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La FIA valuta la T-Shirt contro il razzismo di Hamilton

La FIA sta valutando se Lewis Hamilton abbia infranto o meno le regole indossando al Gran Premio di Toscana una maglietta che ha messo in evidenza la brutalità della polizia.

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, festeggia sul podio con Valtteri Bottas, Mercedes-AMG F1

Lewis Hamilton, Mercedes-AMG F1, festeggia sul podio con Valtteri Bottas, Mercedes-AMG F1

Charles Coates / Motorsport Images

Hamilton, che ha conquistato pole e vittoria al Mugello, ha indossato prima e dopo la gara una maglietta con la scritta: "Arrestate i poliziotti che hanno ucciso Breonna Taylor". E sul resto una foto del suo volto con le parole: "Dì il suo nome".

La Taylor era un tecnico medico di Louisville, in Kentucky, che all'inizio di quest'anno è stata uccisa a casa sua dalla polizia, che stava tentando di notificarle un mandato d'arresto senza preavviso durante un'indagine per droga.

Il suo fidanzato, Kenneth Walker, ha sparato con una pistola ai poliziotti, credendo che fossero intrusi, e loro hanno risposto al fuoco. La Taylor è stata colpita otto volte ed è morta per le ferite riportate.

Gli agenti di polizia coinvolti nell'incidente sono stati indagati per capire se avessero infranto la legge con un uso eccessivo della forza o se semplicemente avessero agito per autodifesa dopo essere stati colpiti da un colpo di pistola.

Le polemiche sulla legalità delle azioni degli agenti di polizia hanno indotto alcuni a suggerire che la maglietta di Hamilton fosse un'opinione politica, cosa che ha commentato anche la Mercedes sui social media nella giornata di oggi.

"Non stiamo portando la politica in F1, sono questioni di diritti umani che stiamo cercando di evidenziare per sensibilizzare. C'è una grande differenza" ha detto il team in risposta ai post che criticavano Hamilton.

La FIA ha fatto tutto il possibile quest'anno per aiutare i piloti a promuovere il loro messaggio contro il razzismo.

In una nota che viene inviata ai piloti in merito alla cerimonia pre-gara, il direttore di gara Michael Mase chiarisce: "La FIA sostiene qualsiasi forma di espressione individuale in conformità con i principi fondamentali del suo statuto".

Lo statuto della FIA stabilisce che l'organo di governo è neutrale in tutto ciò che fa.

Questo afferma: "La FIA si astiene dal manifestare discriminazioni per motivi di razza, colore della pelle, sesso, orientamento sessuale, origine etnica o sociale, lingua, regione, opinioni filosofiche o politiche, situazione familiare o disabilità nel corso delle proprie attività e dal compiere qualsiasi azione al riguardo".

C'è anche un riferimento nel Codice Sportivo Internazionale che stabilisce che le squadre non possono usare pubblicità "politica" sulle loro vetture, ma non c'è una menzione specifica per i piloti.

"I concorrenti che partecipano alle Competizioni Internazionali non possono apporre sulle loro vetture pubblicità di natura politica, religiosa o pregiudizievole per gli interessi della FIA" afferma l'articolo 10.6.2 del Codice Sportivo Internazionale.

Hamilton ha dichiarato di aver sperato di indossare prima quella T-shirt, ma che ha avuto delle difficoltà a procurarsela.

"Mi ci è voluto molto tempo per ottenere questa maglietta ed ho voluto indossarla per portare la consapevolezza del fatto che ci sono persone che sono state uccise per strada e che c'è anche qualcuno che è stato ucciso in casa sua" ha detto a riguardo della maglietta.

"E magari erano nella casa sbagliata, ma quei ragazzi sono ancora a piede libero, quindi possiamo fermarci. Dobbiamo continuare ad aumentare la consapevolezza di questo".

La FIA ha dimostrato in passato di avere poca tolleranza per i tentativi di fare dichiarazioni politiche, per lo più per fatti avvenuti sul podio.

Già nel 2006, gli organizzatori del Gran Premio di Turchia hanno ricevuto una multa di 5 milioni di dollari dopo che l'allora leader turco-cipriota Mehmet Ali Talat ha consegnato il trofeo al vincitore venendo presentato come "Presidente della Repubblica Turca di Cipro del Nord", che però è riconosciuta solo in Turchia.

Anche la pista di Jerez perse il suo posto nel calendario della F1 dopo che il sindaco fece un'apparizione non programmata sul podio.

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