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La F1 non venda l'anima cercando lo show facile

Stefano Domenicali, CEO di Formula 1, in una videointervista con i media ha spiegato che si sta valutando la sperimentazione della Sprint Race, vale a dire la gara del sabato di qualificazione al GP. Il manager imolese ha ricordato che la griglia invertita è stata cancellata, ma vanno trovati i giusti criteri di attuazione di questa corsa che andrà a sostituire le qualifiche. La massima serie non deve perdere il suo DNA.

Pirelli signage over the start light gantry

Zak Mauger / Motorsport Images

Nei paesi che detengono patrimoni culturali e paesaggistici di grande rilevanza, esistono strutture e leggi mirate alla difesa della loro integrità. Nel corso del tempo, l’evolversi della società porta sempre dei cambiamenti, come ad esempio le misure di sicurezza, ma nessuno può pensare di effettuare interventi che mettano a rischio una costruzione storica o un paesaggio.

Nel mondo dello sport la tutela del ‘dna’ delle discipline che vantano una lunga tradizione è affidata al buon senso di chi ha facoltà di variare le regole, ovvero gli stessi organismi che gestiscono gli aspetti quotidiani, chiamati alla difficile opera di saper modificare senza snaturare.

È corretto e comprensibile che gli sport si adattino al mondo contemporaneo, l’evoluzione è inevitabile e molto spesso migliorativa, ma serve la tutela dei valori fondamentali.

Nel calcio, negli anni sono stati introdotte novità (con molta parsimonia), come ad esempio il sistema VAR, ma nessuno si sogna di allargare la misura delle porte per incentivare lo spettacolo. Nel 1888 fu stabilita in 7,32 metri x 2,44 e così è ancora oggi.

La Formula 1 è uno degli sport soggetti ad una maggiore evoluzione, a causa della sua natura tecnica in costante sviluppo. Se facciamo riferimento ai suoi albori (nel 1950) sono davvero pochi i parametri rimasti invariati.

Uno di questi è il sistema di qualifica, ritoccato in più occasioni, ma mai modificato nella sua essenza: il pilota che si schiera in prima posizione sulla griglia di partenza di un Gran Premio è colui che è risultato il più rapido nel percorrere un singolo giro. Altro aspetto: ogni weekend di gara ha un vincitore, uno ed uno solo, ed è il pilota che la domenica vince ‘LA’ gara del fine settimana.

È una delle colonne portanti di uno sport che vanta una tradizione di oltre 70 anni, con oltre 1.000 Gran Premi in archivio. Nel contesto del Motorsport, la Formula 1 è l’apice della piramide, e questa posizione privilegiata deriva soprattutto dalla lunga storia che la contraddistingue, un cammino che possono vantare pochissimi altri eventi nel contesto dell’automobilismo sportivo, come la 24 ore di Le Mans o la 500 miglia di Indianapolis. Ma si tratta di eventi singoli, non di campionati più articolati che fanno tappa in più paesi e continenti.

In una recente intervista, il nuovo responsabile di Formula 1, Stefano Domenicali, ha risposto ad una domanda riguardante il format del weekend di gara, tranquillizzando sulla scellerata idea della griglia invertita (“La proposta è cancellata, ve lo confermo”), ma allo stesso tempo mettendo sul tavolo un’altra novità:
“È importante pensare a nuove idee per essere più accattivanti, ma non dobbiamo perdere l’aspetto tradizionale delle corse. Stiamo valutando la possibilità di avere una gara sprint nella giornata di sabato, ed è qualcosa che potrebbe anche essere provato nel corso di questa stagione”.

Domenicali non è entrato nei dettagli della proposta, senza chiarire se si tratterà di una manche che determinerà la griglia di partenza di domenica o se si tratta di una seconda gara a sé stante. Ancora non è chiaro il criterio con cui si definirà lo schieramento di partenza di questa corsa, se assegnerà punti mondiali, se sarà aperta anche ai terzi piloti qualora un team decidesse di schierarli. Ma ci sono degli interrogativi a monte, che prescindono dal ruolo e dal format che avrà questa gara: a cosa serve? Qual è il suo scopo? A chi giova?

“Essere accattivanti” è il must, ma chi gestisce la Formula 1 è certo che la via perseguibile per raggiungere questo obiettivo sia una novità che stravolge un format che rappresenta uno dei punti fermi di questo sport dal 1950?

Interrogato in merito, un addetto ai lavori di grande esperienza è stato molto fermo su un punto: “Guardiamo il 2020, l’ottanta per cento delle gare credo che siano state spettacolari, ma c’è un aspetto penalizzante: vince praticamente sempre la stessa squadra e molto spesso lo stesso pilota. Con questa premessa puoi anche mettere in programma cinque gare a weekend, la musica è la stessa. Se chi arriva in autodromo o si siede davanti alla televisione sa che possono potenzialmente vincere cinque o sei piloti, non servono più gare, ne basta una, come è sempre stato”.

Chi è al timone della Formula 1 non può prescindere da questo aspetto, ed è da tempo sul tavolo di FIA e Liberty Media.

In quest’ottica è arrivata la svolta ‘budget cap’ (anche se alla voce ‘eccezioni’ oggi la lista è troppo lunga). Come in tutti gli sport, ci sarà sempre un primo ed un ultimo classificato, la sfida per chi gestisce il tutto è cercare di studiare dei regolamenti che lascino meno spazi per fughe Mondiali lunghe dei lustri, proprio come quella che stiamo vivendo.

Ma una volta definite le regole, tutti devono avere le proprie chance, e vinca il migliore, nella speranza che di migliori ce ne siano più di uno.

Non è semplice, ovviamente, ma imboccare la ‘via breve’ pensando ad interventi artificiali come griglie invertite, gare sprint, balance of perfomance, etc. etc., porterebbe non solo a snaturare lo spirito della Formula 1, ma anche a rendere lo spettacolo artificiale, finto, poco serio, con vincitori farlocchi che salirebbero sul podio davanti grazie a regole e format che poco hanno a che fare con il dna di questo sport.

Nel 2007, 2008, 2010, la Formula 1 non aveva nel suo programma gare sprint o altri artifizi, ma gli appassionati hanno vissuto stagioni entusiasmanti e “accattivanti” grazie alla presenza in pista di più piloti e più squadre in lotta per i titoli Mondiali, ovvero ciò che è mancato nell’ultimo decennio, vissuto sui cicli Red Bull e Mercedes.

La speranza è che chi siede nella stanza dei bottoni vada al cuore del problema, senza fumo negli occhi che andrebbe a snaturare uno sport pronto, tra meno di due mesi, al via della sua stagione numero settantadue.

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