Gilles: 35 anni fa la Febbre Villeneuve si è trasformata in Mito
L'8 maggio 1982 a Zolder Gilles Villeneuve è morto durante le qualifiche del GP del Belgio, volando sulle ruote della March di Jochen Mass con la sua Ferrari 126 C2. Il canadese pur vincendo solo sei GP è diventato un simbolo indelebile delle corse.
Foto di: LAT Images
Gilles Villeneuve: il pilota dell’impossibile. Anche con una Ferrari che aveva perso una ruota era capace di monopolizzare l’attenzione degli spettatori italiani davanti al televisore, come se il piccolo canadese potesse cambiare le leggi della fisica e una gara ormai compromessa potesse avere un epilogo diverso da quello prevedibile del ritiro.
Era stato soprannominato l’aviatore: il poco indulgente Franco Gozzi, segretario di Enzo Ferrari, gli aveva fatto trovare i rottami della 312 T2 che aveva distrutto nell’incidente durante il GP del Giappone 1977, seconda gara con la Rossa e li aveva distesi su un telo della Gestione Sportiva per fargli ricomporre come in un puzzle quel che era rimasto della monoposto.
Il canadese era letteralmente decollato dopo un contatto con la Tyrrell a sei ruote di Ronnie Peterson e in volo era finito oltre le barriere di protezione, uccidendo due spettatori che si trovavano in un’area vietata al pubblico. Non aveva colpe per la tragedia, ma quel crash terribile non aveva cambiato la sua indole: vivere rischiando. Sempre e comunque. In monoposto, sulla strada, in elicottero.
E oggi ricorrono i 35 anni dal volo fatale, quello sulle ruote della March di Jochen Mass durante le qualifiche del GP del Belgio a Zolder: mancavano pochi minuti alla fine del turno ed era solo ottavo nella lista dei tempi. Volle fare un ultimo tentativo, pur avendo le gomme ormai usate, avendo nel mirino quel Didier Pironi, compagno di squadra francese, che gli aveva “rubato” la vittoria al GP di San Marino, non rispettando il cartello del muretto Ferrari che aveva ordinato di mantenere le posizioni con il cartello “slow”.
Uno sgarbo mai digerito, che aveva ferito profondamente Gilles. Aveva deciso che avrebbe lasciato la Ferrari alla fine dell’anno perché non era stato adeguatamente difeso dalla squadra del Cavallino, sebbene il Commendatore avesse preso le sue parti. E, allora, a fine stagione avrebbe costituito un proprio team cedendo alle insistenti avance dello sponsor tabaccaio Camel che lo avrebbe ricoperto d’oro.
E, invece, il destino ha presentato il suo conto l’8 maggio 1982: Gilles, come un proiettile, è scagliato fuori dall’abitacolo della sua Ferrari che piroetta nell’aria prima di disintegrarsi. Villeneuve è allacciato al sedile con le cinture che si sono staccate dal telaio. È l’ultimo volo. Quello tragico. Quasi sicuramente avrebbe vinto il mondiale con la 126 C2, anche se l’avvio di stagione era stato più difficile del previsto.
Nel frattempo in Italia, ma non solo, era esplosa quella che era stata definita da Marcello Sabbatini, direttore di Autosprint, la “Febbre Villeneuve”: Gilles era diventato un fenomeno popolare che aveva allargato la notorietà della F.1 al di fuori del mondo degli appassionati per quello stile di guida sempre ai limiti, alle sogli dell’impossibile.
Piaceva molto ad Enzo Ferrari che lo aveva accolto in squadra come un figlio, contro il parere di tutti perché aveva poca esperienza di corse. Era arrivato a Maranello dalle gare delle motoslitte, passando per la Formula Ford 1600 nel 1973 e poi dalla Formula Atlantic, due monoposto addestrative nelle quali dimostrò di essere terribilmente veloce anche se non disponeva di macchine competitive. Il debutto nel Circus avvenne sulla terza McLaren M23 nel GP di Gran Bretagna: nono in griglia, aveva concluso 11esimo per un problema al motore. Era andato subito fortissimo: le porte del Reparto Corse si potevano aprire per il canadese.
Aveva una guida irruenta che spremeva tutta la meccanica, ma che si associava a una sensibilità nel controllo della macchina che gli permetteva di tentare sorpassi impossibili nei punti più impensabili delle piste.
Eppure le vittorie più importanti delle sei conquistate in F.1 restano quella del GP di Monaco 1981, primo successo di una Ferrari turbo nel Principato (all’epoca si diceva che sarebbe stato impossibile aggiudicarsi la gara di Monte Carlo con una monoposto sovralimentata), e il successivo GP di Spagna al Jarama nel quale fu magistrale nel tenersi dietro tutti gli avversari che via via si erano fatti grandi negli specchietti e che avevano formato una lunga fila dietro alla Rossa, dopo che a turno avevano rinunciato agli svariati tentativi di sorpasso.
I numeri non giustificano un pilota che è si è meritato un posto nella leggenda: 6 vittorie, 2 pole e 13 podi. Ma chi vuole riscoprire l’essenza di un campione che è nel Mito delle corse consigliamo di andare a vedere la mostra "Wow, Gilles!" curata da Ercole Colombo e Giorgio Terruzzi. Si tiene allo Spazio Oberdan di Milano da domani al 16 luglio. È organizzata da ViDi, con il patrocinio di ACI Milano: le foto di Ercole Colombo e i cimeli esposti faranno rivivere Gilles e le sue gesta anche ai più giovani che non hanno avuto l’opportunità di vederlo in pista.
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