Il caos creato dalle dichiarazioni di Hamilton nasconde un problema più grande
Dopo aver definito Stevenage come "bassifondi" ed essersi subito corretto, Lewis Hamilton è stato duramente attaccato dalla stampa inglese. Ma cosa c'è veramente dietro questo accanimento?
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Erik Junius
Ogni persona che ha criticato Lewis Hamilton per aver definito la sua città natale, Stevenage, come “bassifondi” è perfetta. O forse è ipocrita. O forse deve essere entrambe le cose vista la velocità e la forza con la quale Hamilton è stato accusato per il linguaggio utilizzato salvo comprendere immediatamente di aver utilizzato le parole errate.
“E’ stato davvero un lungo viaggio, e per la nostra famiglia è stato come un sogno riuscire a realizzare qualcosa di diverso” ha detto Hamilton alla BBC la scorsa domenica in occasione della cerimonia degli Sports Personality of the Year.
“Riuscire ad uscire dai bassifondi, beh, non proprio bassifondi, ma riuscire a realizzare qualcosa di differente…”.
Bisogna notare la correzione immediata. Non è forzata ma istantanea. Hamilton si è corretto subito non appena ha capito di aver utilizzato una parola errata ed è stato più rapido che in qualifica nel compiere questa correzione.
Sfortunatamente il danno era già fatto. Sui giornali di stampa inglesi, nelle televisioni, sui vari siti web del Regno Unito, la frase di Hamilton è stata piazzata come notizia principale.
Ma, seriamente, qualcuno crede che Hamilton consideri Stevenage come una favela? No, ma l’occasione è stata ghiotta per attaccare Hamilton.
“Ho scelto le parole sbagliate, ma non intendevo quello” ha dichiarato Hamilton in un video poi cancellato dal suo account Instagram e pubblicato due giorni dopo che la polemica era montata.
Questo incidente ha assunto proporzioni enormi e non è la prima volta che Hamilton si trova al centro di una tempesta. In alcuni casi le critiche sono giustificate, in altri no. L’utilizzo del jet privato, il luogo in cui vive e paga le tasse, anche l’abbigliamento utilizzato alla premiazione FIA è stato al centro dell’attenzione, mentre Kimi Raikkonen ubriaco sul palco è stato apprezzato da tutti.
Immaginate cosa sarebbe successo a parti inverse. Nonostante i suoi successi in Formula 1, il suo essere il pilota inglese con più vittorie nella massima serie, Hamilton è sempre impopolare.
Bisogna guardarsi dentro per capire. Nelle scorse settimane Raheem Sterling, calciatore del Manchester City e della nazionale inglese, è stato al centro delle polemiche perché ha accusato i media di alimentare il razzismo per il modo in cui vengono definiti i giocatori di differenti etnie.
Nell’esempio che ha fornito, Sterling ha affermato che il ventunenne di colore Tosin Adarabioyo è stato ritratto sotto una cattiva luce rispetto all’altro giocatore del City, il diciottenne bianco Phil Foden.
È un terreno molto pericoloso puntare a sfumature razziali senza prove, ma è importante cercare di stabilire quali potrebbero essere le motivazioni che hanno portato a queste dichiarazioni.
Alcune delle critiche rivolte ad Hamilton nascono dal fastidio che provoca un pilota che domina in Formula 1 e si prende spunto da un qualcosa detto alla stampa o da un incidente in pista. Tuttavia, alcune critiche nascono dal fatto che non è un campione di Formula 1 “tradizionale”.
Ma che cosa lo rende differente rispetto agli altri? Il colore della pelle? Il suo background? Il suo stile di vita? Sono questi dei fattori che giustificano la rabbia della gente? No, ma qualcuno li prenderà in considerazione perché Hamilton - come Sterling - è un rappresentante di un gruppo che in alcuni ambienti è considerato "minore".
Inevitabilmente ci sono persone che non amano Hamilton e momenti come quelli della scorsa domenica sono opportunità per esprimere il loro dissenso e processarlo.
Questa attitudine è proseguita anche dopo il video postato da Hamilton con critiche piovute dal Sun mentre Sky News ha definito tiepide le scuse del pilota della Mercedes. Entrambi, tuttavia, hanno preferito focalizzarsi sugli elementi negativi piuttosto che su quelli positivi favorendo in questo modo un sentimento di rabbia.
L’ex calciatore della nazionale inglese, John Barnes, è intervenuto nel dibattito lanciato da Sterling e secondo il suo punto di vista la copertura negativa ed il coinvolgimento di un gruppo in determinate azioni non focalizza l’attenzione sull’azione stessa ma sul gruppo coinvolto. Barnes ha descritto questo come “un sottile modo di indottrinamento”.
Lo stesso vale per le critiche ricevute da Hamilton, soprattutto perché è il pilota di F1 nero con un background modesto alle spalle.
Forse Hamilton non ha pensato in questo modo, o forse sì reputando questa un’assurdità, o forse ancora potrebbe anche pensarci ed essere schiatto così come lo è stato Sterling.
La richiesta di Hamilton è stata la seguente: “Se credi che abbia commesso un errore su quel palco, non preoccuparti, passa avanti, è soltanto energia negativa che non devi tenere con te”.
Non possiamo condividere l’esperienza provata da Hamilton, ma ti prego di credere che questo pezzo sia stato scritto nella consapevolezza che la posizione di un maschio bianco privilegiato è considerevolmente distante da quella di Hamilton. Ed è importante notare che Sterling ha parlato come rappresentante per un massiccio gruppo di giocatori neri in uno sport in cui l'esposizione al razzismo è ancora comune.
Un ultimo pensiero riguarda il video postato da Hamilton sul suo profilo Instagram. Le sue scuse erano chiaramente sentite, ma non si può fare a meno di pensare a cosa avrebbe potuto affermare in un contesto diverso e più ampio. L’input di Hamilton al dibattito sarebbe importante.
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