Giovinazzi: "Per la prima volta ho guidato senza l'ansia di dover dimostrare qualcosa e vuol dire tanto"
Il pilota italiano è stato una delle rivelazioni del venerdì di Sochi, facendo segnare il decimo tempo in FP1, girando più forte di Leclerc: "La prima top 10 è un bel modo di festeggiare il contratto con l'Alfa Romeo Sauber".
Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images
Dopo tanto, tanto tempo, Antonio Giovinazzi è tornato al volante di una monoposto senza l’ansia del maturando. Per due anni ogni sessione FP1, ogni rookie test, ogni prova con Ferrari, Haas e Sauber, è stata vissuta con la pressione di chi è sempre davanti ad una commissione di giudicanti.
Media, colleghi, e in generale tutto il paddock: se vai bene è solo un test o una sessione del venerdì, se incappi in un errore (a chilometri zero, sul fronte esperienza) ecco il dito puntato. Pochi piloti hanno vissuto questa realtà per ben due anni, e per questo motivo quando oggi è sceso in pista a Sochi nella sessione FP1, Giovinazzi ha sfoggiato un sorriso smagliante.
Antonio non girava da due mesi, ma con la ritrovata tranquillità di chi conosce il suo futuro da titolare, tutto è arrivato in modo più fluido e naturale, anche su una pista mai vista prima. Decimo tempo (0”342 davanti a Leclerc), zero errori, e la voglia matta di ricominciare a guardare in prospettiva, senza handicap d’esperienza, senza punti interrogativi.
Com’è andata Antonio?
“Iniziamo col dire che mi è piaciuta molto la pista. Ad un primo impatto sembrava facile, con curve a novanta gradi abbastanza simili tra loro, poi però iniziando a forzare ho apprezzato soprattutto il terzo settore. Non giravo da due mesi, ed è stato bello anche ritrovare il feeling con la monoposto”.
Sei riuscito a sfruttare la hypersoft al tuo primo tentativo in assoluto con questa mescola...
“La squadra mi ha concesso un set di hypersoft alla fine del turno, e devo dire che hanno così tanto grip da fare sembrare la monoposto una macchina diversa: sono sceso di tre secondi! Mi ha fatto piacere, però il lavoro oggi era non commettere errori e portare al team i feedback richiesti”.
Però vedere P10 in classifica…
“Si, ovvio, fa piacere. La mia prima top 10 in formula 1, diciamo un bel modo di festeggiare la firma del contratto con l’Alfa Romeo Sauber”.
Dopo tanto tempo hai guidato conoscendo il tuo futuro. Hai sentito la differenza?
“Tantissimo, la tranquillità è davvero un grande valore aggiunto per un pilota. Sono arrivato qui a Sochi molto più rilassato, senza l’ansia di dover dimostrare qualcosa, e alla fine il risultato è stato positivo. Essere sereni vuol dire tanto, ed è qualcosa che proverò a portare con me il prossimo anno, sono certo che poi i risultati arriveranno”.
Ti aiuta essere salito in macchina in ottica 2019?
“Èstata la mia prima sessione da pilota…confermato. La monoposto nel 2019 sarà diversa, così come non so ancora con quale ingegnere lavorerò, ma è un punto d’inizio. E poi ho familiarizzato con una pista che ritroverò il prossimo anno”.
Quanto è stata dura per due anni osservare altri piloti correre e restare in panchina?
“Dura, beh si, è stata dura, ma ho avuto sempre fiducia nei programmi Ferrari, grazie a loro ho potuto fare il salto dalla GP2 alla Formula 1, ed ho colto tutte le opportunità per essere in pista che mi sono state offerte. In due anni ho completatosessioni FP1, rookie test, sessioni di lavoro al simulatore con gli ingegneri Ferrari, tutto è servito a farmi crescere. Ora so che avrò una ‘mia’ monoposto il prossimo anno, e mi sento pronto ad affrontare il lavoro che mi aspetta”.
Avrai al tuo fianco il pilota con maggiore esperienza in Formula 1...
“Kimi è il compagno perfetto per chi, come me, affronterà il primo Mondiale. Ha esperienza, è disponibile, è l’ideale per una figura come la mia. So che avrò un punto di riferimento importante, ed è un aspetto cruciale per crescere nella giusta direzione. E poi…è Kimi”.
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