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Analisi

Ferrari: ridurre gli stipendi per limitare gli esuberi F1?

Nell'anno in cui la Scuderia è chiamata a risalire la china dopo il desolante mondiale 2020 chiuso al sesto posto del mondiale Costruttori, la Gestione Sportiva è sottoposta al taglio del personale per rientrare nei costi imposti dal Budget cap. Un'idea per drenare gli esuberi sarebbe quella di ridurre gli stipendi per mantenere nel Reparto Corse più personale e non disperdere del know how della F1. Ma gli "scontenti" potrebbero decidere di andare via...

Robert Shwartzmann, Ferrari SF1000

Foto di: Mark Sutton / Motorsport Images

La Ferrari deve recuperare terreno e tornare a essere almeno terza nel mondiale 2021. Questa è la promessa che Mattia Binotto ha fatto alla stampa in occasione degli auguri di Natale e la squadra del Cavallino è chiamata a fare un importante salto di qualità dopo la deludente stagione 2020 conclusa al sesto posto nel mondiale Costruttori, cosa che non succedeva dal lontano 1980.

A Maranello si aspettavano dei rinforzi tecnici che non sono stati ancora ufficializzati perché nella Gestione Sportiva è in corso la ristrutturazione del Reparto Corse che si deve sgonfiare negli organici per rientrare nei costi del Budget cap.

Con un limite fissato in 145 milioni di dollari per questa prima stagione è evidente che i top team devono tagliare il personale ed è un’operazione molto complessa che può impattare pesantemente sulla funzionalità della squadra.

“Ci hanno dato sei mesi – ha spiegato Binotto - . In realtà ne abbiamo chiesti di più, ma il compromesso era quello. La pandemia non è ancora finita. Licenziare? Sarebbe completamente sbagliato. Il meccanismo dei sei mesi deve essere rivisto, possibilmente fino alla fine dell’anno. Stiamo cercando di trasferire la gente alle auto stradali perché siamo un’azienda molto grande. Abbiamo poche opzioni. Ma è un lavoro difficile”.

Ci sono problemi contrattuali: in Gran Bretagna, per esempio, la legislazione sul lavoro è molto più flessibile di quanto non sia in Italia, per cui ci sono oggettive complicazioni da noi che rendono il processo molto più complicato rispetto a Mercedes e Red Bull.

La Ferrari, inoltre, cerca di non disperdere il capitale umano che ha formato nel tempo e sta mettendo in atto strategie molto diverse: Simone Resta, lo abbiamo già detto, è diventato il nuovo direttore tecnico della Haas, dopo che la squadra americana ha stretto ancora di più il suo legame con Maranello, pur mantenendo la Dallara come polo tecnologico.

L’ingegnere di Imola mantiene un contratto Ferrari ma sarà retribuito dal team di Gunther Steiner: gli è stata approntata una sede provvisoria vicino alla Galleria del Vento dove lo seguiranno una quarantina di altri tecnici che saranno operativi sulla monoposto 2022.

Jock Clear, che ha uno stipendio “pesante”, nel suo nuovo ruolo di tutor dei giovani piloti, e fra questi c’è anche Mick Schumacher che debutterà con la Haas, è stato dirottato alla FDA su un centro di costo che esce dalla squadra di F1. Alcuni specialisti andranno a rinforzare l’area GT quando il programma Le Mans verrà discusso e molti altri saranno destinati alla produzione di serie, visto che il piano industriale del Cavallino prevede un incremento dei modelli in gamma e delle assunzioni erano in programma.

Ma, ovviamente, tutto questo non basta: servono interventi più drastici e ci vuole più tempo per non creare forti ripercussioni in un ambiente in piena evoluzione. Enrico Cardile deve dimostrare tutte le sue riconosciute capacità organizzative nel gestire un gruppo di lavoro che è in costante mutamento.

Per evitare che i tagli possano incidere molto in profondità nel Reparto Corse (solo i primi tre stipendi sono esenti dai limiti del Budget cap) c’è chi ha pensato di drenare il numero degli esuberi, abbassando magari gli stipendi fra chi rimane, in modo tale da non disperdere del know how di Formula 1.

L’operazione è molto delicata e tutt’altro che semplice chiudere, perché potrebbe portare alla fuoriuscita di tecnici capaci convinti di avere un mercato al di fuori di Maranello e in particolare è un discorso che può valere sulla nutrita pattuglia di ingegneri stranieri.

Comunque lo si guardi il tema è spinoso e irto da maneggiare, perché inevitabilmente genera molti “scontenti” in un momento in cui la Scuderia, invece, dovrebbe esprimere tutto il suo potenziale per risalire la china dopo il tonfo dello scorso anno, per cui non è detto che si segua questa linea, ma se ne parla.

È evidente che il tentativo di mettere in sicurezza la stabilità della F1 con la drastica riduzione dei costi approvata l’anno scorso dopo il primo lockdown dovuto alla pandemia del COVID-19 stia impattando in modo più pesante sulla Ferrari che deve fare i conti con una legislazione italiana molto più burocraticizzata di quella britannica dove i lacciuoli contrattuali sono da sempre più laschi e, soprattutto, flessibili.

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