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Monaco 2015: quando la Mercedes ha "tradito" Hamilton

Nel corso dell'era ibrida della Formula 1 la Mercedes ha raramente commesso gravi errori, ma il team di Brackley lo ha fatto proprio durante il Gran Premio di Monaco disputato esattamente cinque anni fa oggi, negando a Lewis Hamilton una vittoria quasi sicura.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team

Foto di: Alex Galli

Il Gran Premio di Monaco del 2015 deve essere stato un pomeriggio molto frustrante per il campione del mondo in carica Hamilton, che si è trovato a regalare una vittoria senza motivo, facendo un pit stop che non aveva bisogno di fare.

Il dolore è stato in qualche modo alleviato per la sua squadra perché la vittoria è andata a Nico Rosberg piuttosto che ad una terza parte, ma sono comunque sorte tante domande all'interno del box. Una squadra che ha fatto così spesso le scelte giuste, e che sapeva pensare meglio di chiunque altro, ha sbagliato nella foga della battaglia.

Non è la prima volta che un GP di Monaco è stato stravolto proprio nel finale. Nel 2011, l'incidente di Vitaly Petrov ha portato ad una bandiera rossa che ha rovinato un finale potenzialmente fantastico, perché ha permesso a tutti di montare gomme nuove, quindi non abbiamo avuto modo di vedere come si sarebbero svolti gli ultimi giri per i primi tre piloti, ognuno dei quali aveva scelto strategie diverse.

In questo caso invece, l'incidente di Max Verstappen ha scatenato l'effetto opposto, scaldando una gara che fino a quel momento era stata dominata proprio da Hamilton, dando così vita ad uno sprint infuocato di otto giri.

Il secondo anno delle regole ibride è stato più di una semplice lotta tra Hamilton e il suo compagno di squadra Rosberg, perché la Ferrari ha fatto un grande passo avanti nel corso dell'inverno. Il nuovo arrivato Sebastian Vettel ha vinto in Malesia e stava facendo punti costantemente, quindi teneva la Mercedes sulle spine.

Hamilton era in vantaggio nel box Mercedes, ma erano tutti molto ravvicinati. Ha vinto in Australia, Cina e Bahrain, ma Rosberg era sempre lì, e con una vittoria in Spagna ha dimostrato di essere molto coinvolto nella lotta per il titolo. Monaco, dove il tedesco ha vinto sia nel 2013 che nel 2014, sarebbe stato uno snodo importante.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W06

Photo by: Ferrari

Hamilton ha conquistato la pole, e la prima parte della gara non avrebbe potuto andare meglio per lui. Dopo soli cinque giri era già 2"3 davanti a Rosberg, e quando il tedesco è rientrato ai box al 37esimo giro, il distacco era di 7"4. Hamilton è rientrato nel giro successivo per concedersi quella che avrebbe dovuto essere una semplice cavalcata di 40 giri fino alla bandiera a scacchi su un set di gomme morbide nuove.

Il campione in carica non ha semplicemente consolidato il suo vantaggio, ma lo ha incrementato, e al 63esimo giro era 19"6 davanti al compagno di squadra. Ma a Monaco si è sempre nelle mani degli dei, ed è stato al 64esimo giro che Verstappen si è scontrato con Romain Grosjean alla Sainte Devote, e si è resa necessaria la prima Virtual Safety Car in F1.

Come tutti gli altri piloti, Hamilton ha rallentato come richiesto, e in quel giro ha perso circa 14" rispetto ai suoi precedenti tempi, tagliando il traguardo con un giro di 1'33"047. I suoi inseguitori sono andati addirittura più piano, così quando Rosberg ha tagliato il traguardo i monitor hanno suggerito che era 25"7 dietro Lewis.

A quel punto, la direzione gara aveva deciso di trasformare la VSC in una normale Safety Car (il VSC era ufficialmente in posizione per 30 secondi), cosa che le squadre sapevano che sarebbe potuta accadere secondo le nuove regole. Almeno all'inizio, non ha fatto alcuna differenza per i piloti, che hanno corso alla stessa velocità in entrambi i casi.

È stato in questa fase che, passando davanti ad un maxischermo, Hamilton ha intravisto per un attimo i meccanici della Mercedes in piedi nella pitlane. Sapeva che non stava per fare un pit stop, quindi la sua conclusione immediata fu che Rosberg aveva fatto un pit stop, e che probabilmente anche Vettel e gli altri top runner lo avevano fatto.

Il suo primo pensiero è stato che quando le auto sarebbero ripartite dopo la safety car si sarebbe ritrovato gomme morbide usate - con basse temperature e pressioni - mentre alle sue spalle Rosberg avrebbe guidato un gruppetto di rivali sulle supersoft nuove. Mancavano ancora una quindicina di giri, e quindi avrebbe dovuto resistere a lungo.

Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 W06

Nico Rosberg, Mercedes AMG F1 W06

Photo by: Sutton Images

E' questo che ha dato il via a una conversazione con il muretto dei box in cui ha espresso le sue preoccupazioni per le gomme. All'inizio gli era stato detto che sarebbe rientrato ai box, ma poi la chiamata era stata di rimanere fuori.

"Ragazzi, questo non va bene", ha detto Hamilton. "Questi pneumatici hanno perso tutta la loro temperatura. Ora tutti avranno delle opzioni".

E' qui che c'è stato un errore di comunicazione - Hamilton pensava che Rosberg fosse andato ai box, e la squadra non si è resa conto che per questo era così agitato per le gomme. Non stavano lavorando con lo stesso copione.

Invece di rassicurarlo sul fatto che né Rosberg né Vettel avevano fatto un pit stop, la squadra ha dato ascolto alle preoccupazioni di Hamilton per le gomme. Si è deciso che c'era tempo a sufficienza per lui per rientrare ai box e riprendere la leadership davanti a Rosberg e Vettel, quindi l'ordine era di rientrare ai box, dopotutto.

In teoria non c'era nulla da perdere, gli avrebbe dato un po' di comfort in più per questi ultimi giri, e probabilmente gli avrebbe permesso di allontanarsi da Rosberg, che sarebbe stato ancora sulle sue soft usate. In questo modo si poteva evitare che i due finissero in una lotta potenzialmente pericolosa, e si poteva considerare la decisione di fermarsi come una scelta sicura e conservativa.

"Tu fai affidamento sulla squadra" ha detto Hamilton. "Ho visto uno schermo, sembrava che la squadra fosse fuori e ho pensato che Nico avesse fatto un pit stop. Ovviamente non riuscivo a vedere i ragazzi dietro, così ho pensato che i ragazzi dietro fossero rientrai ai box".

"La squadra ha detto di stare fuori, io ho detto: 'Questi pneumatici stanno crollando di temperatura', e quello che supponevo era che i ragazzi sarebbero stati sulle gomme più morbide, mentre io ero sulla gomma più dura. Quindi, mi hanno detto di rientrare ai box. Senza pensare che avessi la piena fiducia che gli altri avessero fatto lo stesso".

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 Team

Photo by: Alex Galli

Anche alla velocità delle Safety Car, un giro di Monaco passa molto velocemente, e la conversazione sui pneumatici, i calcoli e la decisione di rientrare ai box sono avvenuti in pochi secondi. Il grosso problema è stato che nella zona della Piscina Lewis ha preso la Safety Car.

Ha dovuto rallentare al ritmo della Safety Car per un paio di curve, mentre più indietro Rosberg andava ancora più veloce, supper quanto gli fosse consentito dal regolamento, e questa era una differenza cruciale.

Proprio alla fine del giro, poco prima che Hamilton fosse costretto a rientrare ai box, il distacco si è ridotto drasticamente. Per qualche motivo il sistema di gestione della strategia Mercedes non se ne rese conto, anche se, come notò più tardi Toto Wolff, la conferma finale per entrare era stata fatta "50 metri" prima dei box.

Solo quando è uscito dai box, e ha visto passare Rosberg e Vettel in pista, Hamilton si è reso conto dell'accaduto. La squadra aveva sbagliato i conti. "Cos'è successo ragazzi?" ha chiesto Lewis alla radio.

L'ingegnere Peter Bonnington ha fatto del suo meglio per placare il suo pilota, suggerendo anche che Rosberg e Vettel avrebbero potuto perdere la temperatura sulle loro gomme usate e Hamilton avrebbe avuto un vantaggio negli ultimi giri.

Tuttavia, non è stato così. Quando la gara è ripartita, Rosberg ha terminato i restanti giri senza drammi, e Vettel lo ha seguito n seconda posizione. Per Hamilton il terzo posto è stato una misera ricompensa.

Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T

Sebastian Vettel, Ferrari SF15-T

Photo by: Alex Galli

"Il verdetto è che spesso nella vita le cose semplici hanno un grande impatto" ha detto Wolff a Motorsport.com. "E in quel particolare caso il sistema ci ha mostrato dati sbagliati, e sulla base di quei dati abbiamo deciso di rientrare. Pensavamo di avere un buon gap, ma non ce l'avevamo, e siccome a Monaco non c'è il GPS, rende tutto più complicato".

"Pensava che avessimo fatto rientrare Nico, ma non si è reso conto che gli altri non avevano fatto pit stop, non l'ha visto. I nostri dati dicevano che avevamo il margine, e quando ha detto che le gomme erano crollare e che non sarebbero tornate in temperatura, ha aggiunto un sacco di informazioni, e questo ci ha fatto decidere per un pit stop. Ma la questione principale era che avevamo il margine".

"Abbiamo ricevuto la chiamata sbagliata al momento sbagliato, lui che diceva che la temperatura delle gomme era scesa. Pensavamo di avere un margine, ma il margine non c'era...".

