Ferrari: finita l'autarchia di Marchionne a Maranello si pescano nuovi tecnici
L'ex presidente aveva promosso le seconde e terze file del Reparto Corse per rilanciare la Scuderia, mentre Mattia Binotto sta puntando su nuove leve che arrivano da fuori (in particolare Red Bull Racing) per completare un puzzle con tessere che coprano i punti deboli del team.
Foto di: Jerry Andre / Motorsport Images
La mancanza di prestazione della SF90 comincia a mietere le sue vittime all’interno del Reparto Corse? Mattia Binotto è abilissimo a fare argine sulle difficoltà oggettive della Rossa perché ci mette puntualmente la faccia nello spiegare che cosa non funziona, ma il team principal sta lavorando sodo per potenziare la struttura tecnica (specie di simulazione) che, evidentemente, ha mostrato più di una lacuna.
Oltre all’uscita di Giacomo Tortora dal reparto simulazione della Ferrari, si registra anche l’addio di Alessandro Cinelli, responsabile del gruppo di valutazione delle performance aerodinamiche, esponente storico del team di Maranello da 17 anni.
La sensazione è che la promozione delle forze interne che era stata voluta da Sergio Marchionne per liberare le idee presenti all’interno della Scuderia sia arrivata al capolinea: il vulcanico ex presidente aveva saputo scovare delle risorse nel Reparto Corse che erano state messe ai margini dalle gestioni degli inglesi Pat Fry e James Allison, direttori tecnici che avevano portato a Maranello le loro persone di fiducia.
L’esempio più eclatante è stato quello di David Sanchez, fantasioso aerodinamico francese che era finito nel dimenticatoio ai margini della Scuderia e che è stato recuperato all’epoca dell’uscita di Dirk De Beer nel 2016.
Affiancato da Enrico Cardile, l’aerodinamico che aveva curato la 488 GTE nel reparto GT di Antonello Coletta, il transalpino ha lanciato una rivoluzionaria filosofia costruttiva con il convogliatore di flusso montato davanti alle pance molto arretrare della SF70H, che ha aperto un filone di sviluppo poi copiato da tutti, Mercedes esclusa.
Con Cardile promosso a “coordinatore” del progetto SF90 nel ruolo lasciato da Simone Resta, Sanchez ha fatto un altro passo avanti e da febbraio è stato nominato capo degli aerodinamici del Cavallino.
E allora si capisce perché adesso la Ferrari ha bisogno di rinforzare gli organici pescando nuovi tecnici dall’esterno. Simone Resta può diventare un cavallo di ritorno, ma il nome del dt Alfa Romeo non ha entusiasmato Binotto quando i giornalisti glielo hanno ricordato segno che non tornerà come chief designer.
A Maranello stanno arrivando ingegneri capaci, ma nessun nome di grido. Si tratta di figure apicali nei propri ambiti, in grado di dare nuovamente una scossa a un ambiente che non può mai sedersi sugli allori. Per esempio parliamo di Marco Adurno, un italiano che si era creato una buona reputazione in Red Bull Technology come capo del gruppo che si occupava di analisi dei dati e simulazione.
Segue Peter Mlinaric arrivato a Maranello quasi un anno fa sempre da Milton Keynes per dare nuovo impulso al reparto CFD e alle nuove tecnologie. Non deve sorprendere che l’attenzione sia stata puntata sulla Red Bull, squadra considerata maestra nella realizzazione di monoposto con un grande carico aerodinamico in grado di sopperire, almeno in parte alla mancanza di potenza dei motori Renault, prima, e Honda, oggi.
La Ferrari, quindi, sta cambiando pelle: in silenzio sta nascendo la Scuderia di Mattia Binotto. Sta mettendo ogni tessera del puzzle al suo posto e chissà che poi la Rossa non inizi a vincere…
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