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Hamilton si racconta: "So già che voglio continuare dopo il 2020"

Il pilota della Mercedes ha concesso una lunga ed interessante intervista alla vigilia del weekend del GP d'Italia, rivelando che ha già scelto di continuare in F1 oltre il 2020 e che non pensa che non correre per la Ferrari possa rappresentare una "macchia" per la sua carriera.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, secondo classificato, alla conferenza stampa

Foto di: Simon Galloway / Motorsport Images

Trentaquattro anni, 242 GP (145 terminati sul podio) 81 vittorie, 87 pole position e cinque titoli Mondiali. Basterebbero le cifre per introdurre Lewis Hamilton, ma in realtà c’è ancora di più dietro un campione che ha saputo andare anche oltre il confine della Formula 1 e dello sport.

Alla vigilia del Gran Premio d’Italia abbiamo incontrato un pilota che ha intenzione di correre ancora a lungo, che è più motivato a farlo (oggi) di quanto lo fosse un paio di anni fa, e che sembra godersi come non mai la posizione che si è conquistato sul campo. Ci sarà un Lewis Hamilton in Formula 1 anche dopo il 2020, molto probabilmente sempre in Mercedes, a caccia di nuovi record, perché è questo di cui si nutre. Sarà curioso capire quali sfide si porrà Lewis, perché molti dei record storici sono già pronti ad essere battuti.

Quest’anno sembri impegnato in un confronto serrato con una nuova generazione di piloti. È una nuova sfida che tu esalta?
“In realtà non è così importante l’età degli avversari, vuoi solo combattere contro i migliori, i migliori piloti. Stiamo vedendo una nuova generazione di piloti che sta arrivando ai vertici, ma non è poi un parametro significativo che siano giovani o meno. Mi manca un po' il confronto che ho avuto con Sebastian lo scorso anno”.

Dall’esterno sembra che tu abbia un notevole rispetto per Leclerc...
“Onestamente rispetto tutti i piloti sulla griglia di partenza, ma ovviamente ci si trova a stretto contatto con quelli che lottano per il podio, ed è con loro che ci si trova a confrontarsi in pista o a parlare in conferenza stampa”.

Il prossimo anno dovrai decidere se proseguire la tua carriera in Formula 1. Cosa peserà maggiormente sulla tua scelta, motivazioni, format della nuova Formula 1?
“So già che voglio continuare, al momento, amo ciò che faccio, forse avevo più dubbi un paio di anni fa di quanti ne abbia oggi, mi piace sempre più essere dove sono, ho una posizione più chiara oggi nella mia vita. La motivazione non è mai stata in discussione, non vedo l’ora di vedere come sarà la Formula 1 del 2021, come si evolverà questo sport, se sarà qualcosa che mi piacerà o meno”.

Riesci oggi ad immaginarti in un altro team?
“Posso immaginarlo, ma allo stesso tempo so quanto ci vuole per costruire quello che oggi ho nella mia squadra. Quando sono arrivato in Mercedes il team si trovava in una fase di crescita e ci sono voluti anni per arrivare a renderlo ciò che è oggi. Oggi so che in un’ipotetica altra squadra dovrei aiutare a ricostruire un ambiente che familiare, riavere ciò che mi permette di svolgere al meglio il mio lavoro. Quando ero in McLaren c'erano delle piccole cose che però non erano l’ideale. Faccio degli esempi: nel box non c’era il posto per il mio casco, c’era sempre un po' di confusione tra i meccanici, parlo di dettagli, che possono essere viste come piccole cose, ma personalmente fanno la differenza quando ti prepari a salire in macchina. Quando sono arrivato in Mercedes abbiamo apportato molte modifiche a tanti aspetto, abbiamo un posto per tutto. Faccio un altro esempio: la mia stanza è adiacente a quella degli ingegneri, mi permette un dialogo più stretto ed è cruciale. Spesso gli ingegneri sono molto testardi, molto radicati nei loro modi di fare: “facciamo così da molti anni!”. A volte devi scuoterli un po' ed essere categorico: “No, proviamo in modo diverso”. E ci vuole molto tempo per arrivare ad avere questo tipo di rapporto. Se andassi in un'altra squadra potrebbero anche accogliermi dicendo: “chi è questo fottuto ragazzo, che mi vuole insegnarci a lavorare?”. Devi creare una relazione con loro, in modo che si fidino di te, e per creare un nuovo percorso, un nuovo modo di pensare, e ci vuole tempo”.

