Alla Mercedes non basta il 26 per cento dei proventi
Ola Kallenius, presidente Daimler, è al braccio di ferro con Liberty Media nella discussione dei diritti della F1. Lo svedese vuole che venga riconosciuto il ruolo della Stella dopo sei mondiali
Foto di: Joe Portlock / Motorsport Images
Un mondiale la Ferrari lo ha vinto: non entrerà negli albi d’oro e per questo non verrà ricordato nella storia perché i titoli 2019 sono andati a Lewis Hamilton e alla Mercedes. Louis Camilleri e Mattia Binotto si sono aggiudicati quello che può essere considerato il… campionato finanziario.
La Scuderia ha messo le mani sulla fetta di torta più grossa nella divisione dei premi del nuovo Patto della Concordia che regolerà la F1 dal 2021 per i prossimi cinque anni.
Stando alle indiscrezioni che Motorsport.com ha raccolto, la Ferrari si è portata a casa il 38% della parte fissa del montepremi, facendosi riconoscere il valore storico del team che ha permesso al Cavallino di mantenere anche il diritto di veto sulle regole tecniche.
Questo blitz ha indispettito tutti gli altri team e, in particolare, la Mercedes. La Casa della Stella, infatti, avrebbe voluto un adeguato riconoscimento per i dodici titoli mondiali di fila (sei piloti e sei Costrittori), che stanno contrassegnando l’era ibrida.
Ola Kallenius, presidente Daimler, a denti stretti ha fatto sapere che gli americani di Liberty Media devono stare ai patti. Lo svedese è molto indispettito del ruolo che si vuole dare alla Mercedes, visto che sarebbe stato offerto un 26% della torta F1, mentre l’aspettativa sarebbe di arrivare addirittura al 32% della parte fissa.
È evidente che i due top team insieme si porterebbero via il 70% del bottino, lasciando le… briciole a tutti gli altri. E in questa lista ci sarebbe anche la Red Bull!
Una parte del Consiglio di Amministrazione era ad Abu Dhabi e Toto Wolff ha invitato Britta Seeger, 50enne di Bonn, responsabile vendite e marketing di Mercedes, sul podio per ritirare il trofeo dei Costruttori. Una mossa politica molto intelligente ed avveduta che spinge il board di Daimler a confermare la presenza in F1 dal 2021 in avanti.
E il quadro di Wolff nel dopo GP è stato chiarissimo: "La Formula 1 e le corse automobilistiche fanno parte del DNA di questa Casa, la prima Mercedes in assoluto è stata una macchina da corsa. Ma sta a noi, come team, diventare più efficienti, e fornire un solido piano industriale. Dobbiamo ridurre il contributo economico di Daimler e, se riusciremo a farlo, allora saremo in Formula 1 ancora molto a lungo”.
L’investimento di Daimler è stato di 40 milioni di dollari, una cifra che non è affatto iperbolica rispetto al budget che nel 2018 è stato di 311 milioni (parte telaio) al quale va aggiunto un altro centinaio di milioni per la parte motore di Brixworth.
Ma 2 titoli mondiali, 15 vittorie e 32 podi nella stagione 2019 quanto valgono? Il ritorno promozionale che Mercedes trae dalle corse è mostruoso, perché la F1 ha proprio cambiato il percepito della Casa tedesca che dal grande pubblico non è vista solo come un marchio premium ma anche espressione di sportività e innovazione tecnologica.
Ola Kallenius è un manager molto tosto, con buone conoscenze tecniche (ha diretto Brixworth): riuscirà a trovare un accordo con Chase Carey e Ross Brawn. E Toto Wolff saprà “tagliare” l’impegno della Casa madre ottimizzando le risorse a disposizione tenuto conto che nel 2021 scatterà il budget cap che fisserà i costi a 175 milioni (esclusi motori, piloti, viaggi e top management e le spese di marketing e hospitality.
Aspettiamoci una fumata bianca nell’anno. E poi Toto potrà trattare il rinnovo di Lewis…
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