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Ferrari: perché in Ungheria i cavallini non galoppano?

Verstappen sigla una pole strepitosa davanti alle Mercedes che aspettano la gara per rifarsi della qualifica magiara. La Ferrari, invece, è staccata sul giro secco: è stata condizionata dal crash di Leclerc o ha deciso di salvaguardare i motori dopo i guai di Hockenheim?

Sebastian Vettel, Ferrari SF90

Foto di: Sam Bloxham / Motorsport Images

Ora anche i numeri si sono allineati alla realtà. Un pilota con il talento di Max Verstappen non poteva essere assente nella lista dei poleman di Formula 1, l’aritmetica non rappresentava fedelmente ciò che da qualche anno vediamo in pista.

Le qualifiche disputate oggi sull’Hungaroring hanno messo le cose a posto, con l’olandese che ha avuto l’onore di essere il primo tesserato di un club molto esclusivo con un numero a tre cifre: centesimo poleman. C’era andato vicino lo scorso anno in Messico, ma in extremis a beffarlo era stato il compagno di squadra Daniel Ricciardo per 26 millesimi di secondo.

In Ungheria sono stati 18 i millesimi a separare la prima dalla seconda posizione, ma questa volta a favore di Verstappen, che nel Gran Premio numero 93 ha messo a posto un altro tassello. Non è un exploit causale, ma il risultato di una crescita progressiva che ha portato il tandem Red Bull-Honda ad un traguardo inimmaginabile solo qualche mese fa. 

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La configurazione del circuito Hungaroring è ovviamente un buon terreno di caccia per la RB15, ma già una settimana fa ad Hockenheim (pista il cui layout è decisamente diverso rispetto a quella ungherese) Max si era confermato in prima fila al fianco di Hamilton.

Segno che il lavoro va avanti, e che la Honda sta osando qualcosa in più senza l’ansia di compromettere l’affidabilità. Per molte stagioni la Red Bull ha sempre recriminato sull’impossibilità di dire la sua il sabato pomeriggio per la mancanza del ‘bottone magico’ che avevano Mercedes e Ferrari, ma oggi non è più così.

E quando le cose vanno nella giusta direzione arriva anche il momento di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. La scorsa settimana era stata la Honda a replicare a Fernando Alonso (dopo 4 anni!) con il tweet ‘Max ha conquistato oggi la vittoria numero (GP)2’, oggi Verstappen ha commentato così le dichiarazioni Renault (ex power unit Red Bull) che accredita il suo motore di 1000 cavalli: “Se hanno davvero quella potenza, allora la loro monoposto è davvero pessima… Meglio parlare in pista”.

A fare la differenza in un confronto serratissimo tra Verstappen e la Mercedes è stato anche un equilibrio notevole confermato dalla Red Bull, vicinissima in tutti i settori al team campione del mondo, con Max che ha ottenuto il miglior parziale solo nel T3.

Questione di millesimi, ma ha colpito molto vedere come Verstappen ha saputo spremere la sua monoposto, con dei passaggi davvero al limite alla curva 4, un tratto che si percorre quasi a 250 km/h dove l’olandese ha deciso di tenere il piede… giù, e soprattutto nella sequenza tra la 8 e la 9. Un tutt’uno con la monoposto, un feeling che condanna il compagno di squadra Gasly, solo sesto a ben 0”878 dal poleman a parità di vettura.

Ferrari lontana: meno cavalli in Ungheria?

La Mercedes ha incassato il colpo inflitto da Verstappen con filosofia, consci che la gara è domani e che la distanza tra la partenza e la prima curva potrebbe essere una grande chance per Hamilton e soprattutto Bottas. Il ritmo per giocarsela c’è, non sarà facile se Max sfilerà al comando alla prima curva, ma la Mercedes crede molto nelle sue possibilità.

I long-run abituali del venerdì non sono stati completati causa pioggia, quindi sarà un GP più alla cieca rispetto al solito, e in Mercedes puntano sul tradizionale ottimo rendimento della W10 con le mescole più dure.

Se la strategia migliore si confermerà in linea con le simulazioni della Pirelli (a dire il vero smentite non di rado) i 70 giri in programma domani saranno coperti dai top team con una sola sosta, che prevede il passaggio alle hard, una buona ipotesi per Hamilton e Bottas.

Tutt’altra cosa è invece il verdetto incassato in casa Ferrari. Il momento caldo è arrivato in Q1, quando Leclerc ha commesso un errore alla curva 12 (punto della pista con cui il monegasco sta ‘litigando’ sin dalle prove di ieri) finendo contro le barriere esterne.

L’urto è stato violento, ma questa volta Charles può ritenersi decisamente fortunato, perché l’angolazione dell’impatto è stata di 180 gradi e ha graziato le sospensioni. Leclerc è miracolosamente tornato in pista in Q2, e alla fine è riuscito addirittura a qualificarsi davanti a Vettel nonostante l’urto gli avesse fatto perdere dei punti di carico e probabilmente spostato la convergenza delle gomme posteriori.

Nel pomeriggio della Ferrari resta un punto interrogativo. Nelle prove libere, e fino alla sessione Q2, Vettel e Leclerc si erano confermati i più veloci nel primo settore con ampio margine su Mercedes e Red Bull (in media tre decimi) che equivaleva al tempo perso dalle due SF90 nel terzo settore.

Ed infatti si è arrivati alla fase calda delle qualifiche all’insegna di un certo equilibrio. Poi gli avversari delle rosse hanno girato il ‘manettino’, abbassando come previsto i loro tempi sui due rettilinei del primo settore, un miglioramento che però sulle due Ferrari non si è confermato corposo come per gli avversari diretti.

 

Il vantaggio di Leclerc in quel tratto è stato di soli 59 millesimi su Verstappen e 43 su Bottas, mentre è rimasto invariato il gap nel T3, che è poi il distacco rimediato nel tempo complessivo. Azzerato il vantaggio nei tratti veloci è rimasto a fare la differenza il gap di carico aerodinamico, e in questa situazione è stato possibile sopravanzare il solo Gasly.

Diverse le ipotesi. Nel piano di rotazione delle power unit in Ungheria potrebbe essere stata montata la numero 1, o magari dopo i problemi di Hockenheim i tecnici del Cavallino hanno deciso di spremere meno i motori con la mappatura più prestazionale.

In vista di domani in casa Ferrari dovranno anche tranquillizzare Leclerc, apparso più provato dall’incidente di oggi (che di fatto ha compromesso molto meno di quanto ipotizzato inizialmente) rispetto a sei giorni fa in Germania.

Un ipotetico voto ‘5’ di giornata sarebbe la media tra il ‘2’ legato all’errore e l’8’ per la reazione. Con una monoposto non al massimo del rendimento e il condizionamento legato all’errore, Leclerc ha lasciato in pista qualche decimo che non gli ha comunque impedito di piazzarsi in seconda fila. La performance c’è, ma va gestita, come ha imparato a fare Max Verstappen dopo Monaco 2018.

Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Charles Leclerc, Ferrari SF90
Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Sebastian Vettel, Ferrari SF90
Charles Leclerc, Ferrari SF90
Charles Leclerc, Ferrari SF90
Charles Leclerc, Ferrari SF90
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