Potrai considerare la tua carriera completa anche senza un’esperienza in Ferrari?
“Credo di si. Quando fai parte della Mercedes, fai parte di una famiglia per la vita, quindi posso dire al cento per cento che finire qui la mia carriera mi renderà felice. Posso sempre guidare una Ferrari stradale, giusto? Sarò deluso dal non aver guidato una Ferrari di Formula 1? Non penso che ci si debba soffermare su contesti che non si conoscono. Vedo la macchina e adoro il colore, vedo la passione della folla, della squadra quando è sotto il podio, sono diversi da qualsiasi altro team. Ma non so se questo è nel mio futuro. Il tempo lo dirà”.

A volte si ha l’impressione che tu abbia bisogno costante di avere una sfida da affrontare?
“Ho affrontato tante sfide e ne ho ancora tante davanti a me, anche nella mia vita personale. Al momento è una sfida enorme bilanciare ciò che faccio con la mia vita personale, e ho capito che per dare il meglio ho bisogno di avere sempre una prova da superare, in pista e nella vita”.

Sei diventato un riferimento nella gestione della gara, che in questi anni si basa principalmente sulla gestione degli pneumatici. È una questione di sensibilità?
“È questione di feeling, ma contribuiscono tanti aspetti. La comprensione dello stato della pista perché a volte un circuito non ha un asfalto uniforme per tutta la sua lunghezza, e ci sono tratti più abrasivi di altri. Anche la frenata ha un aspetto importante, il punto di staccata e la ripartizione tra i due assi, e in generale è ovviamente determinante l’aggressività alla guida. Bisogna combinare tutti questi fattori, ed è qualcosa che col tempo si impara a fare sempre meglio. Ogni pista ha delle sue caratteristiche, e ci si prepara per quello, ma a volte capita che in un weekend il setup previsto non lavora bene, e quando si interviene sull’assetto bisogna anche diversamente come sarà la gestione gomma in gara”.

Che differenza c’è quando corri per il titolo o per la singola gara?
“Quando ero giovane era diverso, si. Ma oggi il mio modo di correre non cambia, perché so l’obiettivo della mia gara è concretizzare il lavoro fatto da tutta la squadra. Poi ovviamente ci sono situazioni diverse, ad esempio se inizi una gara dal fondo della griglia devi prenderti qualche rischio in più per rimontare, ma quando sei in testa ad una gara ragioni a lungo termine sulla gestione della cosa. A 21 anni pensavo in modo diverso, oggi quando sono in monoposto a volte penso che ci sono 2000 persone che contano su di me, e questo porta a prendere decisioni non egoiste che a volte vanificano il lavoro per qualche punto in più. Crescendo sono diventato un giocatore di squadra, e ho anche capito che non si possono vincere tutte le gare, cosa che da giovani si è portati a credere”.

Ti rivedi in Leclerc o Verstappen?
“Non mi piace paragonarmi ad altri piloti, ma capisco il momento che stanno vivendo. Ci sono passato anch’io, era il 2007 e avevo 22 anni e ricordo cosa vuol dire ritrovarsi in Formula 1 davanti alle telecamere e ad una grande attenzione mediatica”.

