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Stefanovic: "Non mi arrendo: voglio entrare nei Gp"

Intervista esclusiva con il manager slavo che sta trattando l'acquisto di uno dei team in difficoltà

Stefanovic:
La Stefan Gp ha rinunciato a essere la dodicesima squadra di Formula 1 nel mondiale 2015, ma Zoran Stefanovic non ha riposto nel cassetto l’idea di entrare nei Gp: l’ingegnere serbo sta trattando con la Marussia per rilevare la squadra di Banbury per dare concretezza ad un sogno che cerca di realizzare da diversi anni. Personaggio controverso, ha accettato il contradditorio con OmniCorse.it rispondendo a tutte le nostre domande. Altri si sarebbero già arresi trovando le porte del Circus sbarrate: non Zoran che è un tenace… Quando si è appassionato alla F.1? ”Quando ero molto giovane. È stato nel 1967 che ho scoperto la Formula 1 e che le monoposto sono la massima espressione dal punto di vista tecnico. Da allora in poi, non ho mai smesso di guardare i Gp”. Ha già provato più volte a entrare nel Circus, ma non è riuscito nell’impresa: qual è stata la vera ragione? ”Sì è vero, e tutte le volte sono stati scelti altri con più familiarità nel giro della Formula 1 e poi non tutti sono stati all'altezza del compito. Il mio approccio, poi, è cambiato e noi abbiamo bussato con più forza alla porta dei Gp nel 2010“. Eppure aveva raggiunto un accordo con la Toyota per la fornitura della TF110 e il supporto tecnico della struttura di Colonia: la monoposto poteva essere competitiva? ”Oh, sì. Ero assolutamente convinto che quella monoposto, destinata a diventare la Stefan di F.1, fosse un progetto al più alto livello. Senza alcun dubbio, questa vettura sarebbe stata molto competitiva. E questa è stata la vera ragione per cui certe squadre hanno bloccato la nostra volontà di diventare la 14esima squadra e più tardi (quando si è fermata la USF1 ) per entrare nei Gp come il 13esimo team”. Perché i critici dicono che non avesse i soldi necessari per sostenere il programma? ”Se ascoltassi tutte le critiche che mi sono arrivate nella mia esistenza non mi sarei mosso da casa. Alcune persone hanno un sacco di tempo da perdere per parlare della vita degli altri. E come accade di solito, senza il conforto dei fatti”. È vero che ha partecipato all’appalto FIA per diventare il 12. team di F.1 nel 2015? ”Sì, siamo stati fortemente interessati. Ma abbiamo ritirato la nostra candidatura oltre un mese fa”. E, infatti, ora si parla solo di Gene Haas e Colin Kolles… ”La nostra opinione è che tutti devono giocare la partita sullo stesso campo. Non siamo riusciti a chiudere un contratto per la fornitura di un motore con uno dei Costruttori esistenti, e abbiamo parlato a lungo con tutti loro. E ci avevano fatto credere che c’era un accordo fra i team che sarebbe stato definito anni fa, che ogni motorista avrebbe fornito un eguale numero di squadre: dovrebbe, quindi, esserci la disponibilità per dare i motori a due nuove squadre, e con l’arrivo della Honda in futuro, ce ne saranno ancora di più. Poiché non abbiamo raggiunto alcun accordo sulla power unit, la nostra partecipazione è stata compromessa e siamo stati costretti a fermarci nel bel mezzo del processo di selezione. In caso contrario, saremmo pronti per entrare nel mondiale 201. E devo dire che dovrebbe essere un obbligo morale per i motoristi fornire i nuovi team, mentre qualcuno è rimasto sorpreso delle nostre richieste nel dicembre 2013. Non c’è stata parità di trattamento, avrei alcune obiezioni da porre. Ma ci sarà un futuro per noi in F.1. E risolveremo anche la questione del motore, ma non ne parleremo fintanto che non saremo nei Gp”. Ora sta trattando con la Marussia per rilevare la squadra di Banbury? ”Da diversi anni ho contatti con diverse squadre ed è un fatto noto. Non credo sia necessario entrare nei dettagli delle trattative in corso in questo momento”. Nel Circus ci sono diverse squadre in difficoltà economiche: perché punterebbe proprio sulla Marussia? ”Il nostro interesse per un team non si basa solo sulla solidità finanziaria della squadra o sul suo livello organizzativo. Ci sono molti altri aspetti che teniamo in considerazione, a cominciare dalla potenziale compatibilità dell’eventuale team con le nostre idee e i nostri programmi”. Cosa la spinge a entrare nei Gp? ”La passione!”