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Mercedes: i rinnovi di Hamilton e Wolff dopo Abu Dhabi

Il 2021 della Mercedes è già pianificato con la conferma di Toto Wolff e Lewis Hamilton, anche se la firma del rinnovo dei due contratti arriverà solo alla fine della stagione 2020, dopo l'ultimo GP di Abu Dhabi. Team principal e pilota hanno formato un sodalizio molto forte che va oltre i ruoli che rappresentano, giocando una partita grazie alla quale si sostengono a vicenda.

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, 1°posto, e Toto Wolff, Executive Director (Business), Mercedes AMG, festeggiano sul podio

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, 1°posto, e Toto Wolff, Executive Director (Business), Mercedes AMG, festeggiano sul podio

Steven Tee / Motorsport Images

A distanza di sei anni dal Gran Premio di Abu Dhabi del 2014, Toto Wolff domenica scorsa è tornato sul podio. Negli Emirati fu celebrato il primo titolo Mondiale conquistato dal tandem Mercedes-Hamilton, mentre lo scorso weekend il team principal della squadra campione del Mondo ha celebrato una giornata storica del suo pilota.

La presenza sul podio turco di Wolff ha colto un po' di sorpresa, perché da molto anni Toto ha sempre chiesto che fossero tutti gli altri membri della squadra a raccogliere l’applauso e il giusto tributo per il lavoro svolto.

Si sussurra che sia stato lo stesso Hamilton a chiedere a Wolff di essere al suo fianco in un giorno da ricordare, ma anche se non fosse così, il rapporto che Toto e Lewis hanno oggi non ha nulla a che fare con la relazione in corso ai tempi del podio di Yas Marina di sei anni fa.

Non è ovviamente casuale che sia Wolff che Hamilton siano arrivati alla fase finale del Mondiale 2020 senza aver preso alcun impegno ufficiale per il prossimo anno, una sorta di braccio di ferro con chi siede dall’altra parte del tavolo, dove le sedie (oltra a quella dell’amministratore delegato del gruppo Daimler Ola Kallenius), sono più di una.

Gli annunci arriveranno dopo Abu Dhabi

Ufficialmente Hamilton ha dichiarato di aver fatto una… scommessa su sé stesso, ovvero di aver voluto rimandare la firma del prossimo contratto con la Mercedes (il quarto consecutivo) per potersi sedere a trattare con tranquillità e per non creare tensioni durante la stagione di gare.

“Ci sono giorni in cui pensi: è se iniziassi a commettere errori? – ha spiegato Lewis – Cosa succederebbe se all’improvviso la mia performance peggiorasse e non fossi più in grado di garantire ciò che ho fatto fino ad oggi? Il mio valore ed il mio potere contrattuale si ridurrebbero?".

"A volte è più facile scegliere di mettere un contratto nel cassetto il prima possibile e blindare il futuro, ma ho deciso di scommettere su me stesso. Mi conosco meglio di chiunque altro e so cosa posso fare e come farlo. Volevo aspettare che il lavoro fosse finito e ovviamente finito nel migliore dei modi, ora abbiamo ancora tre settimane in Medio Oriente e altrettante gare che voglio vincere, poi finalmente ci siederemo e parleremo”.

Hamilton ha ormai un suo modus operandi, crede fermamente che alla base del lavoro svolto all’interno della squadra ci siano la qualità dei rapporti umani e la serenità, e non vuole rischiare di aggiungere pressione con aspetti che non siano puramente ‘racing’.

Se lo può permettere (forse è l’unico pilota a poterlo fare nel paddock) anche perché sa bene che la scommessa su sé stesso e di quelle che difficilmente si possono perdere.

“Lewis ama le corse e la competizione – ha commentato Wolff - così come me e la squadra. Non ci manca il tempo per sederci e discutere il futuro, ma non vogliamo metterci sotto pressione prima del Bahrain o prima di Abu Dhabi. Quando la stagione sarà finita ci penseremo”.

Il 2021 già pianificato da tempo

“Penso che senza la sfida costante con il cronometro la nostra vita non sarebbe così divertente – ha proseguito Wolff parlando del suo futuro e quello di Hamilton - quindi immagino che saremo qui il prossimo anno, per provare a mettere in piedi un’altra grande stagione, poi valuteremo il 2022, un anno che vedrà un cambiamento epocale per la Formula 1. Al momento immagino che andremo avanti per un po'…”.

In apparenza Wolff ha adottato la stessa strategia di Lewis, anche se nel caso del team principal austriaco la partita è resa più complessa da un numero maggiore di parametri. Rispondendo ad una domanda specifica in merito al suo futuro e ad una possibile avventura in Aston Martin, Wolff ha chiarito molto bene la sua situazione:

“Non ho una partecipazione in Aston Martin Racing, ma una quota azionaria della Casa automobilistica Aston Martin cars Lagonda, che non è collegata al team di Formula 1 poiché quest’ultimo appartiene a Lawrence Stroll. Altra cosa è Aston Martin cars Lagonda, una società che vede coinvolti molti azionisti e tra i principali ci sono il gruppo Daimler, che credo abbia la quota maggiore, e Lawrence Stroll con il suo consorzio. Io sono un azionista molto piccolo in questo contesto, è un passo che ho fatto come puro investimento finanziario perché credo nel marchio”.

Wolff non è solo un team principal…

Toto ha poi ricordato anche un altro aspetto da cui non di può prescindere quando si ipotizzano le sue scelte future:

“Sono molto felice di essere dove mi trovo oggi, sono co-proprietario del team Mercedes di Formula 1 e sono coinvolto direttamente nella sua gestione, quindi non ho alcuna intenzione di dirigere altro, inclusa un’azienda di automobili”.

Qualora Wolff decidesse di fare altre scelte in chiave futura sarebbe chiamato a dei passaggi importanti, come trovare un acquirente della sua quota del team Mercedes, che si sussurra possa ammontare (come valore) a 300 milioni di sterline. Operazioni che richiedono mesi se non anni, e che oggi rendono impossibile collocare Wolff in altri programmi.

Anche se Toto, e non è la prima volta, si diverte a lasciare sempre uno spiraglio aperto a qualsiasi scenario citando il celebre ritiro di Niki Lauda a Montreal.

“Forse un giorno ci sveglieremo come accadde a Niki nel 1979, una storia che mi ha raccontato molte volte. Si alzò per andare in pista ma si rese conto di essere annoiato, di non avere più voglia di continuare a fare ciò che aveva fatto per anni. Così chiamò Bernie (Ecclestone era il team principal della Brabham per cui correva Lauda) per dirgli che avrebbe mollato tutto, in quel momento. E Bernie gli rispose: ‘Tieniti pure la tuta, ho un pilota che pagherà un milione di dollari per correre a Montreal (Era l’argentino Ricardo Zunino, presente a Montreal come spettatore). Potrebbe capitare a chiunque ciò che accadde a Niki... no?”.

Forse, ma poco prima della storica decisione Lauda aveva ottenuto nelle prove libere il diciottesimo tempo, e nelle tredici gare precedenti oltre ad un quarto ed un sesto posto aveva collezionando ben undici ritiri. Non è proprio lo stesso trend che stanno vivendo oggi Wolff e Hamilton…

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