Ferrari: la 669 ha il terzo elemento della sospensione idraulico
Nella GeS il provvedimento di Whiting che limita a 5mm il cambiamento di altezza all'anteriore al variare dell'angolo di sterzo, non ha creato allarmi, perché la Rossa del 2018 avrà il terzo elemento idraulico della sospensione anteriore.
Foto di: Giorgio Piola
Alla Ferrari si lavora alacremente alla realizzazione della 669 che vedrà la luce il 22 febbraio con l’ormai tradizionale presentazione via web. Nel Reparto Corse di Maranello non si sono fatti prendere dall’ansia nemmeno dopo la direttiva tecnica che Charlie Whiting ha emanato il 12 dicembre, vale a dire quando il progetto della macchina era già stato varato da tempo, sebbene abbia infastidito (molto) i tempi volutamente ritardati della risposta, alla richiesta di chiarimento che era partita dal Cavallino (ma non solo) in autunno.
I tecnici diretti da Mattia Binotto, infatti, hanno dovuto accorciare un po’ il bracket della sospensione anteriore che sporge dal porta mozzo, dopo che la FIA ha vincolato a 5mm l’altezza che può essere modificata al variare dell’angolo di sterzo.
A Maranello pare che già da tempo stiano lavorando sul terzo elemento della sospensione anteriore che sulla macchina 2018 non sarà solo meccanico come sulla SF70H, ma avrà un comando idraulico, seguendo l’indirizzo dettato da Red Bull Racing e Mercedes.
Una delle novità poco visibili della 669, quindi, sarà nascosta nella culla anteriore del telaio dove sarà alloggiato il terzo ammortizzatore, che è utile a gestire il rollio della vettura e anche l’altezza dell’anteriore: dal momento che la soluzione totalmente meccanica, che i ferraristi avevano provato nei test di metà stagione all’Hungaroring, è stata bocciata nella sua versione più estrema, Simone Resta e i suoi collaboratori hanno pensato bene di adeguare la Rossa con una soluzione a comando idraulico.
Sarà interessante capire se la Ferrari seguirà la strada tracciata dalla Mercedes che da sempre persegue una monoposto con la massima stabilità aerodinamica e, quindi, con la minima altezza da terra cercando il carico con le superfici, oppure se proseguirà a seguire la filosofia della Red Bull che, invece, cerca di esasperare il concetto dell’assetto Rake (picchiato), con un’alta inclinazione del retrotreno alle basse velocità per avere la massima spinta verticale dall’ala posteriore più sporgente, mentre al crescere delle velocità il posteriore si abbassa riducendo progressivamente la resistenza all’avanzamento e migliorando sensibilmente l’efficienza.
Come avevamo già accennato su Motorsport.com la 669 avrà un passo leggermente più lungo rispetto alla SF70H per cui sarà possibile andare in una direzione piuttosto che nell’altra. Ma considerato il fatto che la 669 sarà un’evoluzione spinta della macchina che l’anno scorso ha vinto cinque GP è più facile credere che alla Gestione Sportiva guardino più alle soluzioni di Adrian Newey, certamente più in linea con le scelte aerodinamiche di Enrico Cardile e David Sanchez.
Ma dovremo aspettare ancora un po’ perché una risposta non l’avremo nemmeno il 22 febbraio, ma, forse, al primo test invernale di Barcellona quando le monoposto saranno scrutate nei box…
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