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In Germania esplode la MaxMania nella resurrezione di Vettel

Verstappen vince un GP di Germania caratterizzato da chi ha fatto meno errori. La Honda ironizza in un tweet (vittoria numero GP...2 del 2019!) le umiliazioni patite da Alonso. Vettel, secondo, resituisce il morale alla Ferrari: la SF90 sembra aver imboccato la strada giusta.

Il vincitore della gara Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, taglia il traguardo

Il vincitore della gara Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, taglia il traguardo

Mark Sutton / Motorsport Images

Ci sono Gran Premi in cui fattori esterni cambiano le usuali regole del gioco. Nei 64 giri completati oggi ad Hockenheim la pura performance, che di solito è l’elemento fondamentale per fare la differenza, è diventata una variabile meno determinante, lasciando il posto ad un must imprescindibile: non sbagliare.

Il Gran Premio di Germania è stata una gara che ha premiato chi, tra piloti e squadre, ha commesso meno errori, non certo chi aveva qualche decimo di passo più veloce degli avversari diretti.

Il primo verdetto che hanno emesso i 64 giri di Hockenheim è quello relativo ad un Max Verstappen superlativo. 

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Ormai da più di un anno l’olandese ha confermato gara dopo gara un rendimento stellare e più le condizioni diventano difficili, più emerge in modo prepotente. La settima vittoria della sua carriera è un esempio di guida veloce, abbinata ad una visione di gara da veterano.

C’è molto di suo nel successo ottenuto oggi (il secondo nelle ultime tre gare) celebrato dalla Honda (ormai affetta da MaxMania) con un tweet sognato per anni: “Max ha vinto di nuovo, la vittoria numero GP...2 del 2019!”, con il chiaro riferimento allo storico team-radio di Fernando Alonso nel Gran Premio del Giappone 2015, che definì GP2 engine la power unit della Honda.

Era l’anno dell’esordio di Verstappen in Formula 1, e l’embrione di un talento straordinario è diventato un pilota che oggi affianca Lewis Hamilton come riferimento assoluto per tutto il paddock. Prima era una sensazione che chissà perché c’era chi si ostinava a non vedere, oggi ci sono anche i numeri, visto che Verstappen dopo 11 gare è saldamente il primo dei non-Mercedes nella classifica del Mondiale, a 22 punti da Valtteri Bottas. 

 

È incredibile come questo ragazzo di 21 anni sia ormai in grado di guidare la squadra, avendo da tempo messo da parte i team radio stizziti dei tempi della Toro Rosso.

Il muretto-box della Red Bull ha complessivamente gestito bene la gara, ma un errore lo ha commesso quando ha deciso di montare le gomme medie. Verstappen è finito in testacoda nel Motodrome, e anche con un pizzico di fortuna non ha riportato danni alla monoposto. Per il resto mentre gli avversari commettevano errori più o meno gravi, Max ha guadagnato terreno, è una volta in testa la pratica è stata archiviata. Se il Mondiale di Formula 1 si disputasse a parità di mezzo meccanico, il Verstappen di oggi sarebbe un avversario ostico per tutti.

Vettel torna a sorridere, la Ferrari pure

Vietato sbagliare, ha detto Hockenheim, e nel caos Sebastian Vettel ha trovato la via della resurrezione, ottenendo un secondo posto che alla vigilia era decisamente insperato. La performance di Seb sul bagnato non è stata irresistibile, ma come detto, oggi non era questo che serviva per lasciare il segno.

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Il menù per la ricetta perfetta prevedeva una buona lettura della corsa, lo stare lontano dai punti critici (come il cordolo esterno della curva 16), e la capacità di osare qualcosa in più solo nei momenti cruciali, e Vettel tutto questo lo ha saputo fare magistralmente.

Valutare oggi la performance velocistica di Seb ha poco senso, perché non era essenziale per una rimonta maturata in condizione critiche, l’argomento al massimo sarà oggetto d’analisi il prossimo weekend a Budapest, dove la Ferrari dovrà confermare il buon passo mostrato a Hockenheim.

Perché al di là dei diciotto punti conquistati da Seb, che coincidono con il bottino di tappa del Cavallino a causa dell’uscita di pista di Leclerc, la SF90 in Germania ha confermato un passo avanti importante.

È un verdetto che va letto tra le righe di un weekend troppo influenzato da imprevisti (i problemi tecnici in qualifica) e le condizioni ambientali.

Può sembrare strano, ma la Ferrari esce da Hockenheim con il rammarico di aver lasciato molti punti per strada ma anche con la consapevolezza di aver trovato la strada giusta. Il tutto in un fine settimana conclusosi in modo amarissimo per la Mercedes, che ha incassato un clamoroso “zero punti” davanti a tutto il consiglio di amministrazione del gruppo tedesca invitato per la gara di casa.

“Nelle corse automobilistiche esistono anche giornate come questa”, ha commentato Toto Wolff, scurissimo in volto al termine della gara. La Mercedes esce da Hockenheim con diversi punti interrogativi, e Wolff ha già preannunciato che il briefing che si terrà domattina a Brackley dovrà chiarire molte cose.

Parliamo di una squadra così abituata a vincere da trovarsi effettivamente a disagio quando arrivano giornate in cui i piloti sbagliano, le strategie zoppicano ed anche la performance della monoposto (a tratti) non è la solita. Non ce ne vogliano Wolff & C., ma ogni tanto un copione diverso non è poi così male, e vedere la gioia del neo-papà Daniil Kvyat sul podio ha contagiato tutti i presenti, compresa la marea “Orange” accorsa per festeggiare il suo beniamino.

 

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