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Kubica: "Non ha senso confrontare i tempi, io devo dare dei feedback"

Approfittando della mattinata di neve, il polacco ha raccontato in cosa consiste il suo lavoro di riserva per la Williams e ha provato a togliere pressione ai titolari Stroll e Sirotkin dopo essere stato più veloce di loro.

Robert Kubica, Williams FW41

Foto di: Steven Tee / Motorsport Images

Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, tester e pilota di riserva Williams
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams FW41
Robert Kubica, Williams FW41

Paddock di Barcellona. Il freddo e la neve non hanno fermato qualche tifoso entrato in possesso di un pass per accedere al retro-box per vedere da vicino i propri beniamini. Un appassionato italiano, dallo spiccato accento romano, attende che arrivi Robert Kubica per l’incontro con gli inviati delle televisioni e lo accoglie con una frase che sintetizza il suo pensiero: "A Robert, stanno a tené Messi in panchina!". Uno dei tanti esempi del seguito di cui gode il pilota polacco, un vero catalizzatore anche dei media presenti a Montmelò.

Sono passati tredici anni da quando sul circuito di Barcellona Kubica provò per la prima volta una Formula 1 (un test premio con la Renault campione del Mondo per aver vinto la World Series 3.5) e dodici da quando ad inizio 2006 entrò nel team BMW Sauber nelle vesti di tester. Lo stesso ruolo che occupa oggi, dopo un lungo cammino che lo ha portato a dover affrontare ostacoli ben maggiori di una sfida sportiva.

"Rieccomi qui come terzo pilota – ha attaccato Robert - ma in realtà, a parte il ruolo ufficiale, tutto il resto è completamente diverso. La mia età è diversa, l'esperienza su cui posso contare è diversa, ed in questo caso è un vantaggio. Ci sono altre differenze, ad esempio il regolamento sportivo non consente più ad un terzo pilota di girare come nel 2006, e questo può fare pensare che il mio lavoro di supporto alla squadra sia limitato. In realtà è cambiato, grazie alla mia esperienza sono più coinvolto dal punto di vista tecnico ed ingegneristico, posso mettere sul tavolo un suggerimento, e cose del genere: ieri ho lasciato la pista a mezzanotte. Mi sto divertendo, e questo mi ha sorpreso un po', ma è stata una sorpresa davvero positiva".

La Williams sta prendendo confidenza con la realtà di un terzo pilota dal grande peso specifico, e con la voglia vedere l’epilogo di una favola di un rientro che un anno fa era giudicato impossibile. Così bastano i tre decimi rifilati ieri a Sirotkin per riaccendere le trombe dei sostenitori del pilota polacco. Oggi, però, i giochi sono fatti. La Williams la decisione l’ha presa lo scorso gennaio, e lasciare aperto uno spiraglio a Kubica (ovvero ciò che viene chiesto al team inglese da più parti) in questo momento serve solo a mettere pressione al tandem Stroll-Sirotkin, il più giovane del paddock. Serve garantire serenità, poi dopo qualche gara del Mondiale sarà possibile valutando i riscontri.

Ed il primo a sostenere questa linea è lo stesso Kubica: "Non ha senso confrontare i tempi, non sono pagato per correre. So che tutti guardano il monitor dei tempi, lo so bene perché ho letto qualche commento dopo i test di fine 2017 ad Abu Dhabi secondo i quali mi mancava un secondo e mezzo! Ma non importa, io sono contento di salire in macchina e di ritrovarmi dopo venti giri nelle condizioni di poter spingere bene, anche dopo una pausa di mesi".

"Il mio lavoro è diverso, e sono giudicato sulla base dei riscontri che fornisco nel mio ruolo. Non scendo in pista per spingere fino al limite che inevitabilmente aumenta i rischi, abbassare di tre o quattro decimi i miei tempi non porterebbe nulla di più nel mio ruolo, ma aumenterebbe i rischi di finire in sabbia, mettendoci in una situazione difficile nei prossimi giorni. Serve un compromesso, ed è quello che sto provando a fare: devo garantire dei feedback, non dei tempi".

"Anche il modo in cui sto trascorrendo i giorni qui a Barcellona, non è da pilota titolare. Non vado in albergo tra un turno e l’altro, ieri ho lasciato la pista a mezzanotte e stamattina ero qui al 7:20". Per ora è così, ma Kubica non ci metterà molto a cambiare il "mode" se dovesse arrivare una chiamata per essere in pista nei weekend di gara, impegno limitato per ora solo a tre venerdì in sessioni FP1.

"Ho bisogno di ambientarmi un po' – ha concluso Robert – mi chiedono cosa ho trovato di diverso rispetto a sette anni fa, e devo dire che le macchine sono diverse, le gomme sono diverse e le power unit sono molto diverse. Tutto ha un impatto sul modo in cui si guida, perché cambiano le reazioni della monoposto. Ci sono invece tanti volti conosciuti, e soprattutto credo che la Formula 1 sia sempre la categoria di sport motoristico dal valore più alto in assoluto, soprattutto sul fronte tecnico, che poi è quello che mi interessa di più: qui siamo su un altro pianeta".

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