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La power unit Honda cresce: la Red Bull gongola e la McLaren "vede" l'autogol

I tecnici giapponesi sono convinti di essersi portati solamente ad una ventina di cavalli da Mercedes e Ferrari in configurazione gara. Un passo avanti che fa ben sperare la Red Bull e lascia l'amaro in bocca alla McLaren.

Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR13

Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images

Brendon Hartley, Toro Rosso STR13
Christian Horner, Team Principal, Red Bull Racing
Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR13
Il casco di Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso
Fernando Alonso, McLaren MCL33
Fernando Alonso, McLaren MCL33, precede Stoffel Vandoorne, McLaren MCL33
Stoffel Vandoorne, McLaren, arriva in griglia di partenza
Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR13, precede Daniel Ricciardo, Red Bull Racing RB14
Brendon Hartley, Scuderia Toro Rosso STR13
Max Verstappen, Red Bull Racing RB14
Pierre Gasly, Scuderia Toro Rosso STR13

L’ultima evoluzione della power unit Honda, che ha completato a Suzuka il suo primo weekend di gara completo, ha confermato un deciso passo avanti sul fronte della performance. I tecnici giapponesi stanno portando avanti lo sviluppo del motore come da programma, e la terza evoluzione del 2018 ha rispettato i programmi degli ingegneri nipponici. Il salto in avanti è stato particolarmente apprezzato dalla Red Bull, che il prossimo anno utilizzerà la power unit Honda, strappando parole importanti a Christian Horner.

"Siamo impressionati dall’impegno e dalla determinazione che ha la Honda ha confermato con dei passi avanti che sono sotto gli occhi di tutti – ha commentato il team principal della Red Bull - al di là della performance attuale, noi e la Honda condividiamo l’obiettivo finale, che è quello di tornare a lottare per i massimi traguardi. Quella che vediamo oggi è un’ottima base su cui iniziare il lavoro in vista del 2019".

I tecnici giapponesi hanno valutato il divario che li separa dal tandem Mercedes-Ferrari in una finestra che va dall’uno al due per cento (per quanto riguarda la performance in gara), che in potenza si traduce in circa 20 cavalli. È invece ancora maggiore il divario in qualifica, contesto in cui la Honda non ha ancora a disposizione un plus di potenza equivalente alla concorrenza.

Nella sede di Sakura è questo ora il prossimo obiettivo, ed il lavoro è già in corso. Non dovrebbero esserci ulteriori step nelle quattro gare mancanti al termine del Mondiale, ma si sussurra di un’evoluzione che dovrebbe essere portata in pista nei test di Abu Dhabi, all’indomani dell’ultimo Gran Premio stagionale.

L’autogoal della McLaren

Se i piani saranno rispettati, e se anche il fronte affidabilità concluderà una rincorsa molto impegnativa sulla concorrenza Ferrari e Mercedes, la Red Bull potrebbe entrare di diritto nella lotta per il titolo 2019. Per tre anni la Honda ha incassato critiche durissime da parte della McLaren, ed in molti frangenti si è trattato di giudizi giustificati. Ma il divorzio arrivato al termine della scorsa stagione, ha portato alla luce anche altre valutazioni.

Senza le pressioni a cui erano soggetti nel periodo McLaren, e con una comunicazione molto buona nata con i tecnici della Toro Rosso, i tecnici giapponesi hanno lavorato in un clima di maggiore serenità, potendo commettere i necessari errori ed imparando da essi senza subire costantemente processi.

I risultati si sono visti, mentre in casa McLaren sono emersi dei grandi limiti nella costruzione della monoposto, un aspetto che probabilmente per anni è stato nascosto più o meno volutamente da una power unit poco competitiva. Il motore Honda era indubbiamente l’ultimo del gruppo, ma il “best chassis” ipotizzato dai tecnici McLaren e da qualche appassionato britannico non era poi tale, come emerso dopo il passaggio alla power unit Renault.

Una buona notizia per la Formula 1

Se nel 2019 saranno confermate le buone premesse della vigilia, la Formula 1 potrebbe ritrovarsi con tre forze in campo in grado di correre per il titolo Mondiale, e sarebbe una notizia fantastica per tutti gli appassionati ma anche per chi gestisce il Circus. Di fatto la Honda è l’unico valore aggiunto che ha portato il passaggio (avvenuto al termine dal 2013) dai motori aspirati agli ibridi, visto che Mercedes, Ferrari e Renault erano già presenti ai tempi dei V8.

Le spese enorme affrontate con il regolamento power unit, anni di dominio Mercedes che hanno messo a dura prova il coinvolgimento degli appassionati, e soprattutto l’aver introdotto un regolamento tecnico in grado di scoraggiare l’interesse di altre case, hanno avuto sull’altro lato della bilancia solo l’ingresso in Formula 1 di un nuovo costruttore: la Honda. Per il resto, a parte cartoline pubblicitarie per la promozione di un ibrido che poco ha a che fare con la produzione di serie, non si sono registrati vantaggi tangibili arrivati dal passaggio ai V6 ibridi.

Per questo la crescita del progetto giapponese assume un significato particolare per tutta la Formula 1, nella speranza che passi un segnale invitante anche per altre case, che proprio nelle difficoltà incontrate inizialmente dalla Honda, hanno visto un valido motivo per stare alla finestra evitando il rischio di figuracce in mondovisione nel campionato numero uno al mondo.

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