. Trasferirebbe il team nella sue sede in Serbia o la manterrebbe in Gran Bretagna? ”Non c’è alcuna intenzione trasferire il team in Serbia, ma diverse parti potranno essere realizzate da noi, se definiremo un accordo con uno dei team esistenti. Costruire parti in Serbia sarà più conveniente per noi e sarà materiale della stessa qualità di quello prodotto in qualsiasi altra parte d’Europa. Ricordo che la Serbia è stata il quarto paese nel mondo a progettare e costruire un aeroplano più di 100 anni fa. E da allora non ci siamo mai fermati”. È favorevole ad un budget cap che limiti i costi o la F.1 deve essere la massima espressione della ricerca? ”I costi devono essere limitati in qualche modo. E non credo che si debba spendere per forza dei miliardi per essere competitivi. Ci sono pochi giornalisti e nessuno del pubblico che saprebbe cogliere la differenza fra un’ala anteriore standard e una diversa. Potremmo averle tutte uguali. I Gp non sarebbero meno interessanti e non ci sarebbe alcun calo di interesse. Sono del parere che la Formula 1 sia uno sport, ma c’è un aspetto dello spettacolo che deve essere tenuto in considerazione. Altrimenti avremo cento fra ingegneri e tecnici che cercheranno di studiare un flap diverso per migliorare l’ala anteriore e tutto quel lavoro alla fine si tradurrà in un millesimo di secondo al giro. Ma è uno sforzo che non interessa a nessuno…”. Quale dovrebbe essere il budget annuale per togliere una squadra come la Marussia dalle ultime file dello schieramento? ”Del budget non voglio discutere adesso. Questo è un argomento delicato al momento”. Preferirebbe essere un costruttore o un team che gestisce la terza macchina di un marchio? ”L'unico modo di essere in F.1 è progettare e costruire la nostra StefanF1. La Formula 1 non è un campionato adatto a vetture clienti. Le customer car sono adatte alle categorie propedeutiche. In questo modo la Formula 1 perderebbe appeal e pubblico”. Come giudica la nuova F.1 con le power-unit? ”E' sempre Formula 1. Ma io preferirei musi con meno naso e motori con più rumore”. Le piace la formula dei consumi? ”No”. E la mancanza di rumore è un problema che può allontanare gli appassionati? ”Assolutamente! Se non c’è il rumore non c’è alcuna attrazione. E i tifosi si allontaneranno…”. Conosce Bernie Ecclestone? Che opinione si è fatto di Mister E? ”Conosco Bernie da quasi 30 anni, ma non posso dire di avere una vicinanza a lui. Per me è una delle persone più affascinanti al mondo, e, credo, che non lo sia solo per me. Ho un enorme rispetto per il signor Ecclestone e per quello che ha saputo fare con le sue mani per costruire questa la Formula 1. Ha ottenuto un risultato che non può raggiungere una persona comune. Per spiegare meglio la mia opinione, racconto un aneddoto: non ho mai avuto un idolo nelle corse, e non hanno mai chiesto una foto o un autografo a nessuno. Ho una busta di file con vari documenti che mi porto dietro da anni. E alla prima pagina c’è una fotografia. C’è Bernie in griglia davanti alla Brabham-BMW con Nelson Piquet e Gordon Murray. E’ indimenticabile. Credo che basti per spigare cosa penso di Bernie, no?” E sul presidente della FIA, Jean Todt? ”Prima di tutto Jean Todt è stato un copilota campione del mondo nei rally. Già per questo l'ho considerato con grande rispetto. Poi nel tempo ha vinto tutto ciò che ha toccato. Non c'è bisogno di aggiungere altro. L'ho incontrato a Belgrado diversi anni fa, e me lo ricordo che era il navigatore di Achim Warmbold al Rally d’Austria: mi aveva spiegato ciò che non sapevo della gara e sulla protesta che era in corso in quel rally. Ma poi ha vinto quella gara. Ero molto interessato ai rally quando Jean Todt correva”. Si dice che Rubens Barrichello sarebbe interessato a tornare nel Circus: prenderebbe il pilota brasiliano? ”Ho una grande considerazione di Rubens e gli anni non gli hanno tolto niente”. Come è nato il contatto con l’ex pilota Williams? ”Bisogna sapere che conosco molte persone in Formula 1. Dopo tutto sono in contatto questo mondo da 30 anni. E se non ho qualche filo diretto, attraverso gli amici più stretti posso aprirmi qualunque entratura: chiunque è a solo due telefonate di distanza. Ho saputo che Rubens sta cercando di rientrare realmente in Formula 1 e io sono alla ricerca di buoni piloti. Ma se il brasiliano vorrà guidare per me in futuro dovrò risolvere un piccolo problema: trovargli un posto in griglia. Vedremo…” Vuole dire una cosa che non le ho chiesto? ”Sì. Vorrei dire che non mi fermerò. Questo non significa che entrerò in F.1 a tutti i costi , ma onestamente credo che un posto per il team Stefan ci possa essere”.

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