Montezemolo: "Quando Alonso vinceva era felice, se perdeva era colpa del team"
L'ex presidente della Ferrari spiega perché Fernando non sia riuscito a vincere un titolo iridato con il team del Cavallino Rampante, poi esprime il suo pensiero su Vettel e la SF71H.
Foto di: XPB Images
Luca Di Montezemolo ha concesso una lunga intervista al canale podcast Formula 1, nella quale di ripercorso tutte le tappe della sua carriera sportiva, dai primi passi come giovanissimo uomo di fiducia di Enzo Ferrari fino al ciclo vincente che lo ha visto al timone del Cavallino. Un percorso scandito dal racconto dei piloti con cui Montezemolo ha lavorato, dagli inizi con Clay Regazzoni e Niki Lauda, fino a Fernando Alonso e al Sebastian Vettel sfiorato, ma mai visto in azione direttamente.
L’ex presidente della Ferrari ha analizzato le ragioni per cui durante i suoi cinque anni vissuti a Maranello con Fernando Alonso non è arrivato l’atteso titolo mondiale. “Credo per tre motivi – ha spiegato Montezemolo - il primo è legato al momento in cui Fernando è arrivato alla Ferrari, ovvero nel pieno del ciclo Red Bull Racing, che mi ha ricordato molto il momento che avevamo vissuto noi con Michael dieci anni prima. La seconda ragione, anche se non mi piace molto dirla, è che credo sia stato sfortunato".
"Ricordo l’incidente in Brasile tra Vettel e Bruno Senna nel 2012, o il grande errore della squadra nel 2010 ad Abu Dhabi. Non ha perso per suoi errori, in circostanze normali avrebbe vinto almeno uno dei due campionati citati, ed oggi parleremmo in modo differente. La terza ragione è legata al suo carattere. La grande differenza tra Alonso e piloti come Michael o Niki, è che Fernando è… Alonso, non Alonso-Ferrari. Quando vince è felice, quando non vince è colpa del team, è infelice. È stato più lontano dalla squadra di quanto lo fosse Michael nei momenti di difficoltà. Ma Fernando in termine di performance è come Hamilton o Vettel, in gara credo sia come Michael. Lo era e lo è ancora”.
Vettel va supportato
Montezemolo ha poi detto la sua sul ciclo ferrarista di Vettel, seguito in prima persona solo nella fase embrionale dei primi contatti. “È un ragazzo molto carino - ha ricordato - ricordo che venne a trovarmi a casa, e mi portò una scatola di cioccolatini svizzeri. Mi piacque subito come persona, fece una buona analisi di quella che era la sua posizione in Red Bull. Parlammo della possibilità di venire alla Ferrari e gli dissi che Michael era stato il suo primo supporter".
"Arrivò a Maranello a novembre, ed io ero uscito a ottobre, quindi non l’ho mai visto in Ferrari. Il mio feeling dall’esterno, e sottolineo dall’esterno. perché stando fuori ci si può sbagliare, è che sia un pilota veloce, una bella persona che ama Ferrari e conosce le sue responsabilità, ma forse non ha sempre avuto la forza per fare il meglio. Detto questo, è un patrimonio della Ferrari, ricordo che anche Michael all’inizio della sua avventura a Maranello commise degli errori, quindi credo che vada protetto e motivato, per fargli sentire e capire che il team è con lui, Dall’esterno il mio feeling è che ha abbia bisogno di un maggiore supporto dalla squadra, questa è la mia sensazione, ma potrei sbagliarmi”.
“Cosa farei con Vettel se fossi ancora a Maranello? Parlerei molto con lui, gli chiederei cosa vuole, cosa crede che gli manchi, cosa non gli piace, come potrebbe sentirsi meglio, e gli direi che la mia porta è sempre aperta. Poi direi al team manager di garantirgli il massimo supporto pubblico, perché in alcune occasioni ho letto delle critiche, e questo credo sia un grosso errore. Quando sei a Maranello, a porte chiuse, si discute di tutto come è giusto che sia, ma all’esterno il messaggio è che si perde e si vince insieme. A volte quando un pilota fa un errore è perché è sotto pressione e non sente il supporto intornio a sé, e a volte lo scorso anno non mi è sembrato molto freddo in certe situazioni. Ma ripeto ancora, non mi piace quando si parla dall’esterno”.
La monoposto nel 2018 è stata da mondiale
“La squadra ha confermato una buonissima evoluzione – ha concluso Montezemolo - se devo dire la mia opinione, forse in certe occasioni c'è stata troppa pressione, penso che negli ultimi due anni fosse possibile giocarsi il campionato, ed invece il titolo è stato perso con diverse gare di anticipo, non come nel rush finale del 2008, 2010 o 2012. In questi casi bisogna chiedersi perché, e non credo sia una questione di monoposto, visto che lo scorso anno, anche nella seconda metà di stagione, ci sono state diversi weekend in cui la monoposto era molto competitiva”.
Be part of Motorsport community
Join the conversationShare Or Save This Story
Subscribe and access Motorsport.com with your ad-blocker.
From Formula 1 to MotoGP we report straight from the paddock because we love our sport, just like you. In order to keep delivering our expert journalism, our website uses advertising. Still, we want to give you the opportunity to enjoy an ad-free and tracker-free website and to continue using your adblocker.
Top Comments