il match, la tensione può far diventare più complesso ciò che qualche decina di minuti prima era naturale”.

Il copione, ovvero l’imbarazzante differenza di riscontri con i piloti professionisti, è stato lo stesso in tutte le prove disputate successivamente, a variare sono stati i distacchi (a volte imbarazzanti, in altre meno) ma non i verdetti.

“Frequento Formula Medicine dal 2005 – ha spiegato Ericsson – e quando è iniziata a crescere la sezione dedicata al mental training ovviamente mi ha subito incuriosito. Nel tempo ho capito quanto sia importante riuscire a mantenere non solo una freschezza fisica, ma anche mentale, che poi è ciò che ci serve durante un Gran Premio. La mente controlla tutto, e se si diventa capaci di gestire al meglio le proprie risorse, i vantaggi sono enormi”.

Non serve aspettare il GP di Melbourne, perché Ericsson ci dimostra quanto aveva appena detto davanti ad un test che prevedeva di stazionare in piedi davanti ad un telaio sul quale erano stati montati nove led luminosi su tre file (sopra la testa, all’altezza dei fianchi e delle caviglie). Bisognava spegnere la luce che si accendeva il più rapidamente possibile passandogli davanti una mano, per arrivare subito a quella che si illuminava un istante dopo. Così per tre minuti nella prova di durata e uno in quella sprint.

Ericsson in sessanta secondi spegne in media ottantacinque luci, mentre tra noi “umani” ha spiccato il responsabile di Pirelli Motorsport Mario Isola (che è arrivato a quota settantadue), dieci ‘luci’ più della media. Sembrava tutto facile, ma una volta sul campo, lo è stato molto meno.

“Questo esercizio riassume un po' tutte le condizioni che vogliamo allenare – ha spiegato il dottor Ceccarelli - servono concentrazione, economia mentale e muscolare, coordinazione, precisione, reattività e fluidità di movimenti”.

Ed in effetti mentre noi ci affanniamo nell’inseguire la luce da spegnere, Ericsson sembra danzare in modo armonioso, limitando i movimenti al minimo, restando con il capo praticamente fermo. In questo particolare test il record appartiene a Scott Redding, con la performance di centoquindici ‘luci’ in sessanta secondi.

Anche nella prova che potrebbe essere più familiare, guidare un simulatore che consente una gara tra quattro piloti emergono differenze evidenti, nonostante si guidi sulla pista amica di Monza. Il pilota Sauber si rivela di un altro pianeta, ma, a conferma che la concentrazione è materia indispensabile, è proprio Marcus a sbagliare la partenza, per cui il successo è andato a un incredulo Mario Isola, che si reso conto del successo solo dopo la bandiera a scacchi.

“Crediamo che questo tipo di preparazione sia particolarmente utile per i piloti e gli sportivi in generale – ha poi commentato il responsabile di Pirelli Motorsport – ma abbiamo avuto modo di constatare che i benefici ci sono per tutti coloro che svolgono un lavoro che prevede diversi momenti di stress. Oggi sappiamo che vari team hanno varato programmi simili per allenare i meccanici che svolgono i pit-stop”.

Alla fine di due giornate fantastiche in cui abbiamo toccato con mano il concetto che nulla si improvvisa quando per due ore si deve guidare al limite una monoposto di Formula 1.

Quando i piloti indossano casco e tuta e si calano nelle loro monoposto diventa difficile percepire qual è lo sforzo al quale sono sottoposti e quale deve essere la preparazione che è necessaria per completare senza cali di concentrazione un GP che dura dai novanta ai centoventi minuti di gara.

E non è solo questione di pilotare, ma anche di gestire decine di parametri diventati vitali nella Formula 1 contemporanea. Ci sarà anche l’idroguida, ma lo sforzo mentale richiesto oggi ai piloti non ha nulla a che vedere con la Formula 1 di venti o trent’anni fa, e improvvisare è impossibile. Non ci credete? Eravamo scettici anche noi….

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