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Ferrari: il problema non è solo la 150° Italia

Il cambiamento dei metodi di lavoro nella simulazione può determinare ritardi in pista

Ora abbiamo la conferma: la Ferrari non è una monoposto con cui si può puntare al titolo mondiale. Fernando Alonso ci ha provato a raccogliere il massimo da questo secondo appuntamento del mondiale 2011, ma alla fine è rimasto con poche briciole in mano. Volendo recriminare si può rimpiangere un possibile terzo posto che era alla portata dello spagnolo, se questi non avesse rovinato l'ala anteriore in una inopportuna toccata con Lewis Hamilton, quando era palese che la McLaren era in sofferenza con le gomme dure che erano finite. Alonso, certamente, ha sbagliato, ma ci ha provato. Ha ottenuto anche il secondo giro più veloce della corsa (1'40"717) a due decimi dalla migliore prestazione firmata da Mark Webber in 1'40"571. La Ferrari, dunque, trova sussulti di velocità quando non serve. Vale a dire a fine corsa, quando quelli davanti avevano già tirato i remi in barca: Vettel, per fare un esempio, si è "accontentato" del sesto giro veloce, ad un secondo dal compagno di squadra: ma proprio questo dato ci fa riflettere su quale potrebbe essere il potenziale della Red Bull Racing che, invece, nel team di Horner cercando di tenere in qualche modo nascosto per non alimentare le voci già esistenti di sistemi utili a variare l'altezza da terra della invincibile RB7. Sepang, pertanto, non rincuora i ferraristi, ma anzi deve agitare i tecnici perché domenica prossima si correrà in Cina e ci sarà ben poco tempo per portare delle modifiche sostanziose su una monoposto che sta deludendo le attese. La qualifica ha confermato che c'è un secondo dalla pole position nel giro secco: un abisso per una Formula 1 che ormai si gioca sui centesimi, per cui anche per Shanghai non ci si può aspettare niente di buono. L'importante è saperlo... A Melbourne ci saranno stati degli errori macroscopici di messa a punto, ma la 150° Italia anche a Sepang è stata costretta ad inseguire: non solo le regine indiscusse, vale a dire le Red Bull, ma anche McLaren e Lotus Renault. La corsa, pur con tutte le sue variabili, ha confermato questa gerarchia dei valori: la Rossa è la quarta forza. E siccome non ci saranno soluzioni alchimistiche in grado di ribaltare i giochi (l'anno scorso a Valencia arrivarono gli scarichi soffianti che ormai hanno tutti), forse a Maranello farebbero bene a varare in fretta una 150° Italia B. Fermi restando i pezzi che sono omologati (telaio, motore, cerchi) varrebbe la pena di lanciare un progetto più ardito, mettendo in macchina quelle idee che sono rimaste nel cassetto. Senza girare pagina pensando già al 2012 come avrebbe consigliato di fare Flavio Briatore. Perché sembra che dalla base dell'ufficio tecnico del Cavallino siano affiorate delle proposte innovative, ma per ragioni di affidabilità e di costi non sarebbero state portate avanti sulla monoposto attuale. Eccessiva prudenza di Aldo Costa? Può essere, ma questo comportamento se lo può permettere chi è al vertice del gruppo e non chi, invece, è costretto ad inseguire. Una filosofia di lavoro in antitesi con il credo del presidente, Luca di Montezemolo, grande fautore della ricerca e dell'innovazione. La Ferrari ha risorse tecniche ed umane in grado di ribaltare una situazione negativa in poco tempo. Serve un po' di coraggio nell'osare soluzioni nuove. A Maranello pagano ancora il divieto dei test, vale a dire la possibilità di verificare in pista la qualità delle novità tecniche. Va riconosciuto che, avendo avuto per anni a disposizione due tracciati propri come Mugello e Fiorano, abbiano tralasciato alcuni aspetti della simulazione che oggi, invece, sono determinanti nello sviluppo di una monoposto nel corso della stagione. E' probabile, quindi, che la squadra del Cavallino paghi un gap sugli altri top team nella messa a punto dei sistemi: il simulatore che è attivo nelle Gestione Sportiva è certamente fra i più evoluti e moderni fra quelli esistenti, ma magari non è ancora in grado di dare tutte le risposte che servono ai tecnici. L'aerodinamica della 150° Italia sembra più convenzionale di altre monoposto: eppure la ricerca nel wind tunnel è molto spinta con l'uso di più gallerie del vento (oltre a quella disegnata da Piano, ci sono state collaborazioni prima con Dallara e poi con la Toyota di Colonia). La Ferrari, quindi, sta cambiando le metodologie di lavoro, specie da quando sono arrivati Pat Fry (McLaren) e Neil Martin (Red Bull Racing): forse ci vuole solo un po' di tempo, ma nel Circus è l'unica cosa che non viene concessa a nessuno... La battaglia tecnologica che si combatte in fabbrica è altrettanto importante con quella che vediamo in pista. Il cambiamento ha dei costi inevitabili (non dimentichiamoci che anche il drastico taglio degli organici ha imposto una diversa organizzazione della squadra), ma crediamo che la reazione non si farà attendere. La stagione, infatti, è ancora molto lunga e Alonso non pare intenzionato ad arrendersi così in fretta...

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