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Ferrari: è tornata ad essere una macchina da guerra?

La F2012 è diventata competitiva e Domenicali ha completato una ristrutturazione della squadra

Prima c’era solo Fernando Alonso. Adesso c’è anche la Ferrari. Una squadra che nel Gp di Germania non ha sbagliato niente, annichilendo le ambizioni dei molti tedeschi che volevano festeggiare davanti al pubblico di casa, primo su tutti Sebastian Vettel. Il team del Cavallino rampante può essere l’esempio dell’Italia che ce la può fare, ce la deve fare. Basta ricordare come non andasse la F2012 nei test invernali di Jerez: un disastro. L’asturiano dopo il primo giorno di prove disse: “Va meglio la Giulietta con cui torno in albergo!”. Una stroncatura che avrebbe dilaniato qualunque struttura per quanto forte e coesa. PULL ROD DA COPIARE La grande novità tecnica, la sospensione anteriore pull rod, sembrava una boiata pazzesca, per dirla alla Fantozzi. E, invece, pare che McLaren e Lotus la stiano copiando per la macchina del prossimo anno, cercando di prendere quei tecnici che l’hanno sviluppata e la conoscono a fondo. Anche gli scarichi soffianti non hanno più segreti per gli aerodinamici di Maranello: ormai tutti i top team sono arrivati al massimo sviluppo del sistema e c’è ben poco da guadagnare ancora in questo campo, per cui prepariamoci all’abolizione della soluzione perché non darà più un grande vantaggio. Lo hanno capito a Woking che avevano pensato la Mp4-27 solo e soltanto sul massimo sfruttamento dei gas roventi nel diffusore posteriore: quando gli avversari sono arrivati hanno scoperto che una monoposto non poteva fare leva solo su una soluzione e hanno iniziato (tardivamente) a reagire. L’ITALIA CHE CE LA PUO’ FARE La Ferrari, dunque, è il simbolo dell’Italia che ce la può fare a uscire con le sue forze dalla crisi economica: il presidente Luca di Montezemolo, attratto dalla voglia di entrare in politica, avrebbe già un efficace refrain per la campagna elettorale. Il mondiale di Alonso, quindi, potrebbe avrebbe un valore non solo sportivo, ma sportivo e sociale. ALONSO PARLA ALLA MERKEL? La monoposto italiana (Ferrari), guidata da un pilota spagnolo (Alonso) e progettata da un greco (Tombazis) ha vinto in Germania. Tanto da spingere Niki Lauda intervistatore sul podio (che ci faceva l’austriaco, non c’è una procedura inflessibile?) a chiedere al campione asturiano se quel successo non avesse un peso simbolico importante. Alonso, insomma, si è trovato all’improvviso a parlare ai tedeschi del Motodrom di Hockenheim, a quelli che stavano guardando il Gp in tv e ad Angela Merkel. LA F2012 E’ COMPETITIVA Questa Ferrari è diventata una macchina da guerra, consapevole della sua forza e ora è senza grossi difetti: la F2012 si è rivelata competitiva sull’asciutto e sul bagnato, con le gomme soft e le medium. La squadra è maturata: è consapevole del suo potenziale e non deve “inventare” strategie alternative per stare davanti. Insomma, può concedersi meno rischi, perché dove ancora non arriva la macchina, ci pensa il pilota. MANCA SOLO MASSA C’è ancora un buco nero, in verità: questa squadra meriterebbe di lottare anche per il titolo Costruttori, ma con un solo conduttore in grado di conquistare dei punti, l’impresa è impossibile. Felipe Massa è ancora un pilota da Ferrari? Ad Hockenheim ha sbagliato le qualifiche e ha rovinato la gara come un principiante, cercando inutili scuse in tv (la Toro Rosso ha rallentato troppo e mi ha strappato via il muso, come se non abbia torto chi tampona…). RISTRUTTURAZIONE RIUSCITA Bisogna riconoscere a Stefano Domenicali di aver saputo ristrutturare la squadra e la fabbrica (con la mano ferma di Pat Fry) in un momento delicato: è un’impresa quasi proibitiva rendere competitiva una monoposto zoppicante, mentre si procede a trasformare la Gestione Sportiva al suo interno. Se è difficile rendere vincente una F.1, potete immaginarvi cosa significhi dare unità ad un gruppo che è stato profondamente rivisto non solo nelle persone ma anche nei sistemi di lavoro e nelle procedure. DOMENICALI COME MONTI Come la F2012 è stata trasformata gradualmente, senza rivoluzioni apparenti (la soluzione originaria degli scarichi era giusta, ma era l’applicazione in macchina che non funzionava) così è in adeguamento la fabbrica (non solo la galleria del vento e il simulatore). Stefano Domenicali è riuscito a fare alla Ferrari le “riforme” che l’Italia chiede al premier Mario Monti. E ora sembrano Red Bull Racing e McLaren le squadre costrette a inseguire. IL DIFFICILE VIENE ADESSO Non illudiamoci che il mondiale sia già vinto: sarebbe l’errore più grosso che potrebbero fare i ferraristi, ma la squadra del Cavallino ora che ha trovato consapevolezza nei propri mezzi sarà difficile da battere. Gli inglesi non vogliono i test con la scusa dei risparmi e hanno costretto Maranello a inseguirli nella simulazione, pagando un forte dazio nello scompenso fra i dati di galleria del vento e quelli in pista, sapendo di avere wind tunnel più evoluti e reparti CFD più all’avanguardia. Il gap si sta riducendo sempre più e i risultati si vedono in gara ma anche in qualifica. LA BUFALA DEL RISPARMIO DEI COSTI L’arma del risparmio dei costi è stata una bufala colossale: ogni pilota dispone di otto motori per disputare una stagione intera. Un esempio di efficienza del Circus e di moderazione. Peccato che l’anno scorso, per sviluppare gli scarichi soffianti, ci siano stati costruttori che hanno girato con i V8 ai banchi prova ininterrottamente per due turni di lavoro per sette giorni alla settimana. Per deliberare ogni modifica degli scarichi, infatti, è necessario assicurare al sistema una durata di almeno due Gran Premi e mezzo, senza contare la sperimentazione e le soluzioni che sono state bocciate per le inevitabili rotture. E la musica non è certo cambiata in questo 2012… CENTO MOTORI PER AVERNE OTTO Se per disputare 20 Gp bastano 8 motori, per sviluppare una soluzione che fa discutere il Circus da un paio di anni ne servono almeno 100! Si capisce, allora, come mai sia così difficile trovare un accordo sul nuovo RRA che la FIA vorrebbe inserire nei regolamenti. La Red Bull Racing è nel “mirino” della Federazione Internazionale per l’insolenza con cui ha sempre disatteso i tetti di spesa e le libertà che si è concessa nell’interpretare le norme mal scritte del regolamento. PARTITA POLITICA, NON TECNICA Si sta giocando una partita sottile, non solo tecnica, ma anche politica. Un braccio di ferro che avrà importanti ripercussioni sul futuro della Formula 1…

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