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Intervista

Haas: "Non vogliamo essere un team da metà classifica"

Il titolare americano ammette: "La macchina 2017 non ha fatto lavorare le gomme, rendendo difficile la vita ai nostri piloti”. Alla Haas sono convinti di aver risolto il problema, ma siamo ancora nella fase di apprendimento della F.1".

Gene Haas F1 Team, proprietario e fondatore, Haas F1 Team

Gene Haas F1 Team, proprietario e fondatore, Haas F1 Team

Andrew Hone / Motorsport Images

Gene Haas, Founder and Chairman, Haas F1 Team looks at Haas VF-17 rear wing
Guenther Steiner, Haas F1 Team team principal and team owner Gene Haas
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17
Romain Grosjean, Haas F1 Team
La cantante Ella Eyre posa con i meccanici Haas F1 Team
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17
Romain Grosjean, Haas F1 Team
Kevin Magnussen, Haas F1
Kevin Magnussen, Haas F1 Team VF-17, ai box durante le Qualifiche
Romain Grosjean, Haas F1 Team VF-17
Romain Grosjean, Haas F1 Team VF-17
Romain Grosjean, Haas F1 Team, entra nella sua monoposto
Fernando Alonso, McLaren MCL32 and Romain Grosjean, Haas F1 Team VF-17 battle
Chase Carey, Chief Executive Officer and Executive Chairman of the Formula One Group and Guenther St

Un esordio perfetto, poi una seconda stagione con diversi punti interrogativi. Carl Haas sa bene che per la sua squadra di Formula 1 il 2018 sarà un passaggio importante e decisamente impegnativo.

La McLaren punta a risalire molte posizioni, la Renault ha messo sul tavolo investimenti importanti, ed anche la Sauber (grazie alla nuova proprietà e all’accordo con l'Alfa Romeo) potrà contare su quella stabilità economica mancata negli ultimi anni.

A cosa potrà ambire nel 2018 la Haas? Dopo la prima parte pubblicata ieri, prosegue la chiacchierata con il team principal statunitense.

Dopo un debutto molto positivo, ci sono state aspettative troppo ambiziose nel 2017?
“Nella nostra prima stagione siamo stati bravi ed anche fortunati. Si è portati a pensare che nel secondo anno un team non possa che crescere, migliorare e fare meno errori. Ma in realtà nel 2017 siamo peggiorati, riuscendo ad affrontare in tempi brevi solo una parte dei problemi che abbiamo sofferto".

"Una situazione frustrante, abbiamo visto in diverse occasioni che le nostre performance sono peggiorate dalla prima alla terza sessione di prove libere, ed allora ti chiedi: ‘Cosa manca? È un problema di piloti, di monoposto o di pneumatici?’. Nella pausa invernale abbiamo ristretto molto il campo, arrivando alla conclusione che la monoposto non ha fatto lavorare bene le gomme, rendendo difficile la vita ai nostri piloti”.

Problemi che però non avete avuto nel 2016...
“Nel 2016 primo anno ci sono probabilmente state più squadre in difficoltà, poi lo scorso anno molte di loro hanno risolto i loro problemi che li rallentavano, e la loro performance lo ha confermato. Quando siamo arrivati in Formula 1 il distacco tra la prima e l’ultima fila era di circa cinque secondi, mentre nel 2017 questo gap è sceso a tre, confermando che nella seconda parte dello schieramento tutti stanno lavorando e migliorando”.

Come vedi il team Haas con due stagioni di Formula 1 alle spalle ed un Mondiale che si appresta ad iniziare?
"Ora siamo solo una realtà della Formula 1, e credo che ci sia rispetto nei nostri confronti nel paddock. Da Lewis Hamilton sino all’ultimo degli addetti ai lavori, tutti sanno chi siamo, e credo che questo aspetto sia positivo. Siamo entrati in questo campionato di Formula 1, dimostrando di essere in grado di competere a questo livello come confermano i risultati che abbiamo raggiunto”.

Quando sei entrato in Formula 1 hai detto che uno degli obiettivi del progetto era quello di promuovere nel mondo la Haas Automation (azienda leader nel settore delle macchine utensili) grazie alla presenza nel Circus. Hai avuto riscontri su questo fronte?
“Quando mi reco alle fiere di macchine utensili mi rendo conto che la gente che ci visita vuole per lo più parlare di corse! In un contesto diverso da quello sportivo c’è un grande interesse per ciò che la Haas fa in Formula 1, direi che ci vedono come un’entità unica: dai prodotti che produciamo al mondo del Motorsport".

"Quando ottieni dei risultati la gente inizia a notarti ed è questa notorietà che vogliamo per Haas Automation. Lavoriamo ovviamente anche sul marketing, portando molti nostri clienti in pista nei weekend di gara, e questo funziona molto bene, soprattutto in Formula 1, dove per un appassionato è praticamente impossibile poter visitare paddock e box. Avere questa chance fa sentire i nostri ospiti ‘speciali’, e questo si traduce nella percezione che loro hanno di noi”.

La Haas è nota anche per il team Stewart-Haas Racing presente nella categoria Nascar. Ci sono state sinergie con la squadra di Formula 1?
“Ci sono diverse tecnologie simili, e ci sono stati anche degli addetti ai lavori di Formula 1 che mi hanno chiesto informazioni su come si lavora in Nascar, diciamo che c’è un interesse reciproco tra i due mondi, e non mi sorprende visto che parliamo di campionati che sono al vertice nei rispettivi campi d’azione”.

Sei il proprietario di due team che gareggiano in NASCAR e Formula 1, ed in più dirigi un'azienda con un fatturato da un miliardo di dollari. Come si riesce a gestire tutto questo?
“È una questione di equilibrio. È una sfida costante che mette alla prova le abilità, la resistenza, le risorse, la capacità di andare oltre la concorrenza. Il tutto è molto difficile".

"Il team NASCAR è rodato, e funziona piuttosto bene anche senza di me. Sono ragazzi che lavorano in squadra da molto tempo, e sanno bene cosa devono fare, abbiamo già vinto due campionati e ho molta fiducia nel loro operato".

"Sul fronte Formula 1 siamo ancore in una fase di apprendimento, e l’obiettivo non è certo quello di essere un team di metà classifica. Gli obiettivi sono più ambizioni, e al momento sono più presente”.

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