Quanto è stato difficile correre a Spa dopo l’incidente a Hubert?
“Ti rendi conto di colpo che può succedere. L’abbiamo provato in Giappone nel 2014 (il riferimento all’incidente di Jules Bianchi), mi era successo quando avevo 11 anni e correvo nei kart quando morì un ragazzo mio coetaneo. È un pugno dello stomaco, sono stato male. Non so come sia stato per gli altri piloti lo scorso weekend, ma io sono stato male, non riuscivo a dormire, non riuscivo a credere a ciò che era successo. Quest’anno abbiamo perso Charlie Whiting poi Niki, eppure si va avanti. È triste, ma è la vita”.

Hai sottolineato che la gente non si rende conto di quanto voi piloti rischiate...
“Questo è un discorso generale. Se vai a vedere un evento sportivo di alto livello, c’è una percentuale di persone che non capisce quanto sia pericoloso solo perché gli incidenti gravi sono rari. Una volta i piloti erano considerati dei supereroi perché sfidavano la morte. Ora che siamo in un periodo più sicuro diamo per scontate certe cose, e l’incidente è uno choc”. …

La GPDA, l’associazione dei piloti, dovrebbe avere un ruolo più importante nella sicurezza?
“La GPDA è di nuovo unita. Abbiamo avuto degli incontri con la FIA, ad esempio in Francia, ci sono aree in cui intervenire, ad esempio sulla monoposto di F2, forse le macchine lì non sono abbastanza sicure”.

I numeri dicono che Lewis Hamilton si sta avviando a diventare il più grande pilota di sempre...
“I numeri non li guardo mai. Quando scendo dalla macchina penso a come posso migliorare, a come diventare un pilota più forte. Alla fine della carriera mi guarderò indietro, ora punto avanti. Essere nella mia posizione è un privilegio incredibile, ma nella mia testa devo andare ancora avanti: nella mia mente sono ancora un treno che viaggia ancora in pieno, non ho raggiunto la mia fermata”.

Come puoi ritrovare sempre le giuste energie considerando quanto hai vinto?
“Perché in realtà non sei mai perfetto, a volte ci sono dei weekend che sembrano davvero al cento per cento, ma poi ti fermi e ti chiedi: cosa posso migliorare? E qualcosa c’è sempre. È un inseguimento costante verso la perfezione. Prendi ad esempio le partenze: a Budapest ho fatto un ottimo start, l'ultima gara ho avuto la seconda migliore partenza, ci sono altre gare in cui ho avuto la 18esima, e devi capire perché. Ci sono sempre cose da migliorare, e per questo adoro la Formula 1. Sono solo…super competitivo, se gioco a tennis con mio padre non mi accontento di batterlo, ogni volta voglio migliorare, cercare aree in cui fare dei passi avanti”.

Come vedi il weekend di Monza?
“Ho parlato con la squadra, a volte crediamo che un weekend sia ‘giusto’ per noi e poi non lo è o viceversa, quindi bisogna prendere con le pinze quello che dicono. Ma sapevamo che a Spa e Monza la Ferrari sarebbe stata competitiva per via dei lunghi rettilinei, quindi ci può stare che questo weekend si confermi difficile. Ma è anche vero che in gara siamo in grado di far durare le gomme più delle Ferrari, quindi aspettiamo”.

La pioggia ti può aiutare?
“Si, se sarà bagnato per noi sarà un vantaggio”.

Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, Valtteri Bottas, Mercedes AMG F1, Lando Norris, McLaren MCL34
Sebastian Vettel, Ferrari SF90, precede Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, secondo classificato, e Charles Leclerc, Ferrari, primo classificato, alla conferenza stampa
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, alla parata dei piloti
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10, precede Valtteri Bottas, Mercedes AMG W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, secondo classificato, con il suo trofeo
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, secondo classificato, alla conferenza stampa
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, secondo classificato, arriva sul podio
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10, precede Valtteri Bottas, Mercedes AMG W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, alla parata dei piloti
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 W10
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