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Il caso: perché quattro piloti hanno preso bandiera senza fare l'ultimo run in Q3!

Verstappen e Gasly della Red Bull oltre a Grosjean e Magnussen della Haas non sono riusciti a lanciarsi in tempo per evitare di vedersi sventolare la bandiera a scacchi alla fine della Q3. Scopriamo come sia stato possibile incorrere in un errore così pacchiano.

Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, precede Pierre Gasly, Red Bull Racing RB15

Max Verstappen, Red Bull Racing RB15, precede Pierre Gasly, Red Bull Racing RB15

Mark Sutton / Motorsport Images

Ogni tanto, capita. La Formula 1 è uno sport che gli addetti ai lavori vivono sui monitor, tra dati di ogni tipo ed immagini televisive. Una visione digitale, che però a volte cozza con la realtà, come è accaduto oggi durante le qualifiche di Shanghai.

Nella fase finale della Q3 i dieci piloti qualificati sono entrati in pista guidati dai remote-garage che operano nelle sedi delle squadre.

L’ordine finale arriva da un software che negli anni è diventato sempre più complesso, analizzando decine di parametri che determinano l’okay finale, ovvero il momento in cui bisogna uscire dai box.

Come di consueto, i dieci piloti hanno lasciato la pit-lane a circa due minuti dalla bandiera a scacchi, un lungo serpentone che si è preparato all’ultimo giro di qualifica. Il gruppo è però avanzato a passo molto ridotto (imposto da Lewis Hamilton) e a metà giro è apparso in modo chiaro (osservando il monitor con le posizioni Gps) che i piloti nelle ultime posizioni rischiavano di transitare sul traguardo sotto la bandiera a scacchi.   

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La situazione non è sfuggita ai muretti-box di Ferrari e Renault, che hanno tempestivamente informato i rispettivi piloti di spingere sull’acceleratore, mentre le due Red Bull e le due Haas si sono ritrovate fuori tempo massimo. Ma cosa è accaduto?
“Pensavo mancassero 30 secondi – ha spiegato Verstappen – invece erano 10 o 15. Chi era alle mie spalle è stato avvisato dagli ingegneri e ha accelerato, così mi sono ritrovato con macchine che mi superavano. Paradossalmente ho ulteriormente rallentato, per ripristinare il margine di 5 secondi che serve per fare un giro con aria pulita, perché iniziare vicino un’altra vettura vuol dire sapere già che non migliorerai il tuo tempo, è inutile”.

“Se l’ingegnere ti dice di spingere allora spingi – ha concluso Max – ma non so cosa stessero pensando al mio muretto in quel frangente. Quando mi hanno passato avrei potuto rispondere e riprendere la mia posizione, ma non volevo fare lo str…, soprattutto se pensi che non ci siano problemi di tempo. Peccato, perché ero in lotta per la terza posizione, c’era l’opportunità di provarci”.

Se Verstappen non è riuscito ad iniziare il suo ultimo giro in tempo, il tandem del team Haas ha mancato il traguardo per parecchio in più. Una situazione ancora più inspiegabile, considerando che Magnussen e Grosjean avevano un solo ‘run’ a disposizione e avrebbero potuto anticipare di parecchio l’ingresso in pista evitando anche problemi di traffico. Ma Gunther Steiner la vede diversamente.

“Nella posizione in cui siamo dobbiamo prenderci questo rischio perché altrimenti non ci sono chance di andare oltre le ultime due posizioni in Q3 – ha spiegato il team principal della Haas – uscire per primi vuol dire trovare una pista meno veloce rispetto a chi esce per ultimo, anticipare l’uscita per me non ha senso".

"Quindi si corre un rischio consapevole, accodandosi al gruppo e sperando di passare sul traguardo per ultimi prima della bandiera a scacchi. Se abbiamo pensato a superare chi ci precedeva? Se si prova a passare e capita di ostacolare qualcuno chi pensate che sarà penalizzato?”.

Come l’hanno presa Grosjean e Magnussen? 

“Alla curva 14 mi hanno comunicato che avevo un margine di 20 secondi – ha spiegato Grosjean – mi è sembrato un po' tirata ma non temevo di non riuscire a passare in tempo. Poi poco dopo ho sentito il messaggio ‘5 secondi!’. Ma come hanno fatto a passare 15 secondi in due… secondi? Comunque ormai è andata, ma quanto è accaduto oggi ci servirà per valutare meglio queste situazioni in futuro”.

Più sintetica è stata la reazione di Magnussen, ovvero una lunga serie di beep senza neanche una pausa…

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