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Haas reclama la Racing Point: non è un Costruttore perché usa la VJM11 della Force India

La squadra americana pone una questione che sembra legata a un vizio di forma, ma che, invece, tocca uno dei pilastri della F1. In ballo ci sono 60 milioni di dollari e alla fine potrebbe essere Liberty a chiudere la questione con una transazione che potrebbe chiudere il caso.

Sergio Perez, Racing Point Force India VJM11

Sergio Perez, Racing Point Force India VJM11

Glenn Dunbar / Motorsport Images

Guenther Steiner, Team Principal, Haas F1, nella conferenza stampa dei team principal
Haas F1 Team VF-18, nel garage
Racing Point Force India VJM11
Otmar Szafnauer, Team Principal, Racing Point Force India e Lawrence Stroll, proprietario del team Racing Point Force India F1
Sergio Perez, Racing Point Force India VJM11
Otmar Szafnauer, Team Principal, Racing Point Force India Team Principal gioca a Jenga con Sky TV

Da diverso tempo si sussurrava nel paddock che le discussioni sul passaggio di proprietà che ha visto la Force India di Vijay Mallya convertirsi nella Racing Point di proprietà di Lawrence Stroll non erano terminate. Ed in effetti sotto la cenere c’era ancora brace ben accesa, come è emerso oggi ad Abu Dhabi.

Il team Haas ha presentato reclamo contro la Racing Point Force India e, pur non essendo trapelati i dettagli della protesta, nel paddock è emerso che il motivo risiede in un vizio di forma che ha creato il passaggio di proprietà della squadra.

Il regolamento di Formula 1 prevede che una squadra al via del Mondiale detenga tutti i diritti di proprietà intellettuale del progetto tecnico.  

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La monoposto che sta utilizzando il team Racing Point è ovviamente la Force India VJM11 realizzata dalla proprietà precedente e non è, quindi, rivendicabile dai nuovi acquirenti. Un vizio di forma, che però esclude formalmente la Racing Point dai Costruttori, e quindi da coloro che possono avere accesso alla ripartizione degli introiti distribuiti da Liberty Media.

La scorsa estate la Force India era finita in amministrazione controllata, a serio rischio di fallimento. L’arrivo della cordata di Stroll ha consentito alla struttura di sopravvivere, pianificando un futuro grazie alla nuova proprietà sotto il nome di Racing Point.

La Haas ha però sollevato il problema: la Racing Point va considerato un nuovo Costruttore o va riconosciuto che di fatto si tratta dello stesso team che ha disputato la prima metà di campionato? 

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I team ottengono il diritto alla quota economica della famosa colonna A (una delle voci che determina la cifra che spetta a ciascun team) classificandosi per due anni consecutivi nelle prime dieci posizioni della classifica Costruttori.

Un articolo del regolamento che la Haas conosce molto bene, avendo dovuto rinunciare agli introiti della colonna A nel 2016 e 2017 (i suoi primi due anni in Formula 1) per un totale di 60 milioni di euro.

Il team statunitense ha avuto accesso a questa voce di fondi a partire solo da questa stagione, ed è particolarmente sensibile su questo argomento.

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Probabilmente insieme al reclamo contro la Racing Point, la Haas abbia fatto capire che il suo intento non è quello di bloccare i pagamenti alla ex-Force India, quanto di assicurarsi i fondi persi nel 2016/17.

È impensabile che la questione possa essere discussa dal collegio dei commissari sportivi di Abu Dhabi, e probabilmente verrà demandato il tutto al prossimo Consiglio Mondiale. Sempre che nel frattempo non si arrivi ad un compromesso, con una cifra offerta da Liberty alla Haas per archiviare il caso. E questa è l’ipotesi più quotata nel paddock tra gli addetti ai lavori. 

 

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