Hamilton: "La mia forza sta nell'equilibrio mentale. Per questo sono grato a mio padre"
Lewis ha rivelato che giovedì scorso è morto suo nonno: "Lassù sarà orgoglioso di mio padre: non dimenticherò mai le cose che ha fatto per permettermi di essere qui". "Non credo nei mental trainer, ma lavoro da solo per assicurarmi il giusto equilibrio nella mia vita".
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1, festeggia con il suo team
Simon Galloway / Motorsport Images
Il pilota, formidabile, ha sempre quella stessa fame che gli permise nel 2007 di presentarsi al mondo con l’esordio più sorprendente nella storia della Formula 1.
Su queste fondamenta Lewis Hamilton è cresciuto moltissimo, percorrendo un cammino che nell’arco di dodici stagioni lo ha proiettato nell’Olimpo di questo sport. È cresciuto il pilota, ma anche l’uomo, ed oggi Lewis Hamilton è un personaggio globale, l’unico della Formula 1, capace di riuscire a gestire molti aspetti della sua vita con la stessa determinazione che conferma ogni volta che scende in pista.
Tra le sue capacità c’è anche quella di gestire i media in modo formidabile, porgendo ed ottenendo molto rispetto. Quando ieri è entrato nella sala stampa del circuito di Città del Messico per la tradizionale conferenza stampa dedicata al vincitore del Mondiale, è stato accolto con un lungo applauso che ha dato inizio ad un altrettanto lunga chiacchierata.
Hamilton ha ripercorso una stagione molto intensa, ed una carriera che anno dopo anno si illumina sempre più intensamente. Ecco alcuni frammenti di quella chiacchierata...
L’equilibrio mentale è stato un passaggio cruciale
“È stato un anno molto difficile che ci ha visti impegnati in un confronto molto serrato. Mi sono allenato molto, soprattutto mentalmente. Non credo nei mental-trainer ed in generale in questo tipo di supporto, lavoro da solo per assicurarmi di avere la giusta energia, il giusto equilibrio nella mia vita, e quest’anno credo di aver fatto bene".
"Credo di aver avuto una buona stagione nel 2017, ma, terminato il Mondiale, mi sono chiesto: come posso alzare il tiro? Non ci sono formule segrete, ma in qualche modo sono riuscito quello che per me è stato un ottimo equilibrio, e non è un caso che in questa stagione siano arrivate alcune delle migliori gare della mia carriera, e se alla fine sono seduto qui in questo momento credo che il primo motivo sia proprio questo".
Nonno Davidson, papà Anthony e Rye House
“Questo è stato un weekend molto difficile, perché mio nonno è morto giovedì, prima che iniziasse il weekend di gara. Mio nonno sarà tanto orgoglioso di quello che ha fatto mio padre, non dimenticherò mai le cose che ha dovuto fare per permettermi di essere qui oggi".
"Aspiro davvero ad essere come lui, un uomo forte, un padre capace di fare quello che ha fatto nei momenti difficili. Ricordo che eravamo sul kartodromo di Rye House, e papà era l'unico padre che andava in pista".
"All’epoca il ragazzino più veloce si chiamava Nicky Richardson, lo osservavo e mi dicevo ‘devo trovare il modo per essere migliore di lui’. Allora mio padre si posizionava dove questo ragazzo staccava, poi si spostava di diversi metri verso la curva e mi indicava dove avrei dovuto frenare io".
"Io ci provavo e mi giravo, ma alla fine ci sono riuscito. Nessun altro genitore faceva queste cose, e quando ci sono momenti importanti, non posso che ricordare che la sua figura è al centro di ciò che sono oggi”.
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