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Mauro Forghieri e quel rapporto così speciale con Enzo Ferrari

"Furia" se n'è andato in punta di piedi a 87 anni, ma quello che ci ha lasciato è un patrimonio che non è fatto solo di vetture stupende che hanno vinto su tutte le piste del mondo. Forghieri non è stato solo un tecnico geniale, ma anche un uomo straordinario: ecco cosa emerge dell'intimo rapporto con Enzo Ferrari dal suo racconto di qualche anno fa, quando abbiamo avuto il privilegio di raccogliere alcune confidenze.

Enzo Ferrari durante la sua consueta visita a Monza, qui con Mauro Forghieri

Foto di: David Phipps

Enzo Ferrari, il fondatore. L’uomo che è diventato un mito già in vita. Carismatico, dal carattere forte, fortissimo e dalle idee chiare. Lungimiranti. Di chi è “visionario” al punto da saper trasformare il suo sogno in realtà: diventare Costruttore e vincere delle gare sui circuiti di tutto il mondo.

Il Commendatore tirava i fili da Maranello, il jet set che voleva le sue macchine andava a trovarlo in quel paesino del modenese che aveva cominciato a essere importante nel mondo proprio per quelle vetture rosse.

Mauro Forghieri, Ferrari 312B

Mauro Forghieri, Ferrari 312B

Photo by: David Phipps

Gli occhi sul mondo erano quelli dell’occhialuto Mauro Forghieri, il giovane ingegnere preso all’inizio degli Anni ’60 quando la Ferrari si trovò senza i vertici aziendali da un giorno all’altro per un’epurazione:

“Dei tecnici avevano preso una posizione che Ferrari non poteva accettare. E loro fecero un errore: uscirono dall’azienda – ci ha raccontato Forghieri -. Enzo aveva un problema: prendeva le cose di petto, in modo positivo o negativo, ma poi era un uomo che la sera sapeva riflettere. Convinse Della Casa e Giberti a rientrare, ritrovando i manager, ma non aveva un ingegnere”.

“Ferrari mi chiama e mi dice poche parole: ‘Mauro ti devi occupare della parte tecnica della fabbrica’. Dentro di ne ho pensato: ‘Il Commendatore deve essere diventato matto!’.

“Tu non ti devi preoccupare - disse Ferrari - fai il tuo mestiere che al resto ci penserò io”.

”Ma Commendatore si rende conto di quante cose potrei sbagliare, senza alcuna esperienza?”.

“Per adesso inizia, non fare troppe cose: non preoccuparti perché ti seguo io e ti dico come muoverti”.

“Nel frattempo aveva preso un uomo per fare il direttore sportivo che era Eugenio Dragoni. Era un industriale cosmetico di Milano, molto serio, anche abbastanza ricco. Con un certo tipo di educazione: era un uomo duro. Necessario in quel periodo: ha fatto un po' da barra al sistema. E mi ha fatto un po' anche da padre. Era il 1962, un momento difficile perché non stavamo vincendo”.

Mauro Forghieri sistema l'ala posteriore della Ferrari 312B di Clay Regazzoni

Mauro Forghieri sistema l'ala posteriore della Ferrari 312B di Clay Regazzoni

Photo by: Motorsport Images

L’ingresso di “Furia” alla Ferrari è avvenuto così: Mauro è stato costretto a “crescere” in fretta mettendo a frutto le sue doti di tecnico geniale e di uomo che sapeva legare un gruppo. Con il Drake aveva un rapporto quasi figliale, ma spesso anche molto conflittuale: “Non so quante volte mi abbia licenziato e riassunto”.

Qualcuno ha sostenuto che potesse essere davvero un figlio suo…
“Non è assolutamente vero, ma ti racconto questo episodio. Quando lasciai la Ferrari per davvero e diedi le dimissioni, Enzo non ne voleva sapere di accettarle. Ed ebbi un colloquio con lui come non avevo mai avuto, duro ma franco. Mi disse una cosa che mi dispiacque molto”.

Mauro Forghieri con Niki Lauda sulla Ferrari 312T

Mauro Forghieri con Niki Lauda sulla Ferrari 312T

Photo by: David Phipps

“Ferrari, se posso dirlo, non era un uomo colto, ma si era fatto una solida cultura stando con i suoi collaboratori. E mi disse: ‘Vedi Mauro, tu in certi momenti mi davi fastidio perché con la tua cultura io mi sentivo un po' in difficoltà’. Gli risposi: ‘A questo punto parliamoci apertamente: a me dispiace perché se c'è una cosa che non ho mai voluto fare era metterla in difficoltà”.

“Piuttosto ero io quello in difficoltà: quando lei urlava, io timidamente cercavo di alzare la voce anch'io perché aveva una voce che... ammazzava chiunque”.

“Ferrari aveva capito che eravamo arrivati a un confronto aperto e molto intimo, quando mi disse: ‘Avrei voluto un figliolo come te, uno che si incazza e che ogni tanto non ha paura di dire quello che pensa’. Io rimasi muto come lui. In quel silenzio ci siamo sentiti intimamente vicini come mai in tutti quegli anni vissuti insieme”.

Mauro Forghieri con Enzo Ferrari a Monza

Mauro Forghieri con Enzo Ferrari a Monza

Photo by: David Phipps

“Poi è vero che aveva un atteggiamento patriarcale: io non facevo mai ferie, ma qualche volta sparivo due o tre giorni. Un paio di volte mi aveva fatto cercare dalla polizia pensando cosa potesse essere successo. E in un’altra situazione ero a Portofino con Mario Vecchi: eravamo a casa di due tedesche molto carine e simpatiche. Ero sparito, all'epoca non c'erano i telefoni cellulari. Il Commendatore era stato informato dal ristoratore dell'angolo che ero lì. Riusciva quasi sempre a trovarmi!”

“Avevamo un rapporto veramente stretto. Quando si era ammalato, io non avevo accettato l'arrivo della Fiat nella Ferrari e avevo dato le ennesime dimissioni. Non voleva che mi allontanassi da lui, mi aveva aperto l'ufficio a Modena di fianco al suo. Ci teneva molto a me, anche quando facevo delle cazzate e ne ho fatte tante, ma abbiamo vissuto degli anni straordinari che sono stati irripetibili”.

Grazie, Mauro. Da questo racconto che abbiamo voluto riprendere a distanza di qualche anno dalla tua lunga chiacchierata non emerge l’ingegnere che ha stupito il mondo con le sue vetture e le soluzioni tecniche innovative, ma viene fuori la grandezza di uomo che lascia un vuoto nel cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo.

Ciao “Furia”…

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