Ferrari: i punti deboli restano, ma Leclerc li nasconde
Il monegasco e la Ferrari sono uscite con un podio (anche fortunato) da una pista che consideravano un ostacolo insormontabile, lavorando al meglio per nascondere i difetti della SF1000.
Charles Leclerc, Ferrari SF1000
Charles Coates / Motorsport Images
Il terzo posto conquistato da Charles Leclerc a Silverstone parte da lontano. Le basi sono state poste in qualifica, e non c’è nulla che possa essere considerato casuale o frutto dell’improvvisazione.
Ventiquattr’ore prima nel box del Cavallino è stato deciso di provare a piazzare le monoposto il più avanti possibile sulla griglia di partenza (e fin qui siamo all’ovvio), ma anche a dispetto di quelle che sono le valutazioni che vengono fatte in ottica della gara, visto che le monoposto entrano in regime di parco chiuso.
Assetto scarico, quindi, contando sulle gomme nuove per compensare (per un giro) la mancanza di carico aerodinamico. “Ma in gara sarà dura”, aveva commentato Leclerc dopo il quarto posto di sabato, preannunciando una corsa tutta in salita all’insegna della sofferenza.
Dopo lo spegnimento del semaforo di Silverstone ecco che giro dopo giro ha preso corpo la sorpresa: dopo essere partito bene Leclerc, e difeso la posizione dall’attacco di Sainz (partito con le soft), giro dopo giro Charles ha fatto capire di poter tenere botta.
Quelli che alla vigilia del weekend sembravano avversari temibili (Racing Point, Renault e McLaren) nelle prime fasi di gara si sono avvicinati alla Ferrari numero 16, ma senza mai impensierire Leclerc. Partire davanti (con una buona velocità di punta) si è dimostrata una combinazione ottima, che ha permesso a Charles di mantenere senza apparenti problemi la sua posizione.
Ma è curioso notare che nella classifica dei giri più veloci in gara Leclerc è stato preceduto non solo dalle due Mercedes e dalle due Red Bull, ma anche da Ocon, Ricciardo e Gasly, a conferma che la SF1000 non è resuscitata. Ma a Silverstone andare più forte di qualche decimo non è una garanzia di poter sorpassare, ed è l’aspetto che hanno colto i tecnici del Cavallino sin dalla vigilia del weekend.
Poi ci ha messo molto del suo Leclerc, davvero abile nel mantenere il ritmo di gara pianificato. Dal giro 21 al giro 36 il monegasco ha girato sempre in 1’31”, poi con il calo di carburante nei 13 giri successivi è passato a 1’30”, con due tornate in 1’29”. Una gestione perfetta che ha permesso di non ‘uccidere’ le gomme arrivando a completare i temutissimi 52 giri in programma nonostante il pit-stop anticipato di dieci tornate (a causa dell’incidente di Kvyat) rispetto alla strategia elaborate prima della corsa.
In questo momento, considerando i limiti del progetto SF1000, la squadra corse è chiamata a ‘fabbricare’ piccoli miracoli tecnici e strategici, e a Silverstone il lavoro è stato perfetto. Al netto del potenziale che oggi può garantire la vettura 2020, il lavoro svolto dalla Ferrari a Silverstone è stato eccellente. Poi, se si parla in termini assoluti, è tutt’altra storia che tra l’altro è già nota dalla prima tappa stagionale.
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