Potrebbe non essersi chiuso definitivamente il capitolo riguardante il ritorno nel calendario 2011 del
Mondiale di Formula 1 del Gp del Bahrein. Ormai è piuttosto evidente che i piloti e le squadre non sono troppo entusiasti di questa decisione che, visto lo slittamento a fine stagione del
Gp dell'India, prolungherà il campionato fino a quasi metà dicembre.
Non è solo questo però a preoccupare gli addetti ai lavori, in quanto sembra che in
Bahrein in realtà il clima sia tutt'altro che sereno, nonostante nei giorni scorsi sia stato revocato lo stato di emergenza. La paura di molti è che quella trasferta possa mettere a repentaglio la propria incolumità.
Per questo oggi
Jean Todt ci ha tenuto a precisare che la situazione verrà monitorata costantemente della
FIA e che quindi potrebbero anche esserci delle altre variazioni sui programmi: "
Se ci saranno delle prove chiare riguardo alla pericolosità della situazione, sicuramente verranno prese in considerazione dalla FIA" ha detto alla
BBC.
"
Il nostro inviato speciale (Carlos Gracia della Federazione spagnola, ndr)
ha avuto diversi incontri con i responsabili delle società umanitarie in Bahrein. Ha parlato con tante persone prima di presentare la relazione finale che è stata approvata all'unanimità nel corso del Consiglio Mondiale" ha aggiunto.
Non la pensa così però
Alex Wilks, responsabile della
Aavaz, una associazione che difende i diritti umani: "
Le notizie che sostengono che in Bahrein è tornata la calma sono completamente false. Nella scorsa settimana la polizia hanno continuato ad utilizzare gas lacrimogeni, proiettili di gomma e granate assordanti per rompere marce pacifiche, uccidendo e ferendo decine di persone" ha detto
Wilks, che è stato anche promotore di una raccolta di firme per proporre alla
Red Bull di boicottare l'evento, alla
BBC.
L'accusa successiva però è un po' più pesante: "
L'organizzazione principale che ha fornito queste informazioni, il National Institute of Human Rights, è strettamente associato con il governo del Bahrein e sembra che il ricercatore FIA non è riuscito a contattare una qualsiasi delle altre principali organizzazioni per i diritti umani presenti sul territorio. Ora tocca alle squadre lottare per ciò che è giusto e boicottare la gara".
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