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Ferrari: Vettel non ha fatto bingo, quanti problemi nell'incontro al buio con la Rossa!

Nella notte di Singapore Vettel non ha trovato le condizioni per esprimere tutto il suo talento su una Ferrari più vulnerabile del previsto: i sei decimi di distacco da Hamilton non si spiegano solo con i suoi errori. Scopriamo cosa è mancato per puntare alla pole...

Sebastian Vettel, Ferrari SF71H

Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images

Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, nel garage
Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Lewis Hamilton, Mercedes AMG F1 e Sebastian Vettel, Ferrari, in conferenza stampa
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H
Kimi Raikkonen, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H, supera la ruota panoramica di Singapore
Sebastian Vettel, Ferrari
Sebastian Vettel, Ferrari SF71H

Ha tagliato il traguardo sbattendo le mani sul volante, un gesto di stizza che ha detto molto. Sebastian Vettel ha realizzato di aver concluso le qualifiche di Singapore in terza posizione, un verdetto amaro considerando le premesse maturate alla vigilia del turno che ha determinato la griglia di partenza di domani.

Pur non essendo un verdetto definitivo in ottica del bilancio del weekend, è sembrato un colpo duro quello accusato da Vettel e dalla Ferrari, oggettivamente inatteso.

Poteva essere in preventivo una Red Bull arrembante, una Mercedes da tenere d’occhio, ma il circuito di Marina Bay era considerato terra di conquista di Seb e della Ferrari. Invece è arrivata la pole position stellare di Hamilton, il guizzo di Verstappen e dei distacchi difficili da motivare ed interpretare.

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La serata di Singapore è iniziata con una sessione Q1 con la Mercedes in pista con gomme ultrasoft, e con le due Ferrari in posizioni ordinarie: Vettel secondo (a 65 millesimi da Ricciardo) e Raikkonen alle sue spalle. Nella Q2 sono state le Ferrari a provare la carta ultrasoft, scelta subito bocciata da una pista che si è progressivamente gommata andando incontro alla mescola più morbida, la hypersoft.

Con un po' di affanno le due Ferrari sono state richiamate in pit-lane, e Raikkonen è comunque riuscito anche con un solo run a portarsi in cima alla classifica dei tempi (1’37”194 il suo crono), mentre Vettel non è andato oltre il sesto tempo a causa di un giro completato nel traffico (il tedesco ha perso tempo soprattutto con Grosjean) che lo ha visto in ritardo di sei decimi dal compagno di squadra.

Fin qui tutto era ancora aperto, anzi, la Ferrari sembrava ancora la favorita per la pole position. Poi nei primi cinque minuti della Q3 tutto è stato stravolto. Il tempo ‘monstre’ di Hamilton, che ha abbassato il suo crono della Q2 di 1”2, ed a seguire quello di Verstappen, anch’egli autore di un miglioramento di quasi un secondo.

Raikkonen ha ritccato il suo tempo di 0”4, mentre Vettel si è portato al terzo posto ma staccato di ben sei decimi da Hamilton. Una parte di questo divario è stato dovuto ad un bloccaggio alla curva 13, costato probabilmente dai due a tre decimi (errore poi ripetuto anche nel secondo e conclusivo run), ma solo una parte.

A questo punto sorge il dubbio: è un Vettel in crisi che non riesce ad esprimersi come nella prima fase della stagione o la sua tendenza ad andare in overdrive è legata anche ad un feeling non ottimale con la monoposto?

Già venerdì il tedesco si era lamentato di un setup non ottimale, e in qualifica è arrivato un gap nel secondo settore di circa mezzo secondo dalla Red Bull e di quattro decimi rispetto ad Hamilton. Mancanza di carico o qualche problema in frenata, ma nella Q3 anche nel primo settore Hamilton ha azzerato quello che sembrava essere un vantaggio certificato della Ferrari in un tratto di potenza ed accelerazione.

“Ma attenzione che ci sono anche due frenate importanti in quel tratto – ha commentato un responsabile tecnico di un altro team – attenti a non cercare valutazioni troppo tecniche dove la tecnica magari per un giorno non c'entra”.

Sembra quasi che la Ferrari non abbia avuto il boost consueto in qualifica nel momento topico…
“Non qui a Singapore, non credo che né Ferrari e né Mercedes abbiano montato la power unit di Monza. Macini chilometri e non guadagni nulla rispetto ad un motore vecchio”.

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C’è anche un’altra ipotesi, emersa durante la notte di Singapore, e punta il dito sulle modalità con cui il box Ferrari ha mandato in pista Vettel nei momenti cruciali della sessione Q3.

Una volta uscito dai box, Seb ha dovuto superare entrambe le Mercedes, che per effettuare il loro warm-up perfetto degli pneumatici hanno percorso un giro ad andatura molto lenta.

Il tedesco ha segnalato il problema al suo box nel primo run, ma si è ritrovato esattamente nella stessa situazione pochi muniti dopo. Vettel si è infastidito, e questo probabilmente non ha impattato negativamente sulla temperatura delle gomme, che non sono state molto performanti nell’ultima parte della pista, ovvero nelle curve in appoggio dalla 21 alla 23.

Un insieme di fattori, secondo il nostro interlocutore, ma soprattutto “driver skill”, ovvero la capacità di saper mettere insieme il giro perfetto in un circuito con 23 curve e 16 frenate. Riuscirci quando la pista è più veloce, quando la gomma è al massimo della trazione e quando il traffico si fa da parte, è una specie di bingo, perché il guadagno è decisamente maggiore rispetto ad un tracciato permanente.

Oggi Hamilton e Verstappen ci sono riusciti, Vettel no, probabilmente per tanti e diversi motivi che non riguardano solo il tedesco, pur non essendo probabilmente il miglior Seb visto in precedenza su questa pista.

 

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