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Il Gp del Brasile dal punto di vista degli pneumatici

La Pirelli presenta le caratteristiche del tracciato di Interlagos

La prima stagione di Pirelli in Formula 1 dal suo ritorno al massimo campionato automobilistico internazionale sta per concludersi ad Interlagos: uno dei circuiti più corti ed emozionanti in calendario. Sono passati esattamente otto mesi dal primo gran premio in Australia ed era dal 1963 che il Campionato di Formula Uno non si concludeva così tardi. La gara del Brasile, che si disputa su 71 giri, presenta molte peculirità, tra cui il senso anti-orario, il rettilineo di partenza-arrivo in salita (che aumenta il rischio di inserimento del meccanismo di anti-stallo al via) e variazioni altimetriche che, tra le altre cose, lo rendono un luogo rinomato anche per le competizioni ciclistiche. Ecco alcuni dei punti chiave dell’Autodromo Jose Carlos Pace (questa la sua denominazione ufficiale) dal punto di vista degli pneumatici. Il circuito Il rettilineo di partenza-arrivo è la parte più alta del circuito e conduce velocemente in discesa alla Esse di Senna: un complesso di curve in cui la stabilità della monoposto è fondamentale e con buone opportunità di sorpasso. In piena accelerazione a 250 km/h, i piloti affrontano la Curva do Sol, che genera una spinta trasversale di 4G. Per tutta la percorrenza della curva, carcassa e mescola sono sollecitate in modo considerevole. Sul rettilineo Reto Opposta si raggiunge una velocità massima di 310 km/h, su una superficie caratterizzata da sconnessioni che tendono a destabilizzare le monoposto. La carcassa dello pneumatico assorbe le asperità della pista e neutralizza il movimento verticale del telaio, ripristinando l’angolo d’assetto ottimale della macchina per affrontare con la massima efficienza il punto di frenata e la curva successiva. Il rettilineo è seguito da una complessa serie di curve più lente che si affrontano in seconda o terza marcia, sfruttando i cordoli. Il carico aerodinamico è basso e la trazione cruciale, ragion per cui agli pneumatici è demandato il compito di generare tutto il grip necessario per guidare la monoposto. Il tratto che porta verso il rettilineo di partenza-arrivo è in salita ed è composto da una serie di curve a sinistra sempre più veloci, che sollecitano molto gli pneumatici. L’uscita dall’ultima curva è cruciale per accelerare il prima possibile e affrontare al meglio il rettilineo principale. Anche in questo caso, spetta agli pneumatici tradurre con la massima efficacia la coppia del motore in aderenza sulla pista. Dopo la riasfaltatura effettuata nel 2005, il circuito si presenta meno irregolare rispetto a prima. La strategia dei pitstop sarà favorita dal fatto che una sosta non richiede molto tempo: meno di 20 secondi di media per percorrere l’intera pit lane. Pneumatici stradali e da competizione Pirelli è entrata in Formula Uno per aumentare la visibilità del brand e accrescere la sua quota di mercato. Ma quanto hanno in comune un P Zero Formula Uno e il suo equivalente stradale? Lo pneumatico P Zero racing è più largo di un normale stradale, con una struttura interna estremamente rigida e una spalla più alta. Quello stradale, invece, è caratterizzato da un più profondo battistrada e da una mescola più dura, per garantire maggiori percorrenze. Un P Zero stradale dura molte migliaia di chilometri su svariate tipologie di fondi, contro il centinaio di chilometri circa -in condizioni assolutamente estreme- di uno pneumatico da competizione. L’area di contatto di un P Zero Formula Uno può aumentare fino a tre volte a pieno carico aerodinamico ad altisime velocità, mentre l’impronta di uno pneumatico stradale resta praticamente invariata. Lo pneumatico P Zero per uso in pista è progettato per garantire la massima prestazione e il grip ideale a velocità che generano 4G di accelerazione trasversale nelle curve veloci. Quattro volte il grip offerto dal P Zero stradale, grazie a una temperatura d’esercizio di oltre 100 gradi centigradi che massimizza l’aderenza dello pneumatico di Formula Uno alla superficie. Un P Zero stradale opera, invece, fino a 40 gradi centigradi, grazie alla sua mescola più dura. Il grip superiore del P Zero Formula Uno è ulteriormente evidenziato dalle prestazioni in frenata: una monoposto da competizione, in grado di passare da 330 a 80 km/h in circa tre secondi, genera 5G di decelerazione, contro un solo 1G generato da una vettura stradale. La differenza è altrettantro pronunciata quando si tratta di pneumatici da bagnato. In caso di pioggia gli pneumatici Pirelli rain sono in grado di dissipare circa 60 litri d’acqua al secondo. Una mescola soft e il carico aerodinamico offrono un’eccellente tenuta di strada anche ad alte velocità, con una superficie di contatto asciutta e controllo totale da parte del pilota. Uno pneumatico stradale, di contro, elimina circa 13 litri d’acqua al secondo: una quantità che assicura la sicurezza perfetta per qualunque tipologia di auto in condizioni di guida normali. Ma la Formula Uno non ha nulla a che vedere con le condizioni di guida normali. L’incredibile grip offerto dagli pneumatici sviluppati in modo specifico per le corse permette alle monoposto di sfruttare al massimo potenza e accelerazione. Un’auto stradale passa da zero a 60 km/h in circa due secondi e mezzo. Nel medesimo lasso di tempo, una monoposto raggiunge i 100 km/h. Entrambe le vetture raddoppiano le loro velocità nei cinque secondi successivi, tuttavia la differenza in termini di prestazioni, grip e tenuta laterale è così pronunciata che solo gli pneumatici P Zero da competizione sono in grado di far fronte alle sollecitazioni cui sono sottoposti.

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