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Mick Schumacher: no alla F1 subito, ma correrà in F2 con Prema

Il figlio di Schumi dopo il successo in Euro F3 vuole procedere per gradi, senza legami con gli junior team delle Case, ma da pilota indipendente che potrà fare la scelta migliore in vista di un mercato di F1 che si aprirà nel 2019.

TV-Interview, Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz

TV-Interview, Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz

FIA F3 / Suer

Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Podium: Champion 2018, Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Champion Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Champion 2018, Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Podio: Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz
Il vincitore della gara Mick Schumacher, PREMA Theodore Racing Dallara F317 - Mercedes-Benz

Sfogliando la storia del motorsport emerge un aspetto che appare scontato ma che in realtà tanto scontato non è. I grandi campioni che hanno scritto la storia della Formula 1 non sono stati solo dei numeri 1 in casco e tuta. Per arrivare a raggiungere obiettivi quasi proibitivi, hanno saputo fare le scelte giuste al momento giusto, sapendo leggere il momento ed arrivando in anticipo a valutazioni che il tempo ha successivamente certificato come azzeccate.

Il passaggio di Lewis Hamilton alla Mercedes nel 2013 è stato l’ultimo caso del genere, ma andando a ritroso sono situazioni che si ritrovano nelle biografie dei grandi nomi, sin dagli Anni Cinquanta.

Chi meglio, chi peggio di altri, i piloti sono comunque una ‘specie’ che sa fiutare l’aria. Recentemente il mercato piloti di Formula 1 ha evidenziato i limiti legati al vestire una casacca ufficiale. I programmi junior delle grandi squadre non sono ovviamente sincronizzati, e capita che un vivaio possa trovarsi a dover gestire una ‘nidiata’ numerosa in un momento in cui non dispone di grandi sbocchi in Formula 1.

Ovviamente le squadre non conoscono la parola collaborazione (ad eccezione di alcune partnership molto interessate) così rifiutano di mettere in macchina piloti legati a marchi concorrenti anche se nel breve periodo può rappresentare un vantaggio. Il caso Esteban Ocon è un chiaro esempio, escluso dai papabili della Toro Rosso (e non solo) poiché pilota Mercedes. Così il francese, che tanto ha avuto dalla sua appartenenza al vivaio di Stoccarda, adesso rischia di accomodarsi una stagione in panchina per ‘colpa’ della Stella a tre punte cucita sulla sua tuta.

La storia di Ocon ha aperto gli occhi a molti giovani, e non è una coincidenza che il fresco campione Europeo di Formula 3 Mick Schumacher abbia deciso di proseguire da indipendente la sua carriera, che nel 2019 lo vedrà esordire in Formula 2 molto probabilmente con il team Prema.

Il figlio di Michael ha ricevuto diverse offerte da parte dei programmi junior, proposte che finora ha gentilmente declinato prendendo tempo. Ovviamente c’è da sottolineare l’aspetto economico (Schumacher jr. può permettersi di andare avanti con le risorse personali) ma in un recente passato sono stati molti i piloti che, pur disponendo di un pacchetto di supporti in grado di poterli assistere in una carriera indipendente, hanno deciso di sposare con decisione l’ingresso nell’orbita di un team di Formula 1.

“Bisogna macinare chilometri, imparare il sistema, legare con il team, familiarizzare con le piste”, questi i principali motivi. Poi però è arrivato il caso Ocon ad aprire gli occhi sul rovescio della medaglia, ovvero l’importanza del tempismo.

Per Schumacher jr. il 2019 non sarà solo un anno per familiarizzare con la Formula 2, ma anche una stagione in più per studiare e capire come si evolverà il mercato piloti in Formula 1. Osservare il giro dei volanti, capire quale struttura avrà un maggiore bisogno di forze fresche e quale invece è destinata ad avere le porte chiuse per diverso tempo, avendo già piloti giovani e/o con contratti nel lungo periodo già firmati.

A volte la fretta è cattiva consigliera, ed è un bene che i piloti abbiano compreso che quando si sposa una causa non arrivano sempre e solo dei benefici. Che sia un contratto con un team, con una struttura manageriale o anche con uno sponsor, tutto va valutato nel lungo periodo.

Ovviamente ci sono ragazzi che non hanno potuto scegliere, legandosi ad un progetto come alternativa allo stare alla finestra, e questo non si discute. Ma ci vuole sangue freddo davanti alla prospettiva di indossare la tuta di un team di Formula 1, e lo dimostra la scelta di chi ha avuto sul tavolo tutte le chance possibili per poi rispondere con un “a presto”.

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