Il riferimento di Wolff al sistema GPS della FIA - le cui informazioni sono incorporate nei calcoli delle squadre stesse è stato intrigante. È ovvio il motivo per cui l'ambiente monegasco rende il GPS meno efficace, ma la FIA e le scuderie lo supportano con altre fonti di informazioni di posizione.

Per qualche ragione, la Mercedes non ha colto il ritardo accumulato dietro dietro la safety car, come ha spiegato Wolff: "Pensavamo di avere 3"5 di margine rispetto a un normale pit stop. E questo è scomparso. Da qualche parte i dati sono stati congelati, e dobbiamo scoprire dove. I numeri non quadravano più. La safety car lo ha rallentato un po'..."

In sostanza, i calcoli della Mercedes si basavano sulla velocità prevista di Hamilton per la VSC, ma la presenza della vera Safety Car davanti a lui in quel momento cruciale ha fatto sì che fosse più lento di quanto avrebbe dovuto essere.

Vale la pena di notare che il 65esimo giro di Hamilton, che sostanzialmente includeva il pit stop, è stato di 2'11"3. Al contrario, il pilota della Sauber Felipe Nasr, che è entrato ai box appena 4 secondi dopo, ma che non ha dovuto rallentare per la safety car, ha fatto il suo giro in 1'59"9. E l'uomo della Red Bull Daniel Ricciardo, che è entrato ai box altri 31 secondi dopo Nasr, ha completato quel giro in 1'59"2.

In altre parole, in qualche modo Hamilton ha perso circa 11 secondi rispetto al tempo che avrebbe dovuto fare.

Dimenticando la questione di cosa dicevano o non dicevano i dati, sembrerebbe che nessuno alla Mercedes si sia accorto che Hamilton si era fatto rallentare in quel modo. L'unico uomo che lo sapeva era Lewis stesso, seduto dietro la Safety Car, ma non si è reso conto che i preziosi secondi che stava perdendo erano così cruciali.

Almeno un po' di quel tempo è stato perso nella pitlane stessa: la sua prima sosta ha avuto un tempo ai box di 24"181, e la seconda di 25"495, quindi circa 1"3 sono andati proprio lì. Abbastanza per farlo uscire davanti a Vettel, se non a Rosberg...

Podium: race winner Nico Rosberg, Mercedes AMG F1, second place Sebastian Vettel, Ferrari, third place Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1

Podium: race winner Nico Rosberg, Mercedes AMG F1, second place Sebastian Vettel, Ferrari, third place Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1

Photo by: Sutton Images

La Mercedes non aveva motivo di temere un pit stop di Vettel, perché la Ferrari aveva deciso subito che il tedesco doveva restare fuori.

"All'inizio eravamo nervosi pensando al pit stop" ha detto l'allora team principal Maurizio Arrivabene. "Stavamo guardando la finestra, e a un certo punto il ragazzo che lavorava per noi alla strategia ci ha detto: 'State calmi, stanno facendo una specie di show, e noi restiamo fuori'. In ogni caso ha detto: 'Se entrano, noi restiamo fuori'".

"Era molto, molto diretto su questo, e aveva ragione. So che siamo stati fortunati, non vi sto dicendo qualcosa di diverso, ma secondo me erano un po' troppo convinti della loro forza. Ho riconosciuto che sono molto intelligenti, sono più forti di noi, ma questa volta siamo stati intelligenti...".

"Siamo tutti umani" ha detto Wolff. "A volte è necessario prendere decisioni in una frazione di secondo, e questa volta abbiamo preso una decisione sbagliata. Dobbiamo analizzarla correttamente, vedere come possiamo evitare altri errori così in futuro, oltre a chiedere scusa a Lewis".

Alla fine è stato un problema autoinflitto. Niki Lauda ha riassunto al meglio il problema: "Non c'è stata nessuna sfida, non c'è stato stress, c'è stata confusione tra gli strateghi su cosa fare, e questo è tutto".

"Dobbiamo prima analizzare tutto e poi vedere cosa possiamo migliorare su questi temi. Mi dispiace per lui, perché gli abbiamo rovinato la gara...".

Dopo questa gara, la classifica recitava Hamilton 126 - Rosberg 116, ma senza quel pit stop la situazione sarebbe stata 139-109. Cosa che non ha fatto che aumentare la frustrazione di Lewis. Tuttavia, quando il Circus della F1 si è ritrovato per la gara successiva di Montreal, non ha voluto dare ancora troppo peso a ciò che era successo.

"Non posso fare nulla per il passato, quindi onestamente non ha senso pensarci" ha detto al giovedì. "Si tratta di cercare di plasmare il futuro. Ho tante gare da fare, tante miglioramenti da fare, ho una grande squadra, una grande macchina e c'è un campionato da vincere. Quindi è tutto quello su cui sono concentrato".

Quel fine settimana infatti si è preso la pole, ha battuto Rosberg in gara ed ha allungato nel Mondiale, mettendosi davvero Monaco alle spalle.

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